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LA GIORNATA MONDIALE DEL BACIO

Dal 1990, in Gran Bretagna, il 6 luglio si celebra la giornata mondiale del bacio (National Kissing Day). In altre parti del mondo, la stessa data viene ricordata come il Giorno Internazionale del Bacio Rubato. In Italia il bacio lo si festeggia il 13 aprile.

Un bacio, insomma, che cos'è mai un bacio? «Un giuramento fatto un poco più da presso, un più preciso patto, una confessione che sigillar si vuole, un apostrofo roseo messo tra le parole t’amo» (Edmond Rostand, Cyrano de Bergerac). Sta di fatto che il cinema l’ha utilizzato spesso, anche in film non eminentemente romantici. Ricordiamo, con piacere, il montaggio delle scene preparato da Alfredo per Salvatore nel film “Nuovo Cinema Paradiso”. Tra i baci maggiormente famosi e iconici ci sembra giusto rammentare quello in Via Col Vento o l’altro, sotto la pioggia, in Colazione da Tiffany. Sarebbe giusto menzionare anche il bacio fantasma di Ghost o quello navale apprezzato in Titanic, ma qui il discorso si allungherebbe.

Tralasciando l’amore “classico” e romanzato, esistono tanti tipi di baci, legati all’amicizia, al saluto, alla festa o addirittura al tradimento: quello di Giuda ne è un esempio. Oggi emergono poi quelli “fluidi” che non vanno dimenticati e nemmeno sottovalutati. Sta di fatto che il contatto delle labbra tra loro o anche su una guancia di un’altra persona rappresenta pur sempre un contatto intimo, forte; e non è un caso che la fotografia ne abbia fatto largo uso, in molti suoi autori.

Anche qui esistono i grandi classici, tra questi “Le baiser de l'Hôtel de Ville” (Parigi, 1950) a firma Robert Doisneau, commissionato da LIFE per documentare la moda parigina di scambiarsi effusioni per strada. C’è poi quello irruento e deciso di Alfred Eisenstaedt, con il marinaio che bacia l’infermiera il 14 agosto dl 1945, a guerra appena finita. Il discorso potrebbe allungarsi con Gianni Berengo Gardin, Henri Cartier Bresson, Ferdinando Scianna e altri. In ogni caso, il bacio rappresenta uno dei soggetti più veri, anche quando richiesto: è un’azione che si compie, a fondo; e un privilegio anche per chi scatta.

Per scegliere due baci fotografici abbiamo fatto fatica. Volevamo qualcosa di diverso, che uscisse dai luoghi comuni. La scelta è caduta su Alfred Eisenstaedt, ma non con lo scatto di Times Square; e su Oliviero Toscani. Quest’ultimo, anni addietro, ci ha regalato il prete che bacia la suora. Nell’immagine vengono messe in discussione ruoli e moralità, idee e certezze, la religione e il suo credo; ma i tanti guardanti hanno potuto esprimere giudizi anche disparati, meravigliati dall’abbaglio di ciò che stavano osservando. Noi abbiamo colto pure tanta tenerezza, ma si tratta di un giudizio personale.

La felicità di Eisenstaedt

Alfred Eisenstaedt è famoso per la fotografia del bacio in Times Square, scattata il giorno della vittoria degli USA sul Giappone (14 Agosto 1945, alle 17 e 51 minuti), apparsa sulla copertina di LIFE il 27 agosto 1945. Ne abbiamo parlato spesso, da tre anni a questa parte, anche il 6 dicembre, il giorno che l’ha visto nascere.
Oggi non vogliamo celebrare solo il fotografo, ma il suo modo di interpretare la realtà. Alfred è stato in grado di esprimere la felicità attraverso un’osservazione attenta, prendendosi il tempo necessario; approfittando anche del momento, ma obbedendo sempre alle regole della composizione. I suoi scatti “italiani” ne sono una dimostrazione, particolarmente quelli effettuati prima della seconda guerra mondiale, quando già spiravano i venti di guerra.
Siamo a metà anni ’30, Alfred, fotografo ebreo tedesco, aveva appena ritratto Goebbels a Norimberga, e di lì a poco avrebbe fotografato la stretta di mano fra Hitler e Mussolini a Venezia. Lui qui in Italia è stato capace di immortalare una serata al Teatro alla Scala di Milano, armato della sua Ermanox o della prima Leica, con indiscrezione, alla maniera di Eric Salomon.
Sempre presso il teatro milanese, Eisenstaedt aveva documentato le lezioni di danza, cogliendone l’aspetto “scolastico”, in un trionfo di piccole gambe, con ai piedi le “scarpe da punta”.

