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4 LUGLIO, INDIPENDENCE DAY

Il 4 luglio 1776 il Congresso continentale, l’assemblea dei 56 delegati provenienti dalle 13 colonie britanniche in terra d’America (New Hampshire, Massachusetts, Rhode Island, Connecticut, New York, New Jersey, Pennsylvania, Delaware, Maryland, Virginia, Carolina del Nord, Carolina del Sud e Georgia) adottò la Dichiarazione di Indipendenza, eliminando ogni vincolo di dipendenza politica dalla Gran Bretagna. Nascono gli USA. Gli inglesi riconobbero l’autonomia statunitense nel 1783 e nel 1787 la Convenzione di Filadelfia adottò l’attuale Costituzione degli Stati Uniti.

Il 4 luglio, però, è una data importante anche qui da noi, soprattutto per gli appassionati di fotografia: nasce Ferdinando Scianna. Lui si avvicina alla fotografia negli anni sessanta,
raccontando con le immagini la cultura e le tradizioni della sua regione d’origine, la Sicilia. Col tempo, arriveranno l’attualità, la guerra, la notizia, la gente, la moda; ecco quindi Bagheria e le Ande Boliviane, con quel lungo sentiero dal quale ha saputo raccontare, sempre, con lucidità e rigore. Fanno da contrappunto, nel suo corpus fotografico, i ritratti dei suoi amici, maestri d’arte e di cultura: Leonardo Sciascia, Henri Cartier-Bresson, Jorge Louis Borges e tanti altri. Di Scianna ammiriamo anche gli scritti, i tanti libri di saggistica dedicati alla fotografia e al suo mondo. Del suo parlare con la penna ci piace l’idea, lo stile, la cultura, le riflessioni indotte. Come con le immagini, Lui ci accompagna fino all’ultimo chilometro, per poi lasciarci da soli sul sentiero della comprensione.
Grazie Ferdinando, auguri.

L’Indipendence Day in fotografia

Per ricordare l’Indipendence Day siamo ricorsi a un’immagine di Robert Frank, tratta dal libro “Gli Americani”.

È il 1955 quando il giovane Robert Frank ottiene una borsa di studio dalla Fondazione Guggenheim (Frank è stato il primo fotografo europeo a riceverla) per realizzare un lavoro fotografico che racconti l'America. L’autore percorrerà così tutto il paese, e tra il 1955 e il 1956 toccherà ben 48 stati diversi, impressionando oltre 28.000 negativi in bianco e nero, dai quali selezionò le 83 immagini pubblicate nel libro The Americans, entrato di diritto nella storia della fotografia.
Le strade infinite, i volti delle persone, le piazze delle città, i bar e i negozi, i marciapiedi, i particolari più insignificanti vengono immortalati da Robert Frank che rivoluziona il linguaggio tradizionale del reportage realizzando ritratti sfuocati, mossi, fotografie dai tagli apparentemente casuali ma che in realtà, con cruda consapevolezza, traducono lo spirito dell'America dell'epoca.
Una ballata per immagini dedicata alla strada americana e alla sua nuova e sconsolata epopea; un reportage che, come pochi altri, ha veramente segnato un’epoca diventando per generazioni di fotografi il riferimento principale da cui partire per fotografare, per viaggiare, per conoscere con lo sguardo.

Il libro, che significativamente venne pubblicato per la prima volta in Francia e non in America, lo consacrerà definitivamente come maestro della storia della fotografia.
E proprio al libro, diventato un vero e proprio culto per generazioni di fotografi, è dedicata una sala all'interno del percorso espositivo di Forma Meravigli con la riproduzione dell’impaginato, stralci del testo introduttivo di Jack Kerouac e con alcune tra le edizioni pubblicate a partire dal 1958, compresa la prima edizione italiana del volume, che uscì in Italia con la copertina illustrata dal grande Saul Steinberg.
Negli anni Sessanta Robert Frank ha abbandonato la fotografia per dedicarsi al cinema. Nel 1994 ha donato gran parte del suo materiale artistico alla National Gallery of Art di Washington che ha poi creato la Robert Frank Collection. Personaggio di culto, è considerato tra i più importanti esponenti della storia della fotografia.

