INCONTRIAMO HENRY FOX TALBOT
Ne parlammo anche due anni fa, ma non possiamo dimenticare uno dei padri della fotografia, forse il più importante: Henry Fox Talbot, nato oggi più di due secoli addietro. Lui è venuto in Italia, sul Lago di Como, nel 1833, e lì forse ha sentito nascere la motivazione per continuare nei suoi studi finalizzati a creare un’immagine chimicamente.
No, non possiamo dire le solite cose, adesso che la TV suona San Remo. Prendendo spunto dal film Midnight in Paris, di Woody Allen, e dalle “Interviste impossibili” di Roberto Mutti, con la macchina del tempo abbiamo provato a trasferirci nella sua epoca, per incontrarlo di persona. Siamo arrivati a Lacock, nel Wiltshire in Inghilterra, in carrozza; e già pensavamo di incontrare la moglie Constance ad accoglierci col suo italiano stentoreo ma deciso. Lei ci avrebbe parlato del marito, disordinato (forse) per via delle tante fotocamere sparse per casa. Poi, eccolo Henry, col viso da timidone. Forse i discorsi sarebbero finiti sulle vacanze da lui trascorse a Bellagio, sul Lago di Como. Per disegnare, in quel lontano 1833, usava la camera chiara, ma i risultati non furono soddisfacenti. Fu lì, probabilmente, che nacque l’idea della fotografia (ancora non si chiamava così): far nascere un processo che con la chimica potesse trasferire quanto visto su un supporto rigido.
Fox Talbot inventò la calotipia, ma già nel calendario si era strappato il foglio del 1839. C’era chi aveva già fatto qualcosa, forse più di lui; perché il Dagherrotipo restituiva ottimi dettagli. Cosa provava in quei momenti? Invidia? Paura? Competizione? Volevamo chiederlo, dandogli la soddisfazione di aver vinto nel secondo tempo, per via del negativo e della pubblicazione di The Pencil of Nature, il primo libro fotografico. Con Fox Talbot lo scatto restituiva tante immagini, il che voleva dire una spinta verso la modernità.
Siamo stati sfortunati, di fronte a quella bella casa inglese non ci ha aperto nessuno; ma forse è meglio così. Non si può volare indietro nel tempo con la mentalità di oggi. I padri della fotografia non erano così celebri e lo scoop ancora non esisteva: sarebbe dovuta cambiare ulteriormente la società, con l’uomo maggiormente convinto della propria identità. Loro, gli ideatori della fotografia, hanno fatto molto, aprendo uno sguardo sul mondo e sulla storia. Lasciamoli dove sono, magari stanno parlando tra di loro, confrontando risultati magici e inaspettati.
Fox Talbot e le sue scoperte
William Henry Fox Talbot nasce l’11 febbraio 1800. Con lui la fotografia riceve un impulso di modernità. Siamo nel 1839. Mentre la febbre della fotografia sta dilagando in Europa, William Henry Fox Talbot continua nei suoi esperimenti tesi ad affinare il procedimento della carta salata. Grazie ad Herschel (lui inventò il termine fotografia) è venuto a conoscenza delle proprietà fissative del tiosolfato e quindi possiede il metodo per arrestare il processo di annerimento dei sali d’argento e rendere definitive e stabili le immagini prodotte sulla carta sensibilizzata.
Il risultato è talmente incoraggiante che Talbot, negli appunti che descrivono minuziosamente i suoi tentativi, dà a questo tipo di carta sensibile il nome di Waterloo paper, anche se non renderà mai pubblica questa denominazione. Il significato è molto chiaro se si pensa che il suo “avversario” è francese ed è a Waterloo che dall’inglese Wellington fu sconfitto definitivamente Napoleone e la Francia di Daguerre.
Gli esperimenti comunque continuano e fanno comprendere a Talbot come con l’acido gallico si accelera in maniera decisiva l’apparizione dell’immagine prodotta dalla camera oscura. L’acido si comporta da agente rivelatore, quello che comunemente è chiamato uno sviluppo. Nel 1842, in virtù della scoperta, riceve la Rumford Medal dalla Royal Society inglese. Era nato il negativo e la possibilità, con uno scatto, di ottenere tante stampe.
La fotografia “The open door”
Tra le immagini più ammirate di Talbot, The Open Door è un consapevole tentativo di creare un'immagine fotografica in accordo con il rinnovato gusto britannico per la pittura olandese del XVII secolo. Nel suo commento a The Pencil of Nature, dove questa immagine appariva come tavola 6, Talbot scrisse: «Abbiamo autorità sufficiente nella scuola d'arte olandese, per prendere come soggetti di rappresentazione scene di avvenimenti quotidiani e familiari. L'occhio di un pittore spesso essere arrestato dove la gente comune non vede nulla di straordinario». Con questo concetto in mente, Talbot si è allontanato dagli edifici storici dell'abbazia di Lacock per concentrarsi sul vecchio telaio della porta in pietra e sulla porta di legno della stalla; senza dimenticare la scopa, l’imbracatura e la lanterna come veicoli, in un gioco di luce e ombra, interno ed esterno, forma e consistenza.
(Fonte Metropolitan Museum of Art)
Constance, la moglie di William Fox Talbot
Constance Fox Talbot nasce il 30 gennaio 1811. E’ considerata da molti la prima donna a scattare una fotografia. Nonostante ciò, il suo interesse per l’immagine scattata è tutt’oggi ampiamente dibattuto. Era sposata con William Henry Fox Talbot, uno degli inventori della fotografia, e, mentre alcuni sostengono che Constance condividesse l'entusiasmo del marito per questa nuova tecnologia, altri suggeriscono quasi una certa indifferenza.
Esiste ancora solo una fotografia che può essere attribuita in modo definitivo a Constance: una copia di alcuni versi della poesia di Thomas Moore "Tis the last rose of summer", che lei cita di aver composto in una lettera del 1843 a Henry. Le è stata attribuita anche una copia simile di alcuni versi manoscritti di un'altra poesia di Moore, ma l’autenticità non è certa. Le sue lettere, tuttavia, forniscono la prova che Constance stava usando una macchina fotografica già nel maggio 1839, pochi mesi dopo che gli esperimenti di suo marito erano stati resi pubblici, e il suo interesse per la sua fotografia è evidente anche prima.
Il 21 maggio 1839, Constance scrisse che aveva "lavorato duramente per le fotografie" e che, sebbene i tentativi fossero stati in gran parte infruttuosi, "avrebbe acquisito esperienza [...] e quindi non avrebbe sprecato del tutto [il suo] tempo e le sue forze". Sebbene questo sia un breve assaggio del rapporto di Constance con la fotografia, suggerisce il desiderio di migliorare la sua capacità indipendentemente dalla direzione del marito; e la sua fotografia del 1843 afferma che questo interesse non fu di breve durata. Sfortunatamente, il lavoro di Constance è stato messo in ombra dal marito. Le sue lettere però sono la prova tangibile del suo coinvolgimento.
Le fotografie
Constance Talbot, calotipo di William Fox Talbot, 1840 circa.
The Open Door, William Henry Fox Talbot maggio 1844