PESCE D’APRILE
E’ il primo aprile, conosciuto, dai tempi della scuola, per essere il giorno in cui gli scherzi sono in agguato; ma perché si dice pesce d’aprile? Proprio il primo giorno del mese? Il pesce d’aprile è un giorno “festeggiato” non solo in Italia, ma anche in Francia, conosciuto con il nome di “poisson d’avril”; in Spagna, chiamato “Pescando de abril”; in Germania, nel Regno Unito, negli Stati Uniti, in Brasile, fino ad arrivare in Giappone.
Molte ipotesi s’intrecciano sulla nascita di questa ricorrenza, tuttavia pare che l’ipotesi più accreditata affondi le sue radici durante il regno di Carlo IX di Francia. Al tempo in tutta la Francia le celebrazioni del nuovo anno cominciavano il 25 marzo e finivano una settimana dopo, il 1° aprile appunto. Nel 1564 il re decretò l’adozione del calendario gregoriano, facendo diventare così il primo giorno dell’anno il 1° gennaio. Si dice però che molti francesi continuassero ugualmente a scambiarsi regali durante la settimana che terminava proprio con il 1 aprile. Alcuni burloni decisero però di ridicolizzare i francesi affezionati alla vecchia data e così decisero di consegnare loro regali insensati, buffi, organizzando feste inesistenti; da qui la tradizione di fare scherzi il primo giorno d’aprile.
Il nome Pesce d’Aprile, si riferisce invece allo zodiaco: qualunque evento avvenuto in quella specifica data infatti veniva connesso al fatto che il Sole lasciava la costellazione dei Pesci.
Dalle tradizioni scherzose, passiamo a una tematica più seria, affrontata in maniera narrativa e pure antropologica. Il parlare di pesci ci ha fatto venire in mente un lavoro di Carlo Mari, Passage through DAR; un’opera sontuosa, che si compone di ritratti fotografici scattati nel mercato del pesce di Dar Es Salaam, in Tanzania. Ne è nato anche un libro edito da Skira.
Passage through DAR, le parole di Carlo Mari
«Siamo in Tanzania, nel mercato del pesce di Dar Es Saalam. Si tratta di un luogo fantastico, frequentato ogni giorno da ventimila persone. Il libro si compone di ritratti, tutti in bianco nero, dove pescatori e gente comune posano con la preda del giorno. La loro vita è lì, dove vengono soddisfatte esigenze e aspettative di vita, in una storia che si ripete nella quotidianità».
Ci sono piaciute molto le immagini di Carlo, soprattutto per quel che concerne la scelta. Dallo scenario del mercato (straordinario, solo a pensarci) è riuscito a isolare i soggetti, interpretandoli con uno sfondo nero, alla maniera con la quale Irving Penn raccontava i mestieri artigianali. In fotografia i paragoni non fanno mai bene, ma ci piaceva così.
Passage through DAR, sinossi del libro
Nel febbraio del 2018 Carlo Mari, mentre in Africa lavora con la sua macchina fotografica a un lungo racconto sulla vita, le tecniche di pesca e le tradizioni dei pescatori della costa dell’Est Africa, dal nord del Kenya al Mozambico, durante un soggiorno in Tanzania decide: “realizzerò un libro sul mercato del pesce di Dar El Salaam che conosco come le mie tasche! Un libro nel libro, un tra parentesi del mio grande racconto sulla pesca della costa dell’est Africa”. Così nasce l’idea di questo libro. “A Passage through Dar” presenta oltre 130 immagini in bianco e nero scattate dal fotografo italiano nel mercato del pesce di Dar Es Salaam; fotografie che mostrano la bellezza e la genuinità delle persone che vivono questo posto ogni giorno, in uno dei mercati più spettacolari del mondo.
Carlo Mari, l’eterno racconto
Abbiamo parlato più volte con Carlo Mari, al telefono e di persona. Siamo anche andati a trovarlo presso il suo studio. Le domande, alle quali Carlo rispondeva con calma e precisione, non bastavano mai a esaudire la nostra curiosità: c’era sempre dell’altro da conoscere, afferrare, comprendere. Il “fotografo Mari” sfuggiva di continuo alla nostra lettura fotografica, alla sintassi d’osservazione. Di fronte a noi si parava un muro d’immagini straordinarie, differenti tra loro, auto contaminate addirittura: il mare da un lato, l’Africa dall’altro; in mezzo volti, ritratti, donne, sensualità.