(Fonte: Comunicato stampa della mostra organizzata presso Forma Meravigli, tra il 2016 e il 2017).

“Gli Americani'' di Robert Frank, il libro
Edizioni Contrasto

Robert Frank nacque e crebbe in Svizzera durante la seconda Guerra mondiale. Nel 1947 decise di trasferirsi a New York, spinto dal bisogno di confrontarsi con una nuova dimensione e anche dalla voglia di fuggire dagli orrori della guerra che aveva dilaniato tutta l’Europa. Iniziò per lui un periodo di formazione, ma anche di continui spostamenti tra Stati Uniti, Europa e Sudamerica. Il viaggio determinante per la sua maturità poetica fu quello che lo portò a girare gli Stati Uniti tra il 1956 e il 1957. Le fotografie collezionate durante quegli confluirono nel celebre volume “The Americans” che ha consacrato l’autore come uno tra i più grandi fotografi al mondo. Frank si era avvicinato al mondo americano più di quanto si potesse immaginare, basti notare come il suo diretto predecessore poetico sia riscontrabile nello statunitense Walker Evans. Nella forma, nel contenuto, nella presentazione, “The Americans” è il diretto discendente di “American Photographs” pubblicato dal fotografo americano nel 1938.
Le strade, i volti delle persone incontrate, le piazze delle città, i bar e i negozi, i marciapiedi, i particolari più insignificanti passano e si fermano di fronte all'obiettivo intelligente e partecipe di Robert Frank. Il volume rappresenta un vero "poema per immagini" dedicato alla strada americana e alla sua nuova e sconsolata epopea; un reportage che, come pochi altri, ha veramente segnato un'epoca diventando per generazioni di fotografi il riferimento principale da cui partire per fotografare, per viaggiare, per conoscere con lo sguardo.

Robert Frank, note biografiche

Robert Frank è nato a Zurigo il 9 novembre 1924. Fotografo esperto, si è recato a New York per la prima volta nel 1947, iniziando a lavorare presso lo studio fotografico di Harper's Bazaar. Ha lavorato per diversi anni tra l'Europa e gli Stati Uniti e nel 1950 Edward Steichen lo invitò a partecipare alla mostra “51 American Photographers at Museum of Modern Art di New York”.
Frank ha prestato servizio, come freelance, per Life, McCall's, Look, Vogue e altre riviste. Nel 1955, è stato il primo europeo a ricevere una prestigiosa borsa di studio Guggenheim, con la quale ha finanziato un viaggio attraverso l'America. Il risultato fu il libro fotografico The Americans (1959), ottenuto scattando quasi 30.000 fotografie. Il volume fu pubblicato a Parigi, prima di essere pubblicato negli Stati Uniti nel 1959 con un'introduzione del romanziere Beat Jack Kerouac. Angoli obliqui, figure tagliate e movimenti sfocati divennero i tratti distintivi di un nuovo stile fotografico che avrebbe cambiato il corso della fotografia del dopoguerra. Nelle foto del nostro non troviamo il “Sogno Americano”, ma le speranze calpestate dalla lotta quotidiana per sopravvivere: pur in una nazione (gli USA) che stava manifestando il proprio lato migliore. Sono i “battuti” a venir fuori nelle immagini di Frank (beat, appunto), con tutto il loro racconto, tra tragedia e contraddizione. Per questo Robert Frank può essere considerato a buon titolo il fotografo della beat generation.

Le fotografie di Frank sono state esposte a livello internazionale: a Les Rencontres d’Arles (2018); all’Art Institute of Chicago (2017); al Museum Folkwang, Essen (2014) e alla Tate Modern, Londra (2004). Robert Frank ha vissuto a New York e in Nova Scozia, Canada, dove è morto il 9 settembre 2019.

Le fotografie

Quattro luglio – Jay, New York. Ph. Robert Frank
Ferdinando Scianna. Milano, novembre 2019. Ph. Ismaele Bulla

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