Alfred Eisenstaedt, note biografiche

Alfred Eisenstaedt nasce a Dirshau, oggi in Polonia, il 6 dicembre 1898. Già all’età di tredici anni scattava le prime fotografie con una Eastman Kodak.
Nel 1935 migrò negli Stati Uniti, dove iniziò a lavorare come freelance per Harper's Bazaar, Vogue, Town and Country e altre pubblicazioni. Nel 1936, fu assunto, insieme a Margaret Bourke-White, Peter Stackpole e Thomas McAvoy, come fotografo per la neonata rivista LIFE. Eisenstaedt è rimasto a LIFE per i successivi quarant’anni, continuando a lavorare come fotoreporter fino a ottanta.
Eisenstaedt amava lavorare a luce naturale. E’ stato anche tra quegli europei che hanno aperto la strada all'uso della fotocamera 35 millimetri nel fotogiornalismo. A differenza di molti fotoreporter del dopoguerra, non preferiva un particolare tipo di evento: era un generalista. Per questo motivo, veniva preferito dagli editori.
Non faceva uso dell’esposimetro, almeno così diceva spesso. Consigliava di investire in pellicola: metri, chilometri; e di sperimentare. Secondo lui, l’esperienza avrebbe forgiato il fotografo, non la tecnica.
Le sue immagini vivevano di una composizione semplice e accurata; spesso risultante da tanti soggetti che si ripetono, in armonia; per questo sono diventate documenti preziosi della sua epoca: sia in ambito storico, che estetico.
Alfred Eisenstaedt ha continuato a scattare fotografie sino alla sua morte, avvenuta all'età di 97 anni, il 24 agosto 1995 nella città di Oak Bluffs, nel Massachusetts.

Creativo, sovversivo, trasgressivo… Toscani

“Il conformismo è il peggior nemico della creatività”.
“Chiunque sia incapace di prendersi dei rischi non può essere creativo”.
(O. Toscani)

Incontriamo Oliviero Toscani presso il Superstudio, a Milano. Un taxi lo aspetta per portarlo a Malpensa: l’indomani scatterà a Parigi. Conosciamo così, da vicino e in poco tempo, il più grande comunicatore di oggi. Molti lo ricordano per le immagini forti, di rottura: quelle che hanno suscitato polemiche e inciso sulla comunicazione; tanti si rammentano di lui per l’era Benetton, quella di Fabrica e Colors, altri ancora lo apprezzano per gli inizi e l’impegno continuo. Oliviero Toscani ha creato un linguaggio nuovo, ecco tutto: esplicito, reale, consapevole. Se spesso lo si definisce sovversivo, è perché risulta difficile seguirlo; abituati come siamo alle consuetudini e alle posizioni di comodo. La stessa fotografia, con lui, perde molti dei suoi paradigmi, di forma soprattutto: un bel fondo bianco e dentro ciò che diviene; anzi, un limbo illuminato e all’interno quanto sappiamo sia accaduto, ma che non vogliamo vedere.
Se affrontiamo Toscani con una logica nuova, tutto diventa più chiaro. Lui non commenta i fatti, li mostra: senza false ipocrisie o prese di parte. I media, oggi, ci spingono all’opinione duale, con un sound che convince; Toscani ci invita all’analisi, quella profonda e conoscitiva. “C’è un’ignoranza delle persone colte!”, ci dice; e noi intuiamo come questa sia figlia della presupponenza, della logica che si conforma; gettando sentenze, per giunta. Eppure l’AIDS non è il diavolo che diventa peccato, e l’anoressia vive nei modelli (mentali) e non nei comportamenti. Questioni d’opinione? No, la differenza sta nei presupposti. L’impegno, per Toscani, è un valore staminale, da assumersi con responsabilità. Da lì in poi parte la creatività, quella che non vive di sola fantasia (astratta), essendo dedicata a raggiungere un risultato tangibile; con una lauta assunzione di rischi da parte di chi la porta avanti. Ecco, sì: il nostro non ha avuto paura, mai. La sua carriera ha rappresentato una scommessa continua, volta al futuro peraltro. Siamo sicuri che in molti cercheranno di imitarlo, disobbedendo a un assioma alla Toscani: “Il già fatto non è creatività”. E poi, forse verrebbe a mancare il coraggio necessario: quello per guardare a occhi aperti ciò che non si vuol vedere.

