I VOLTI DI TOM HANKS
Prima di occuparci di Tom Hanks, parliamo di calcio. Il 9 luglio 2006, a Berlino, nella finale dei Mondiali di Calcio di Germania 2006, l'Italia batte la Francia per 5 a 3, ai calci di rigore. È il quarto titolo mondiale conquistato dagli azzurri, ventiquattro anni dopo il trionfo a Spagna '82. Decisivi risultano l'errore di Trezeguet e il goal di Grosso. Negli ultimi minuti di gioco, il campione francese Zidane colpisce con una testata l’italiano Marco Materazzi. Il gesto gli costa l'espulsione, la dodicesima della carriera. Il giorno successivo Zidane viene comunque eletto miglior giocatore del Mondiale.
Tom Hanks con i suoi volti ha impegnato le nostre vite. Ci ha raccontato l’America con Forrest Gump e Walt Disney in Saving Mr. Banks. In mezzo, abbiamo visto tanto altro: un innamorato, un malato di AIDS, il personaggio dei romanzi di Dan Brown. I volti dell’autore cambiavano quando necessario, e nel modo giusto; tanto che adesso, mentre riflettiamo, scorrono nella memoria come in un trailer.
Ritorna spesso nei nostri occhi la scena della panchina di Forrest Gump. Lì l’attore pronuncia una frase diventata storica: «Mamma diceva sempre: la vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita». E in effetti, i ruoli di Tom Hanks diventano quasi una lezione di vita, nelle sue componenti assolute; anche perché pronuncia parole difficili a dirsi nella realtà: «Perché non mi ami Jenny, non sono un uomo intelligente, ma so che cos'è l'amore» (Da Forrest Gump). Non basta però conoscere l’amore perché questo venga corrisposto, neanche quando la vita (fortunata) ti concede gloria e denaro. Ma Tom Hanks è così: racconta l’estremo, il sentimento oltre il limite; quello che non trovi neanche dopo una lunga corsa lungo gli Stati Uniti (siamo sempre in Forrest Gump). E continua a correre il nostro pensiero, perché i film di Tom sono vicini, tanto; concreti e invidiabili per come si sviluppano. Sorge in noi quasi un’invidia positiva: «Sono anch’io quello, la penso così». Sarà meglio per noi iniziare a correre, senza una motivazione qualsiasi; un po’ come ha fatto Forrest: «Quel giorno, non so proprio perché decisi di andare a correre un po’, perciò corsi fino alla fine della strada, e una volta li pensai di correre fino la fine della città, pensai di correre attraverso la contea di Greenbow, poi mi dissi, visto che sono arrivato fino a qui tanto vale correre attraverso il bellissimo stato dell' Alabama, e cosi feci. Corsi fino all'oceano e, una volta lì mi dissi, visto che sono arrivato fino a qui tanto vale girarmi e continuare a correre, quando arrivai a un altro oceano, mi dissi, visto che sono arrivato fino a qui, tanto vale girare di nuovo e continuare a correre; quando ero stanco dormivo, quando avevo fame mangiavo, quando dovevo fare ..., insomma, la facevo!».
Buona corsa.
Tom Hanks, note biografiche
Tom Hanks è nato il 9 luglio 1956 a Concord, in California. I genitori di Hanks divorziarono quando aveva 5 anni ed è stato cresciuto, insieme al fratello e alla sorella maggiori, da suo padre, uno chef di nome Amos. La famiglia si trasferì spesso, stabilendosi infine a Oakland, in California, dove Hanks frequentò il liceo.
Hanks ha studiato presso lo junior college di Hayward, in California. Dopo aver deciso di dedicarsi alla recitazione, si è trasferito al programma teatrale della California State University di Sacramento.
Nel 1977, Hanks fu reclutato per prendere parte alla sessione estiva del Great Lakes Shakespeare Festival a Lakewood Ohio. Nei tre anni successivi, Hanks ha trascorso le estati recitando in varie produzioni delle opere di Shakespeare e gli inverni lavorando nel backstage di una compagnia teatrale di Sacramento.
Nel 1980, Hanks aveva abbandonato il college e, dopo la sua terza stagione con il festival dei Grandi Laghi, si trasferì a New York City. Nel 1980 è stato notato da un talent scout della ABC, venendo scritturato nella sitcom televisiva Bosom Buddies. Interpretava uno dei due dirigenti pubblicitari che si vestono da drag queen per affittare un appartamento in un edificio tutto al femminile.
