FOTOGRAFIA DA LEGGERE …
Consueto appuntamento del lunedì con la fotografia da leggere. Questa volta incontriamo: “Fotografia come Letteratura”, di Giuseppe Marcenaro (Bruno Mondadori Editore, 2008). Si tratta di un volume molto interessante, per com’è costruito. Già scorrendo l’indice, ci rendiamo conto di affrontare un testo di storia della fotografia, se pur a frammenti. Ne riconosciamo i nomi e i fatti, che però qui hanno uno scopo diverso. Non si tratta di dipanare lo sviluppo di una forma espressiva, ma di metterla a confronto, di volta in volta, con un’altra, nobile e già vigente: la letteratura.
La tenzone che ne deriva non è cruenta e non premia un vincitore; diciamo che vengono posti in essere quesiti e riflessioni, che aggiungono valore alla fotografia (la letteratura non ne ha bisogno). Daguerre e il suo lustrascarpe (cap. 2, boulevard du Temple) assumono il ruolo di testimoni per una visione nuova, forse (il dubbio rimane in tutto il libro) in competizione con la parola scritta.
Scorrendo il libro, s’incontrano altri amici per chi abbia affrontato l’immagine scattata da un punto di vista storico. E’ bello riconoscere Alessandro Pavia e “L’Album dei Mille” (Capitolo 5), ma anche Julia Cameron, Émile Zola, Walter Benjamin, tutti capaci di far sorgere riflessioni all’interno di una narrazione storica ampia di episodi e personaggi. Già, il saggio che abbiamo tra le mani in certi momenti si trasforma in un romanzo, con tante trame, ricche di dettagli spesso non riscontrabili nei testi storici.
Circa le polemiche di Baudelaire, sappiamo qualcosa in più (Baudelaire contro Nadar, capitolo quarto), anche il fatto che pure lui si fece ritrarre, e non solo da Felix Nadar. Qui l’alterco viene affrontato in maniera ricca ed esaustiva (numerose sono le tracce di carteggi), senza entrare negli interrogativi più banali.
“Fotografia come Letteratura”, una lotta intestina
Il rapporto tra letterati e fotografia non è mai stato semplice, sin dall’alba della fotografia: in quell’anno 1839, quando il mondo si arricchiva di uno strumento innovativo e assolutamente misterioso. Nel volume di Marcenaro non vengono stabiliti né rapporti, né somiglianze. L’autore usa i grandi scrittori per entrare nella fotografia e comprendere la lotta intestina tra due forme espressive differenti e vicine: quella dell’artista che redige testi e l’altra, ben più complessa, del fotografo che “duplica” il mondo interpretandolo. Le due arti possono sostituirsi a vicenda? Può la fotografia diventare un’alternativa alla scrittura? In fin dei conti, la fotocamera potrebbe configurarsi come un letterato improprio, perché restituisce punti di vista, metafore, commenti sul reale.
Il conflitto non si risolve, neanche in queste pagine. Ad arricchirci sono le riflessioni, le contaminazioni, gli spunti, che danno un volto nuovo alla nostra passione. Siamo in concorrenza con la letteratura: non è cosa da poco.
“Fotografia come Letteratura”, sinossi del libro
Attraverso una serie d’incursioni di grandi scrittori nel mondo della fotografia, l'autore individua una sotterranea lotta tra le due creatività: quella dell'artista che "impressiona" la pagina e quella, ben più misteriosa e complessa, della macchina fotografica che, duplicando il mondo, pretende di imporsi come una autentica forma alternativa alla scrittura. Il rapporto tra i letterati e la fotografia non è mai stato facile. E questo fin dal 1839, da quando, grazie all'invenzione di Daguerre, fu aggiunto un altro mistero al mondo. Con la sua libertà dall'umano, la fotografia reinventa la realtà, proprio come uno scrittore "evoca" uno scenario che si "vede" quale forma dell'immaginario del suo autore.
La fotografia
Copertina del libro “Fotografia come Letteratura”, di Giuseppe Marcenaro (Bruno Mondadori Editore, 2008).