Oliviero Toscani, note biografiche

Oliviero Toscani, figlio del primo fotoreporter del Corriere Della Sera, è nato a Milano nel 1942 e ha studiato fotografia e grafica all’Università Delle Arti di Zurigo dal 1961 al 1965.
Conosciuto internazionalmente come la forza creativa dietro i più famosi giornali e marchi del mondo, creatore di immagini corporate e campagne pubblicitarie attraverso gli anni per Esprit, Chanel, Robe di Kappa, Fiorucci, Prenatal, Jesus, Inter, Snai, Toyota, Ministero del Lavoro, della Salute, Artemide, Woolworth e altri.
Tra gli ultimi progetti: la collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della Salute, con la Regione Calabria, con la Fondazione Umberto Veronesi, e alcune campagne d’interesse e impegno sociale dedicate alla sicurezza stradale, all’anoressia, alla violenza contro le donne, e contro il randagismo.
Come fotografo di moda ha collaborato e collabora tuttora per giornali come Elle, Vogue, GQ, Harper’s Bazaar, Esquire, Stern, Liberation e molti altri nelle edizioni di tutto il mondo. Dal 1982 al 2000, ha creato l’immagine, l’identità, la strategia di comunicazione e la presenza online di United Colors of Benetton, trasformandolo in uno dei marchi più conosciuti al mondo. Nel 1990 ha ideato e diretto Colors, il primo giornale globale al mondo, e nel 1993 ha concepito e diretto Fabrica, centro di ricerca di creatività nella comunicazione moderna.
Dal 1999 al 2000 è stato direttore creativo del mensile Talk Miramax a New York diretto da Tina Brown. Toscani è stato uno dei fondatori dell’Accademia di Architettura di Mendrisio, ha insegnato comunicazione visiva in svariate università e ha scritto diversi libri sulla comunicazione.
Dopo quasi cinque decadi d’innovazione editoriale, pubblicità, film e televisione, ora si interessa di creatività della comunicazione applicata ai vari media, producendo, con il suo studio, progetti editoriali, libri, programmi televisivi, mostre ed esposizioni.
Dal 2007 Oliviero Toscani inizia Razza Umana, progetto di fotografia e video sulle diverse morfologie e condizioni umane, per rappresentare tutte le espressioni, le caratteristiche fisiche, somatiche, sociali e culturali dell’umanità, toccando più di 100 comuni italiani, lo Stato di Israele, la Palestina, il Giappone e per le Nazioni Unite, il Guatemala.
Da quasi trent’anni è impegnato al progetto: Nuovo Paesaggio Italiano, progetto contro il degrado dell’Italia. Il lavoro di Toscani è stato esposto alla Biennale di Venezia, a San Paolo del Brasile, alla Triennale di Milano e nei musei d’arte moderna e contemporanea di tutto il mondo. Ha vinto numerosi premi come quattro Leoni d’Oro, il Gran Premio dell’UNESCO, due volte il Gran Premio d’Affichage, e numerosi premi degli Art Directors Club di tutto il mondo. È stato vincitore del premio “creative hero” della Saatchi & Saatchi. L’Accademia di Belle Arti di Urbino gli conferisce il premio Il Sogno di Piero e riceve dall’Accademia delle Belle Arti di Firenze il titolo di Accademico d’Onore.
Oliviero Toscani è socio onorario del Comitato Leonardo e della European Academy of Sciences and Arts.

Le fotografie

Coppia alla stazione Penn di New York si bacia prima della separazione a causa della guerra, 1943. Alfred Eisenstaedt.
Il prete e la suora si baciano. Oliviero Toscani.

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