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FOTOGRAFIA DA VEDERE …

Prendiamo il posto del racconto, per parlare di libri: da vedere questa volta. Oggi andiamo su un classico, Gianni Berengo Gardin; perché ricorre l’anniversario della nascita di Adriano Olivetti, un imprenditore illuminato molto vicino alla fotografia e all’arte in genere. Il fotografo ligure ha scattato spesso a Ivrea.

Andiamo con ordine, per Adriano Olivetti la cultura era importante, particolarmente sul lavoro. Dagli anni '40 fino agli anni '80, poeti, letterati e scrittori di rilievo della letteratura contemporanea lavorano nella fabbrica di Ivrea ricoprendo ruoli diversi, anche di grande responsabilità.
Nell’idea di Adriano Olivetti la formazione tecnico-scientifica e quella umanistica s’integrano e quindi devono coesistere e cooperare in ogni ambiente.
Per Adriano Olivetti, intellettuali e letterati sono necessari dovunque, anche in un'industria a elevato contenuto tecnologico: il loro contributo favorisce un progresso equilibrato dell’impresa ed evita gli eccessi del tecnicismo.
Gli scrittori che operano in Olivetti non sono quindi visti come un lusso o un "ornamento" dell'alta direzione, ma come fattori organici dello sviluppo aziendale, in particolare in settori critici come la pubblicità e comunicazione, le relazioni con il personale, i servizi sociali.
Stretto è il rapporto tra la fotografia e l’impresa. La Fototeca dell'Archivio Storico Olivetti contiene centinaia di migliaia d’immagini che testimoniano lo sviluppo dell'Azienda nell'arco di un secolo e il suo coinvolgimento nella trasformazione del territorio, a partire cioè dalle prime ormai storiche fotografie fino alle più recenti realizzazioni sia industriali che culturali.
La raccolta contiene opere di grandi fotografi ai quali l'Olivetti ha commissionato specifici servizi fotografici per "raccontare" eventi importanti, l'apertura di nuove sedi e stabilimenti, il lancio di nuovi prodotti o anche per documentare la vita in fabbrica e il mondo del lavoro: si ritrovano così foto di Berengo Gardin, Mulas, Ballo, Roiter, Cartier Bresson, Phillips, Scheidegger, Schulthess e tanti altri.
Ricordiamolo: con la sua scomparsa, Adriano Olivetti lascia orfano un polo tecnologico che avrebbe potuto cavalcare il futuro che adesso stiamo vivendo, informatica compresa. La sua azienda era presente su tutti i maggiori mercati internazionali, con circa 36.000 dipendenti, di cui oltre la metà all’estero. Viveva di un progetto culturale, sociale e politico di enorme complessità, dove fabbrica e territorio erano indissolubilmente integrati in un disegno comunitario di grande armonia.

Adriano Olivetti, note biografiche

Adriano Olivetti nasce a Ivrea l'11 aprile del 1901. Dopo essersi laureato in chimica industriale al Politecnico di Torino, nel 1924 inizia l'apprendistato nell'azienda paterna come operaio, per lui un momento formativo importante A proposito avrebbe detto: «Non si può fare il mestiere di manager, non si può dirigere se non si sa che cosa fanno gli altri».
L'anno seguente, Olivetti compie un viaggio negli Stati Uniti, dove visita decine di fabbriche fra le più avanzate. Tornato in Italia, inizia a modernizzare l’Olivetti. Fra le novità introdotte si trova un'attenta gestione dei dipendenti, guardati dal punto di vista squisitamente umano prima che come risorse produttive.
Alla fine del 1932 è nominato Direttore Generale dell'azienda, di cui diventerà Presidente nel 1938, subentrando al padre Camillo. A Ivrea avvia la progettazione e costruzione di nuovi edifici industriali, uffici, case per dipendenti, mense, asili, dando origine ad un articolato sistema di servizi sociali. In particolare, nel 1937 dà l'avvio alla costruzione di un quartiere residenziale per i dipendenti. Riduce anche l'orario di lavoro da 48 a 45 ore settimanali, a parità di salario.

Molti sono i riconoscimenti che gli vengono attribuiti: nel 1955, il Compasso d'Oro per l’estetica industriale e, nel 1956, il Gran Premio di architettura per "i pregi architettonici, l'originalità del disegno industriale, le finalità sociali e umane, presenti in ogni realizzazione Olivetti".