Lo spettacolo è stato cancellato dopo due stagioni, ma ha dato ad Hanks una certa visibilità, avvicinandolo a ruoli da ospite in vari episodi di spettacoli popolari, come: Happy Days (1974-84), Taxi (1978-83), The Love Boat (1977- 87) e Legami familiari (1982-89). Nel 1982, Ron Howard, co-protagonista in Happy Days e diventato regista, si ricordò di Hanks e tentò di farlo scritturare per una parte di supporto in un film. Quella partecipazione alla fine è andata a John Candy, e Hanks invece ottenne il ruolo principale in “Splash - Una sirena a Manhattan” (1984), nei panni di un uomo che s’innamora di una sirena, interpretata da Daryl Hannah. Hanks è diventato improvvisamente un volto riconoscibile.
Dopo alcuni film stroncati dalla critica, nel 1988, Hanks è stato finalmente scelto per un ruolo da star in Big del regista Penny Marshall, nel ruolo di un ragazzo di 13 anni trapiantato durante la notte nel corpo di un uomo di 35 anni. La sua interpretazione ha affascinato critica e pubblico e gli è valsa la sua prima nomination all'Oscar come miglior attore.
Hanks nel 1993 ha goduto di due grandi successi: “Insonnia d’amore”, e “Filadelfia”, con Denzel Washington. In quest'ultimo film, ha interpretato un avvocato licenziato dalla sua azienda perché contagiato dall'AIDS, offrendo una performance coraggiosa che gli è valsa un Academy Award come miglior attore.
Quell'anno straordinario è continuato con l'uscita di Forrest Gump (1994), la storia del percorso di un improbabile eroe attraverso la storia americana del 20° secolo, diretto da Robert Zemeckis. Il film vinse gli Oscar per il miglior film e regista. Da parte sua, Hanks ha portato a casa il suo secondo Oscar come attore protagonista.
Nel 1995, Hanks ha recitato in Apollo 13, un film di Howard basato sulla fallita missione di atterraggio lunare della navicella Apollo 13, nel 1970: un altro successo al botteghino. Nel 1998, è stata la volta di Salvate il soldato Ryan, un dramma sulla seconda guerra mondiale diretto da Steven Spielberg e girato con una precisione raccapricciante. Nello stesso anno, troviamo Hanks nella commedia romantica di successo “C'è posta per te”.
Nel 1999 Hanks è apparso ne “Il miglio verde”. Il film era ambientato in una prigione dell'era della Depressione e adattato da una storia di Stephen King.
Nel 2006 Hanks è stato visto nell'attesissimo “Il codice da Vinci”, basato sul romanzo di Dan Brown e interpretato da Audrey Tatou. Durante il periodo natalizio del 2007, l’attore è apparso come protagonista in “La guerra di Charlie Wilson”, un dramma basato sugli sforzi di un membro del Congresso del Texas per assistere i ribelli afgani nella loro guerra contro i sovietici. La performance è valsa ad Hanks una nomination ai Golden Globe.
Nel 2009, Hanks ha recitato in Angeli e Demoni, il sequel di Da Vinci.
Nel 2013, Hanks ha interpretato il protagonista del thriller nautico “Captain Phillips - Attacco in mare aperto” e Walt Disney in Saving Mr. Banks, dove è messo in scena il tentativo, riuscito, di convincere P.L. Travers, interpretata da Emma Thompson, a concedere i diritti per trasformare Mary Poppins in un progetto cinematografico.
Hanks è stato poi apprezzato nell’interpretazione di un avvocato americano nel thriller della Guerra Fredda “Il ponte delle spie” (2015), con la regia di Steven Spilberg.
Hanks ha incontrato la sua prima moglie, attrice e produttrice Samantha Lewes (vero nome: Susan Dillingham), mentre era al college. Si sono sposati nel 1978 e hanno avuto due figli, Colin ed Elizabeth, prima di divorziare nel 1987.
Nel 1988 ha sposato l'attrice Rita Wilson, con la quale ha recitato in Volunteers. Hanks e Wilson hanno due figli, Chester e Truman.
Il fotografo Alcide Boaretto, un incontro
Incontrare Alcide Boaretto è sempre un piacere. Lui è un entusiasta della vita e il suo carattere si esalta con la fotografia. Ci siamo frequentati spesso e i discorsi sono sempre rimasti vincolati al mondo dell’immagine, ai linguaggi, ai personaggi qualificanti. Crediamo però che questa visione sull’Alcide fotografo vada analizzata a fondo. Positività a parte, lui è partito col piede giusto, anche quando, ragazzino (con bicicletta), stampava il B/N con delle bacinelle ricavate dai sottovasi dei fiori. Allora era già professionista, almeno per i risultati che desiderava ottenere. Nel suo archivio difficilmente si trovano scatti amatoriali (non ci sarebbe nulla di male, per carità), ma opere complete: per contenuto, qualità tecnica, linguaggio, soggetto.
