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ESPLODE IL COL DI LANA

La notizia ci riporta indietro nel tempo, alle passeggiate in montagna: tra camminamenti e gallerie, di fronte a delle cime sontuose. I ricordi si focalizzano sul passo Falzarego, che al viandante svela ancora oggi, da est a ovest, la Tofana di Rozes (e il castelletto), il Lagazuoi (con la Cengia Martini), il Sass di Stria e il Col di Lana. Pare strano, ma lì, in quei luoghi, si è combattuto a lungo durante la prima guerra mondiale: dal 1915, fino al 1917; prima di Caporetto. La curiosità ci spinge a cercare delle fonti nella nostra libreria, dove troviamo: 1915-1917, Col di Lana; di Viktor Schemfil, Mursia editore, che ci aiuterà in queste poche righe.

Siamo nel 1915. Durante i primi giorni di guerra ci sarebbe stata l’opportunità, da parte italiana, per sfondare il fronte e invadere il territorio nemico, entrando di forza in Val Badia per il passo Valparola, che corre di fianco al Lagazuoi. Anche la conquista del Sass di Stria avrebbe potuto aiutare, ma i gerarchi italiani mantennero le posizioni.
Negli anni che seguirono, quella barriera dolomitica divenne invalicabile, nonostante l’occupazione della Cengia Martini, a mezza costa del Lagazuoi.
Ecco che gli italiani cambiano strategia: cessano gli attacchi a uomo e passano alle mine. Il 17 aprile 1916 alle 23,35 una camera di scoppio piena di esplosivo fa brillare la vetta del Col di Lana, che diventa un cratere. Non sarà un successo, perché le truppe italiche non riescono a conquistare la vetta del monte Sief.

Due mesi più tardi, il 20 giugno, un’altra gigantesca mina (32 tonnellate di esplosivo) cambia la morfologia del Lagazuoi. A osservare lo scoppio vi sono Il re Vittorio Emanuele III e il generale Luigi Cadorna, appostati sull’altro versante del passo Falzarego. Tanto rumore (e vittime) per nulla. La Val Pusteria, come traguardo, si allontana ulteriormente.

Nell’autunno del 1917, lo sfondamento austro-ungarico a Caporetto allontana il conflitto dalle Dolomiti.

La notizia circa il Col di Lana è lontana, come quanto è capitato durante la prima guerra mondiale. Di mezzo ci sono molte generazioni. Alcuni autori, però, se ne sono occupati di recente. E’ il caso di Stefano Torrione, che nel 2018 pubblicava la “Grande Guerra Bianca”; ma anche di Luca Campigotto, il fotografo che all’ultimo Mia fair esponeva due opere, di grande formato, relative agli accadimenti in quota del biennio 1915-17.
Resta la bellezza dei luoghi dolomitici, che meritano l’attenzione di una visita approfondita, anche (e soprattutto) fotografica. Abbiamo scelto un’immagine di Georg Tappainer, fotografo di Merano. La sua Tofana di Rozes è una montagna che amiamo molto. Siamo vicini al Col di Lana, che però manca dell’imponenza dolomitica.

Georg Tappainer, la montagna in un francobollo

Iniziamo dalla fine: durante l’incontro con lui, Georg Tappainer ci ha detto che una sua immagine sarebbe finita su un francobollo delle Poste Italiane di prossima emissione. Si tratta di una curiosità, ma anche di un evento del quale essere soddisfatti. Come dire: non capita tutti i giorni.
Arrivando al Georg fotografo, diciamo che ci ha sempre colpito la sua serenità. Tutto quello che fa, particolarmente in fotografia, appare semplice, raggiungibile, immediato e vicino. Pensavamo si trattasse di caratteristiche legate alla montagna, oggi però crediamo che tutto parta da lontano: dagli studi, fin dagli anni giovanili. Georg ha studiato fotografia, sentendo di amarla, smisuratamente. Da quel momento ha lavorato per costruirsi: come artista, ma pure da imprenditore. Ne è nata una consapevolezza che è dei grandi, di coloro cioè che sono in grado di pianificare lavoro e scatti: pensando, prima; e operando, poi. La naturalezza degli scatti di Georg nasce da lì: da quel già visto che è (o dovrebbe essere) della fotografia e del fotografo. Non siamo cacciatori di attimi, ma li andiamo a cercare: aspettandoli pure. Georg lo sa bene e quel francobollo arriva come un sigillo, per un’attività che non necessita di auguri o speranze. Le fotografie ci sono già, e noi le stiamo aspettando per ammirarle.

Georg Tappainer, note di vita

Nasce nel ’64 a Merano, in Alto Adige. Da venticinque anni lavora come fotografo indipendente. Per dieci anni ha lavorato con base a Londra e per i restanti dodici a Milano, specializzandosi nel settore automobilistico, lavorando per clienti ed agenzie di pubblicità di tutta Europa. Adesso, da tre anni, è tornato a vivere a Merano, fotografando prevalentemente paesaggi per pubblicità e il settore editoriale. Ha pubblicato le sue fotografie in tre libri, in collaborazione con Reinhold Messner. Le sue immagini sono entrate a far parte di magazine quali:
Conde Nast Traveller New York, Italia, Korea del Sud e Cina. Geo Italia, Germania, Francia, Spagna, Brasile Turchia ed India. Geo Saison Germania. National Geographic Germania, Italia, Polonia, Slovenia ed Mexico. Con Geo Saison Germania ha anche pubblicato due calendari “Sudtirolo 2008” e “ Le Alpi 2009”; un altro, sempre sulle Dolomiti, è nato in collaborazione con Reinhold Messner, per l’editore DuMont per l’anno 2012. Con National Geographic Germania ha inaugurato una mostra, con 50 immagini in grande formato, “Dolomiti, patrimonio del umanità”. Era il 2010 e la mostra ha girato per un altro anno in Europa.

Le fotografie

Copertina del libro: 1915-1917, Col di Lana; di Viktor Schemfil (Mursia Editore)
Luna sulla Tofana di Rozes, Ph. Georg Tappainer

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