C’è voluto tempo per capire, sempre per mano al “Mari fotografo”: ora amico, altre volte insegnante, spesso anche maestro di vita. Lui è un narratore per immagini e le sue storie trovano respiro dove lo spazio si allarga: in fondo al mare, nelle savane della Tanzania, persino tra le spire della seduzione e dell’eros. Lì il racconto si accende tra tagli e dettagli, per diventare velo, coltre d’istinti che si esaltano, seduzione.
Per i ritratti è un po’ la stessa cosa: l’incontro col soggetto diventa già una storia, perché Carlo non chiede nulla in più di quanto non sappia di poter esigere, con delicatezza.
Non meravigliano, a questo punto i suoi inizi giovanili: prima da stampatore, dopo come fotografo. E’ sulla carta che il racconto prende vita, tanto valeva leggerne di altri autori, con la curiosità di chi, vista l’età, divora tutto con domande semplici.
Siamo ancora nello studio di Carlo. Guardiamo una volta di più le immagini appoggiate qua e là. Abbiamo sfogliato alcuni suoi libri. Lui, in silenzio, lavora, controlla, scruta, cerca. E’ forte di una consapevolezza antica, maturata nel tempo: tra i flutti o gli orizzonti della savana. Nel film “La mia Africa” Karen Blixen dice: “Forse lui sapeva, al contrario di me, che la terra è stata fatta rotonda perché non potessimo guardare lontano”. E spesso è proprio all’orizzonte che finiscono o iniziano le storie, come i sogni del resto, o le stesse aspirazioni. Carlo Mari riesce a guardare oltre, al di là dell’ultimo spicchio di luce della giornata. Come il suo animale preferito, il Leopardo, scruta il tempo dal ramo di un albero e i suoi racconti si fondono in un’unica eterna storia: di gente, luoghi, mari, fotografia.
Carlo Mari, note biografiche
Carlo Mari è fotografo di reportage e pubblicità. Ha girato il mondo sopra e sotto i mari, con la macchina fotografica al collo per raccontare. Tra gli anni ‘80 e ‘90 ha pubblicato servizi e copertine sulle più prestigiose riviste di mare italiane ed estere. In seguito e per molto tempo ha documentato la vita selvaggia dell'Est Africa ed è stato un inviato della “The Harvill Press” di Londra. Da questa collaborazione sono nati due importanti volumi: “The Great Migration” e “Pink Africa”. In Africa, ora vive diversi mesi all’anno a stretto contatto con la natura incontaminata e le popolazioni tribali. Ritrattista, da anni documenta la bellezza - non solo esteriore - di molte popolazioni a rischio di estinzione.
Carlo Mari ha al suo attivo molti libri fotografici pubblicati in tutto il mondo, alcuni riguardanti la vita dei fondali marini, altri l’Est Africa, tra Kenya e Tanzania, altri ancora il nudo artistico e il glamour pubblicitario, come “Animal Man” pubblicato a Parigi da “Edition de La Martinière” nel 2000. “My Africa”, una delle sue più importanti creazioni, è entrata a far parte della lista dei best-sellers fotografici nel 2004 in Germania. Con la “Leonardo International“ ha realizzato nel 2009 un libro su Papa Benedetto XVI in visita all'Abbazia di Montecassino. I cultori lo conoscono per le sue ricercate stampe Fine Art a tiratura limitatissima, presenti in molte collezioni private di tutto il mondo. Negli ultimi tre anni il richiamo del mare è stato talmente forte da riportarlo alla ricerca di sensazioni antiche. Mare e Africa questi gli ingredienti per cui si sta dedicando al racconto della vita, delle tecniche di pesca e delle tradizioni dei pescatori dell'Est Africa.
Le fotografie
Copertina del libro Passage through DAR, Skira Editore.
Un ritratto colto al mercato Dar Es Saalam (Tanzania). Ph. Carlo Mari, 2018.