La sua attrezzatura è ridondante, invidiabile persino. Possiede il meglio di oggi e anche della storia, ma pure questo è un lato del suo carattere; perché lui tende a tenere tutto insieme, senza perdere emozioni nei rivoli del tempo. Attenzione: questa è una qualità, fotografica per giunta. I lavori vanno tenuti assieme (come gli oggetti), quasi che la loro vita continuasse: oggi come allora. L’amore per le proprie cose dovrebbe appartenere al fotografo quasi alla stregua di un accessorio.
Le immagini di Alcide? Non servono le parole: sono buone, perché volute così; cercate, potremmo dire. Sotto un certo profilo, parlano di lui: del suo carattere, dei suoi credo, della sua filosofia di vita. Sarà bello scorgerle e gustarle con calma, perché formalmente confortevoli. Alcide non ha creato solo delle immagini, ma un mondo tutto suo, dove noi possiamo sentirci ospiti graditi. Un po’ come nella vita, quando è un piacere scambiare due chiacchiere con lui.
Alcide Boaretto, note biografiche
Alcide Boaretto nasce il 17 marzo 1946 a Padova, dove risiede. Ha alle spalle una lunga attività di consulente del lavoro, con un affermato studio nella sua città, ora condotto dal figlio Paolo. Con la passione, è riuscito a condurre una “vita parallela” da fotografo, con lavori a livello professionale.
Per il 16° compleanno gli regalano una Comet Bencini, la sua prima macchina fotografica. Sviluppava da solo, usando come bacinelle per gli acidi (sviluppo e fissaggio) i sottovasi per i fiori utilizzati dal padre giardiniere. Come ingranditore faceva uso di un proiettore per film a manovella, comperato usato da un rigattiere e legato a uno stativo rudimentale.
Nel 1967 uscì il primo numero di “Fotografare“ del mitico Cesco Ciapanna. Per Alcide fu una folgorazione. I primi risparmi gli permisero una Nikkormat Ftn e poi l’ambita Nikon F.
All’inizio, era il mondo dello spettacolo ad attirarlo, soprattutto la musica, che stava vivendo una svolta epocale e che gli restituiva energia quando si trovava a ridosso del palco. In un’occasione fortuita, conobbe, durante un concerto di Adriano Celentano, Cihan Akerson, un giovane studente turco che studiava a Padova il quale, per arrotondare, fungeva da corrispondente per l’Italia del Milliyet, il quotidiano numero uno in Turchia, e di Hey, un settimanale per giovani dello stesso gruppo editoriale. I due, si trovarono a collaborare assiduamente: uno scriveva e l’altro fotografava. In Turchia erano entrambi molto famosi. Ultimati gli studi, Akerson rientrò a Istanbul e fu nominato capo redattore e Alcide corrispondente italiano delle due testate per la sezione spettacoli. Aveva imparato a scrivere gli articoli, che dovevano essere brevi, quasi didascalici.
Parallelamente allo spettacolo, Alcide inizia a documentare la Formula 1, a Imola e Monza; grazie all’accredito dell’editore turco.
Una “vita parallela” però aveva bisogno di un supporto formativo. Per questo, Alcide frequenta corsi e workshop diretti da maestri e artisti, quali: Oliviero Toscani, Vittorio Storaro, Franco Fontana, Gianni Berengo Gardin, Giovanni Cozzi, Toni Thorimbert, René Burri, Maurizio Galimberti e altri. Con alcuni stringe anche dei rapporti d’amicizia.
Da diversi anni segue i due maggiori festival mondiali del cinema, Venezia e Cannes, dove cerca di mettere in atto un’impostazione propria, tra ritratto e reportage. E’ presente nei photo call e nei red carpet della Mostra del Cinema di Venezia dal 1994, del Festival di Cannes dal 2008 e della Festa del Cinema di Roma dal 2016.
www.alcideboaretto.it/
Le fotografie
Tom Hanks, 2016. Ph. Alcide Boaretto
Tom Hanks e la moglie Rita Wilson sul Red Carpet della Festa del Cinema di Roma 2016. Ph. Alcide Boaretto.