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JENNIFER, DIVA PER CASO

Titolo strano, quello che dedichiamo a Jennifer Aniston; ma ce lo impone la sua freschezza e la naturalezza che l’accompagna sulle cover dei periodici. Vince la sua simpatia, che poi è quella della ragazza del pianerottolo o della porta accanto, come si diceva una volta. Del resto di lei, oltre la carriera, c’è poco da dire: la vita privata è stata lineare, nella continua ricerca della maternità, mai arrivata. «Non ho rimpianti», ha detto in un’intervista; del resto l’età l’aiuta, anche per il futuro. Lei è famosa, ma non veste i panni della diva hollywoodiana classica, da qui il titolo.

Parliamo di fotografia. Ancora una volta ci troviamo di fronte a un musicista fotografo (Bryan Adams), come già è stato per Lou Reed e Patti Smith. La domanda è ovvia: c’è un rapporto tra musica e fotografia? Rispondere è difficile, se non con delle considerazioni a margine. Proviamo. Chi ha visitato uno studio fotografico trovandolo privo di musica? E poi, quanti poster sono stati dedicati ai “divi” musicali? Quelli che le ragazzine affiggevano nella loro stanza? Possiamo immaginarci l’ascolto senza personaggio? Una canzone senza l’espressione di chi la canta? Se non altro l’immagine ha costretto la musica a mostrarsi, a rendersi maggiormente palese, quasi a spettacolizzarsi. E’ un po’ quello che sta accadendo alla radio, dove dal “Lupo Solitario” si è passati ai divismi della Web Radio o dei Canali TV.
La fotografia ha senz’altro avuto influssi importanti sulla musica, sul modo di viverla, sui comportamenti degli addetti ai lavori: non c’è rock’n’roll senza la sfrontatezza del corpo esibito, non c’è pop senza il look delle star; morale, per farsi sentire, bisogna prima farsi vedere. La fotografia ha convinto la musica a farsi spettacolo; ma la musica ha cambiato la fotografia? Oggi convivono fianco a fianco, liquide e indicizzate; spesso nel medesimo contenitore.
Entrambe si accarezzano, completandosi: quasi a toccarsi. E’ il bello dell’arte e del pensiero, che alle volte vive per immagini.

“La fotografia è muta, la musica è cieca”, ci dice Michele Smargiassi; ma qualche rapporto, tra le due, dobbiamo trovarlo, anche perché tanti sono i fotografi che si sono avvicinati, con perizia, all’uso di uno strumento musicale. Ansel Adams fino a vent’anni era un pianista promettente; Weegee, come secondo lavoro, accompagnava col violino i film muti; Eugene Smith, William Eggleston, “Chim” Seymour, tutti suonavano benino qualcosa. Esiste anche un viceversa: Graham Nash è stato un pioniere della stampa digitale, mentre Madonna è una collezionista, nonché un’eccellente conoscitrice di foto. E ci sarà qualche ragione se Paul McCartney sposò una fotografa. Già Linda McCartney era una fotografa, dedita al rock ma non solo. Come dimenticare poi Fabrizio Ferri? Lui addirittura è un compositore sinfonico e ha diretto una propria opera per la riapertura del San Carlo di Napoli. Tra gli orchestrali c’era Sting, un suo amico.

Jennifer Aniston, note biografiche

Jennifer Aniston è nata a Sherman Oaks, in California, l’11 febbraio 1969, dagli attori John Aniston e Nancy Dow. Suo padre è greco (si chiamava John Anastassakis), mentre la madre aveva origini anche italiane. A farle da padrino è stato Telly Savalas (il mitico tenente Kojak), da quanto si sa, per anni il migliore amico del padre.

Jennifer ha trascorso un anno della sua infanzia vivendo in Grecia con la sua famiglia, che si è poi trasferita a New York City, dove i suoi genitori hanno divorziato quando lei aveva nove anni. Jennifer è stata cresciuta dalla madre. Jennifer ha avuto il primo assaggio di recitazione all'età di 11 anni. È stato anche alla Rudolf Steiner School che ha sviluppato la sua passione per l'arte. Ha iniziato la sua formazione professionale come studentessa di recitazione alla School of Performing Arts di New York, conosciuta anche come la scuola di "Saranno Famosi" e si diploma nel 1987. Jennifer, però, è anche un'artista del pennello e molto del suo tempo è dedicato alla pittura. E’ riuscita ad esporre un suo quadro di quando aveva undici anni al Metropolitan Museum of Art.
Nel 1987, dopo il diploma, è apparsa in produzioni off-Broadway e in alcuni ruoli televisivi. Poi, nel 1994, arriva l’esplosione della sua carriera, quando Jennifer rifiuta il ruolo di Monica, poi assegnato a Courtney Cox, per interpretare invece quello di Rachel Green nella sitcom "Friends" della NBC, di grande successo anche in Italia. Con il successo della serie Friends, Jennifer è diventata famosa e ricercata, così trasferisce il suo successo nei ruoli cinematografici. Mentre la carriera dell'attrice continua al meglio, anche nella vita privata succede qualcosa di speciale. Il 19 luglio 2002 Jennifer, a Malibu, sposa l'attore Brad Pitt.
Nel 2003 vince il Golden Globe con il personaggio di Rachel, ma lei ormai è una vera star e viene scritturata per il film di Tom Shadyac "Una settimana da Dio" accanto al divertente e altrettanto bravo Jim Carrey (e con Morgan Freeman) che si rivela immediatamente un altro vero successo negli Stati Uniti.
La relazione con Bradi Pitt termina nel 2005; lui si unirà poi ad Angelina Jolie, dando vita a una delle coppie più note e in vista dello star system.
Tra i film di Jennifer Aniston ricordiamo: "Vizi di famiglia" (2005), "Io & Marley" (2008), "Management - Un amore in fuga" (2008), "La verità è che non gli piaci abbastanza" (2009), "Qualcosa di speciale" (2009), "Due cuori e una provetta" (2010), "Come ammazzare il capo... e vivere felici" (2011), "Come ti spaccio la famiglia” (2013).

