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DONNE FOTOGRAFE

L'8 Marzo ricorre la festa della donna. Dedicheremo a loro (ma anche a noi tutti) alcune riflessioni sul mondo femminile della fotografia.
Molti sarebbero i punti di vista da affrontare. Ad esempio, le donne fotografe vedono diversamente dai loro colleghi uomini? Noi crediamo che questi interrogativi facciano parte dei discorsi di sempre, preferiamo quindi fare focus esclusivamente sulle donne fotografe e su quanto conosciamo di loro. Non dimentichiamo, a proposito, come agli albori “dell'arte”, fare la fotografa non dovesse essere semplice: sia da un punto di vista fisico (collodio umido, treppiedi, grandi lastre), ma soprattutto imprenditoriale. Era la situazione sociale femminile a non far debuttare la donna dietro l'obiettivo. Non a caso, le prime fotografe che rammentiamo Julia Margaret Cameron (1815, 1879) e Lady Clementina Hawarden (1822, 1865) vivevano una situazione economica agiata, in un ceto sociale aristocratico.

Entrambe le due trasformeranno la realtà familiare che le circonda in un mondo su cui proiettare sentimenti ed emozioni intime, senza raccontare la realtà attraverso le regole tipiche della fotografia.
La Cameron voleva fermare tutta la bellezza ispirandosi alla pittura e anche alla letteratura, come ebbe modo di dire: «Desideravo intensamente fermare tutta la bellezza che mi si presentava davanti. Alla lunga vi riuscii. Le difficoltà accrescevano il valore della ricerca. Cominciai senza nessuna cognizione dell'arte. Non sapevo dove piazzare la camera nera, come effettuare una messa a fuoco. Fu con enorme costernazione che effettuai e prime fotografie».
(Angela Madesani, Storia della Fotografia).

A rendere unica Julia Margaret Cameron è il suo occhio per l’intimità e l’intensità nel ritratto. Con un periodo di attività produttiva di appena 14 anni, la sua carriera è la più breve tra tutti i fotografi di livello mondiale.
Lady Hawarden cominciò a praticare la fotografia per passione, dal 1856. Riuscì molto rapidamente a impadronirsi della tecnica. Sceglieva i temi dal suo mondo, fotografando i contadini della sua tenuta e, soprattutto, la sua famiglia. Cambiò comunque il modo col quale veniva guardato il corpo femminile, anticipando di molto le correnti fotografiche successive.

E' comunque tra le “appassionate” che dobbiamo trovare il mondo femminile della fotografia. “L'autore donna” (con nome e cognome) comparirà più tardi e non tra gli studi dell'ottocento. Lavorando a fondo in quell'ambito, si potrà notare come la “quota rosa” non fosse così modesta: nonostante tutto.

Sono comunque molte le donne che hanno dato alla fotografia un'impronta diversa, pur non godendo della stessa fama maschile.
Crediamo che, in un clima di festa, già un elenco di quelle che conosciamo possa essere utile, per quanto superficiale. Di Julia Margareth Cameron abbiamo già parlato. Bisognerebbe ricordare: Margareth Bourke White, Dorothea Lange, Annie Leibovitz, Sara Moon, Diane Arbus, Tina Modotti, Francesca Woodman.
Il bello, comunque, deve ancora venire. Dagli anni '70 in poi, grazie all'emancipazione, anche le donne inizieranno a proiettarsi nel mondo del giornalismo e della comunicazione, utilizzando gli stessi strumenti degli uomini e allargando l'angolo della propria visuale.

Margaret Bourke- White

Americana 1904- 1981
Emblema del fotogiornalismo senza compromessi, la Bourke- White era disposta a ricorrere a misure estreme per una foto. La sua padronanza tecnica le consentiva immagini impeccabili anche nelle condizioni più dure.
Di lei ricordiamo i servizi per LIFE (la prima copertina sarà la sua) e la collaborazione per Fortune (per il quale contribuì al lancio). Alla Bourke- White dobbiamo anche la fotografia Corporate: cioè il reportage industriale realizzato su commissione.

Dorothea Lange
(1895 – 1965)

E' una vita di applicazione, quella di Dorothea Lange. Studia fotografia, poi apre uno studio; torna all'Università (Columbia) e ne apre un altro. Grazie a una borsa di studio, arriva alla Farm Security Administration, dove si manifesta la sua sintesi costruttiva. Vicina alla realtà umana, Dorothea offre una visione al femminile senza equivoci. Sentiamo cosa dice dei suoi personaggi: «Coraggio, coraggio vero … L'ho incontrato molte volte, in luoghi inaspettati. E ho imparato a riconoscerlo». Anche a lei non mancava, ecco tutto.

