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FOTOGRAFIA DA LEGGERE …

Consueto appuntamento del lunedì con fotografia da leggere. Questa volta siamo fortunati, anche perché il volume che stiamo sfogliando è anche “da vedere”. Possiamo definirlo un corso di fotografia (quasi), visto che un fotografo importante parla delle proprie fotografie, una pagina dopo l’altra. Dimenticavamo, stiamo parlando di “Le Regole del Caso”, di Willy Ronis, Edizioni Contrasto. Le immagini da consultare sono 120: alcune famose e iconiche, altre meno; ma tutte permettono di creare un percorso, dentro il quale l’autore suggerisce ricordi (i suoi) e utili riflessioni.
Nella premessa leggiamo che questo libro è lo sviluppo di una proiezione inaugurata ad Arles nel luglio 1993, il che restituisce alla lettura un certo prestigio. All’inizio le argomentazioni seguivano un ordine cronologico, ma in seguito l’autore ha deciso per uno sviluppo più articolato, inserendo cinque parole chiave (poi capitoli): Pazienza, Riflessione, Caso, Forma e Tempo. Le opere presentate possono appartenere a più di una sezione, anche se il nostro risulta essere un giudizio personale; è importante, viceversa, seguire con attenzione il pensiero fotografico dell’autore, peraltro organizzato anni dopo gli scatti. Si tratta di un lavoro di sintesi, il che aumenta il valore dello scritto.

Sempre nella premessa si legge: «Questo volume non è stato elaborato come un corso di fotografia. Non propone affatto un repertorio di ricette. Se gli si volesse attribuire un valore pedagogico, lo sarebbe solo marginalmente. L’ho concepito come un percorso individuale, dettato dalla mia soggettività e anche dalla mia esperienza. L’ho scritto in prima persona e non poteva essere altrimenti.
Noi, forse erroneamente, all’inizio gli abbiamo attribuito i connotati di un corso, o quasi. Crediamo di non aver sbagliato. E’ vero: non ci sono ricette (né le volevamo), ma leggendo l’opera ci viene offerta la possibilità di imparare da un grande, il che è pedagogico più di un libro di regole.

Le Regole del Caso, sinossi (fonte Contrasto)

Le regole del caso del grande Willy Ronis fa parte della serie Lezioni di fotografia: i più importanti fotografi commentano le proprie foto in una successione di incredibili e toccanti lezioni, dalla voce dei protagonisti.
Il volume contiene 187 fotografie selezionate direttamente da Willy Ronis. Celebri o meno conosciute, sono tutte immagini rappresentative del suo percorso e che permettono al fotografo di consegnarci anche ricordi e riflessioni personali. Ma che cosa succede dietro l’apparente semplicità di uno sguardo sulla vita? Una sorta di alchimia, un insieme di presentimento e di imprevisto, di tecnica e istinto.

In cinque parole chiave – Pazienza, Riflessione, Caso, Forma e Tempo – Willy Ronis ci regala un’appassionante lettura della propria opera. Mostrandoci i provini a contatto dai quali sono nate le sue opere migliori, il fotografo ci illustra il percorso che porta all’immagine finale, quella che lui stesso considera, per sua scelta, la più riuscita ed equilibrata. “Fotografare sottintende un’intenzione, è un atto volontario, dettato da una motivazione individuale”, sottolinea Willy Ronis.
Svelando la genesi di queste immagini, il libro ci permette di condividere un’esperienza unica offrendoci una vera e propria lectio magistralis di fotografia.

Alla domanda che cos’è una foto riuscita?, mi accontento, in mancanza di meglio, di rispondere: quella con cui sono riuscito a comunicare l’emozione che l’ha fatta nascere Una foto riuscita è anche un certo valore aggiunto, non previsto in anticipo, atteso con trepidazione, mai sicuro, ma senza il quale il lavoro della famiglia dei fotografi cui appartengo, non sarebbe che una pallida constatazione di una banalità senza rilievo.
Willy Ronis

Willy Ronis, note biografiche

Willy Ronis, deceduto a 99 anni (!), è stato definito "il fotografo più poetico del secolo scorso". Lui ha viaggiato poco, preferendo sua nativa Francia, meglio ancora la sua nativa Parigi, dove poteva fotografare la popolazione delle "classi popolari", con il quale si sentiva in dolce affinità. Sebbene sia noto per le sue liriche immagini in bianco e nero della vita di tutti i giorni, la sua fotografia più famosa (e maggiormente riprodotta) è “Nudo Provenzale”, un nudo che ritrae sua moglie, Marie-Anne Lansiaux, intenta a chinarsi su un lavandino di un bagno rustico.