Tra la fine degli anni '40 e la fine degli '50 la Olivetti porta sul mercato veri oggetti di culto per la bellezza del design e l'eccellenza funzionale: tra questi la macchina per scrivere Lexikon 80 (1948), la macchina per scrivere portatile Lettera 22 (1950), la calcolatrice Divisumma 24 (1956).

Alla fine della seconda guerra mondiale s’intensifica l'attività di Adriano Olivetti come editore, scrittore e uomo di cultura. Aveva già fondato una nuova casa editrice, la NEI (Nuove Edizioni Ivrea), di fatto trasformata nel 1946 nelle Edizioni di Comunità. Con un intenso programma editoriale, sono pubblicate importanti opere in vari campi della cultura, dal pensiero politico alla sociologia, dalla filosofia all'organizzazione del lavoro, facendo conoscere autori d'avanguardia, ma ancora sconosciuti in Italia.
Nel 1955 fonda l'IRUR - Istituto per il Rinnovamento Urbano e Rurale del Canavese - con l'obiettivo di combattere la disoccupazione nell'area canavesana. L'anno seguente Adriano Olivetti viene eletto sindaco di Ivrea.
Non dimentichiamo che Domenica 1 luglio 2018, a Manama capitale del Bahrain, il World Heritage Committee dell’UNESCO ha ufficialmente inserito nella Lista del Patrimonio Mondiale “Ivrea, città industriale del XX secolo”.

Il 27 febbraio 1960, nel pieno di una vita ancora creativa, muore improvvisamente durante un viaggio in treno da Milano a Losanna. Lascia un'azienda presente su tutti i maggiori mercati internazionali, con circa 36.000 dipendenti, di cui oltre la metà all'estero.

Gianni Berengo Gardin, il libro

Gianni Berengo Gardin, è uno tra gli autori che ha collaborato più a lungo con la Società Olivetti, descrivendo attraverso le sue immagini sia il valore sociale del progetto d’architettura, sia l’organizzazione di un sistema di servizi sociali e culturali che animava la fabbrica e il territorio. E’ un Berengo diverso, quello che sfogliamo nel libro: narratore, sì; ma anche documentarista, fotografo d’architettura e paesaggista. Del resto, molte volte durante la sua carriera si è cimentato nell’aspetto sociale del lavoro e anche sugli ambiti architettonici dello stesso, con anche la partecipazione delle maestranze. Nota è la collaborazione del fotografo ligure con l’architetto Renzo Piano; tra l’altro, per lui, ha ritratto il ponte di Genova appena costruito.
Quando chiudiamo il volume, riflettendoci sopra, ci accorgiamo di aver respirato “l’atmosfera Olivetti”, un’azienda all’avanguardia come modello produttivo e sociale.

Gianni Berengo Gardin e la Olivetti, Silvana Editoriale
Sinossi del volume

Il volume racconta e approfondisce il legame fra Gianni Berengo Gardin (Santa Margherita Ligure, 1930), uno dei più importanti e celebri fotografi italiani, e la storica azienda Olivetti di Ivrea, frutto concreto del pensiero visionario e progressista del suo fondatore, il grande imprenditore Adriano Olivetti. Nel percorso di ricerca condotto dal fotografo, dedicato all'evoluzione del paesaggio e della società italiana dal dopoguerra a oggi, il caso di Ivrea e della Olivetti occupano uno spazio rilevante, essendo stato uno tra gli autori che ha collaborato più a lungo con l'impresa piemontese. Dalla selezione inedita qui proposta, con oltre settanta fotografie d'epoca in bianco e nero, pubblicazioni e altri documenti d'archivio, emerge il valore attribuito da Adriano Olivetti sia al progetto d'architettura (industriale, residenziale, sociale) sia al sistema di relazioni che legava le persone dentro e fuori la fabbrica, grazie a un'avanzata organizzazione di servizi sociali e culturali che coinvolgeva l'intero territorio. Nelle immagini di Berengo Gardin prende forma il messaggio e l'insegnamento del fondatore dell'azienda e si offre al contempo la testimonianza di un'epoca, quasi un affresco della società e delle sue trasformazioni nella seconda metà del Novecento.

Le fotografie

Olivetti, Ivrea. Lo scatto di Gianni Berengo Gardin, poi copertina del libro
Copertina del libro: “Gianni Berengo Gardin e la Olivetti”. Curatrici: Margherita Naim e Marcella Turchetti. Silvana Editoriale.

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