Annie Leibovitz
Americana 1947

I ritratti a figura intera di Annie Leibovitz non hanno mai cessato di sorprendere, con uno stile molto avanzato di posa, precisione; di illuminazione e ambientazione.
Molte sue fotografie sono diventate icone moderne.

Sarah Moon
Parigi, 1941

Negli anni '60 è una modella tra le più richieste, peraltro molto vicina a Helmut Newton e Irving Penn. Nel 1967 decide di dedicarsi in prima persona alla fotografia.
Le immagini di Sarah Moon si distinguono per le atmosfere magiche. Con il suo obiettivo fissa i contorni di un sogno colto un attimo prima del risveglio. Le sue immagini sono rarefatte, malinconiche, comunque raffinate.

Diane Arbus
(1923 – 1971)

Diane vive un'infanzia priva di contrarietà (sono sue parole). Dopo gli studi artistici, apre uno studio fotografico commerciale assieme al marito. Continuerà comunque a studiare, costruendo una ricerca in controtendenza con quella della fotografia tradizionale. La quotidianità per lei sarà mostruosa, mentre renderà usuale la diversità. Il suo obiettivo si poserà sui modi marginali, trattati però nella più assoluta normalità.

Tina Modotti
(Udine 1896 – Città del Messico 1942)

Di Tina Modotti ci affascina la vita. Udinese di nascita, sarà operaia, attrice, fotografa, rivoluzionaria. La troveremo in Russia, in Spagna, nel Messico della rivoluzione. Lavorerà con Weston e riuscirà a lasciarci anche dei capolavori (alcuni esposti al MoMa di New York). La sua morte giungerà in circostanze misteriose, probabilmente su un taxi che la riportava a casa dopo una cena. Era bellissima, questo è certo; e molti avrebbero dato la vita per lei. La ricorda anche Pablo Neruda.

“Tina Modotti, sorella non dormi, no, non dormi: forse il tuo cuore sente crescere la rosa di ieri, l’ultima rosa di ieri, la nuova rosa. Riposa dolcemente sorella. Sul gioiello del tuo corpo addormentato ancora protende la penna e l’anima insanguinata come se tu potessi, sorella, risollevarti e sorridere sopra il fango”.
[Pablo Neruda]

Francesca Woodman
(1958 – 1981)

Fotografava se stessa, Francesca; mettendo in luce angosce e paure. I propri autoritratti erano ambientati in luoghi spogli e squallidi. Da ogni scatto, però, maturava un'emozione: mostrata anche da quel corpo che alle volte esibiva e, in altre occasioni, nascondeva. Figlia di artisti, morirà suicida. Il suo percorso aveva comunque offerto molto a quanti hanno avuto modo di vedere le sue opere.

Non diciamo altro sulle donne fotografe, se non che tutte ci hanno meravigliato per studio e applicazione. L'8 Marzo non deve comunque essere un punto d'arrivo, ma sempre una data dalla quale ripartire: abbandonando pregiudizi e luoghi comuni. Dimentichiamo, ad esempio, i plurali, tipo: “le donne”, “quelle donne”, “tutte le donne”, “perché le donne”. Ci vorrà più rispetto, ecco tutto: nel leggere e nel comprendere. Forse aveva ragione Honoré de Balzac: «... Devono avere i difetti delle loro qualità».

Toni Frissel, nata a Marzo

Sempre per continuare la tradizione delle date (del tipo, “Accade a Marzo” - ma anche in relazione alla Festa della Donna -), incontriamo Toni Frissel (New York 10 Marzo 1907 – 17 Aprile 1988), fotografa di moda e ritratto.

Prima del secondo conflitto mondiale, lavorò con molti fotografi (Cecil Beaton, tra questi): spinta alla professione anche da Edward Steichen.
Durante il periodo bellico, divenne fotografa volontaria della Croce Rossa. Il suo lavoro fu preziosissimo, tra piloti, soldati, infermiere, donne arruolate.

Il dopoguerra venne dedicato al ritratto. Davanti al suo obiettivo posarono: Eleonor Roosevelt, John F. e Jacqueline Kenedy, W Curchill.
Divenne la prima donna a lavorare per Sports Illustrated nel 1953, e rimase una delle poche donne dedite alla fotografia sportiva.

Le fotografie

Uno scatto di Lady Clementina Hawarden
Virginia Woolf by Julia Margaret Cameron

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