Ronis è nato a Parigi il 14 agosto 1910, figlio di un rifugiato ebreo di Odessa che aveva uno studio fotografico vicino a Place de la Nation. Il suo primo amore era la musica. Ha studiato violino e composizione, ma nel 1932, quando il padre si è ammalato, ha rilevato lo studio, affermando di riuscire a trovare una somiglianza tra musica e fotografia nella composizione e, particolarmente, nel contrappunto.

Nonostante il suo desiderio d’immagini strutturate (musicali?), le foto che propone non lo sono. Forse le sue prime esperienze nel fotografare matrimoni, battesimi e comunioni hanno causato in lui un’avversione verso le regole rigide, a tutto vantaggio della spontaneità. «La maggior parte delle mie fotografie sono state scattate sotto l'impulso del momento, molto rapidamente, proprio come si sono verificati», ha detto una volta. «Tutta la mia attenzione si concentra sul momento preciso, quasi troppo bello per essere vero».

Ha iniziato a lavorare come fotoreporter freelance nel 1936, esplorando la vita dei poveri e bisognosi, con le immagini di lavoratori, i picchetti e le riunioni sindacali, fino allo scoppio della seconda guerra mondiale. Era stato un meteorologo per l’Air Force e, per un piccolo periodo di tempo, un soldato d'artiglieria, prima della caduta della Francia. Sotto l'occupazione nazista, il suo rifiuto di indossare il distintivo giallo lo costrinse a sud di Vichy. Egli si innamorò di Nizza, Tolone, Aubagne, piazze che avrebbe rivisitato quando, nel 1972 si trasferisce a Provenza come insegnante di fotografia presso la Scuola di Belle Arti di Avignone.

Prima della fine della guerra si sposa con Marie-Anne, un’artista, con la quale ebbe un figlio. La sua prima priorità è sempre stata la sua famiglia, e questo è il motivo per il quale si è sempre astenuto dall'accettare incarichi durevoli all'estero, anche quando, negli anni 1950 e '60, il suo lavoro venne ampiamente illustrato su Life e Vogue. Queste immagini erano totalmente diverse da quelle “politiche” degli anni ‘30, e questo lo si deve anche all’incontro con con David "Chim" Seymour e Robert Capa, i fotografi di guerra che hanno fondato l'agenzia Magnum.

Nel 1947 Ronis ha vinto il premio Kodak e ha aderito all'agenzia Rapho, assieme a Doisneau e Brassai con Robert. Negli anni Cinquanta e Sessanta i lavori di Willy Ronis vengono pubblicati sugli annuari internazionali. È insignito della medaglia d’oro alla Biennale di Venezia nel 1957. Negli anni Sessanta e Settanta è illustratore per diverse pubblicazioni. Lavora per i musei e la fondazione Vasarely. Realizza un reportage in Algeria e nei paesi dell’Est.

Nel 1979 vince il Grand Prix National des Artes et Lettres pour la Photographie. É l’inviato d’onore al Recontres internationales de la photographie nel 1980. L’anno seguente, grazie alla pubblicazione “Sur le fil du hasard” vince il premio Nadar. Nello stesso anno dirige uno studio a Venezia, presso il Centro di Documentazione di Palazzo Fortuny. Ritornato a Parigi nel 1983 dona i suoi archivi allo Stato con effetto post mortem. Nel 1985 pubblica “Mon Paris”. Una sua retrospettiva è organizzata a Tokyo. Riceve numerosi meriti e nomine tra le quali il titolo di commendatore dell’ordine delle Arti e delle Lettere (1985), cavaliere della Legione d’onore (1986), membro della Royal Photographic Society (1993). Nel 1997 si sposta a Parigi, città nella quale muore il 12 settembre 2009.

Le fotografie

“Le Regole del Caso”, pagina 116-117- Uno scatto del 1946 in una balera della Marna.
Copertina del libro “Le Regole del Caso”, di Willy Ronis, Edizioni Contrasto.

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