Il fotografo, Mark Seliger

Mark Seliger è nato ad Amarillo in Texas nel 1959, dove è vissuto con i suoi genitori, Maurice e Carol Lee, con i suoi due fratelli e una sorella, fino al 1964, quando si sono trasferiti a Houston. Il primo interesse di Seliger per la fotografia è iniziato quando suo fratello Frank gli ha promesso la sua macchina fotografica se avesse ottenuto un successo nella Little League di baseball. Tutto è andato bene e la fotocamera è diventata sua. La camera oscura divenne il suo primo amore, dove iniziò a sperimentare con la stampa e lo sviluppo nel bagno di famiglia.

Mark ha frequentato la High School for Performing & Visual Arts di Houston e, da lì, i suoi studi sono proseguiti presso la East Texas State University e lo hanno portato ad approfondire la storia della fotografia documentaria.

Mark si è trasferito a New York nel 1984. Nel 1987 ha iniziato a lavorare per Rolling Stone, dal 1992 come capo fotografo. Durante la sua permanenza nel magazine, Seliger ha prodotto oltre 125 copertine, iniziando anche un rapporto di collaborazione a lungo termine con il Design Director Fred Woodward, col quale ha continuato a lavorare con GQ. Insieme hanno co-diretto numerosi video musicali, per artisti come Willie Nelson, Lenny Kravitz ed Elvis Costello. Nel 2011, ha co-fondato uno spazio espositivo senza scopo di lucro per la fotografia chiamato 401 Projects, che ha presentato esposizioni per James Nachtwey, Eugene Richards, Albert Watson, Platon e altri. Conduce anche uno spettacolo su Reserve Channel di You Tube, che si concentra su conversazioni sincere tra fotografi affermati come Platon, Mary Ellen Mark, Martin Schoeller, Bob Gruen, ecc. e celebrità interessate alla fotografia (Dylan McDermott , Helena Christensen, Judd Apatow).

Seliger continua il suo amore per la camera oscura utilizzando il processo al platino e palladio per creare stampe di grande formato, e le sue fotografie sono state esposte in molti musei e gallerie. Ha pubblicato numerosi libri, tra cui: On Christopher Street: Transgender Stories (Rizzoli, 2016), Listen (Rizzoli, 2010), Mark Seliger: The Music Book (teNeues, 2008), In My Stairwell (Rizzoli, 2005), Lenny Kravitz /Mark Seliger (Arena, 2001), Physiognomy (Bullfinch, 1999) e When They Came to Take My Father – Voices from the Holocaust (Arcade, 1996).

Nel 2001, Seliger si è trasferito da Rolling Stone a Condé Nast. Scatta spesso per Vanity Fair, Elle, GQ, Vogue Italia, L'Uomo Vogue e Vogue Germania.

Il fotografo, Bryan Adams

Come dicevamo, anche questa volta ci troviamo di fronte a un musicista fotografo, come già è stato per Lou Reed e Patti Smith. Bryan Adams, però, ha cavalcato l’immagine da vero professionista, quasi cambiando mestiere. Alla fine degli anni novanta si è dedicato a degli autoritratti fotografici per le sue copertine degli album. Quei momenti hanno rappresentato l'inizio di una carriera fotografica di successo. A lui si devono i ritratti di personaggi famosi, musicisti e non; tra questi: Morrissey, Ben Kingsley, Amy Winehouse, Michael Jackson, Louise Bourgeois, Lindsay Lohan e Judi Dench. Tra l’altro, un suo scatto rivolto alla regina Elisabetta II è diventato un francobollo delle poste inglesi.
Parlare di Bryan Adams, quindi, ci impone un occhio di riguardo nei confronti della “sua” fotografia, così ci accorgiamo che si è specializzato in ritratti e moda, riuscendo a catturare la personalità e la sensibilità dei suoi soggetti: soprattutto attori, modelle e personaggi del mondo della musica e delle arti visive. Oggi è un collaboratore di riviste come Vogue, Harper Bazaar e Elle.
A questo punto, si potrebbe dire: “Adams la spintina l’ha avuta; facile diventare famoso quando lo si è già”. Crediamo si tratti comunque anche di vicinanza culturale, con gli addetti ai lavori quindi, con l’ambiente, con la musica. Sta di fatto che Bryan ha ritratto anche personalità differenti, ma pure gente comune. Insomma, fotografi d’autore non lo si diventa per raccomandazione e nemmeno unicamente per assonanze di soggetto. La dote bisogna coltivarla prima, senza inventarsi nulla. Non a caso, sempre Adams ha pubblicato su molte riviste famose, fondando addirittura un giornale di fotografia. A Vienna, lo scorso anno, ha esposto una sua retrospettiva: il cerchio si chiude.
Per completezza, ricordiamo come la discografia di Bryan Adams sia particolarmente fitta: dieci Album (più due dal vivo) e sessanta singoli. Il brano (Everything I Do) I Do It for You è stato inserito nella colonna sonora del film Robin Hood, Principe dei ladri (1991); il film interpretato da Kevin Costner. La canzone, che ha vinto anche un Grammy Award, è stata venduta in dieci milioni di copie.

Le fotografie

Mark Seliger, Jennifer Aniston, Los Angeles 1995
Jennifer Aniston by Bryan Adams.

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