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[VINCENZO DEL PEDALE, AUGURI]

Correva l’anno 2014
Lo aspettavano in tanti, ed erano mani, urla, applausi, grida: la gente del pedale. Si ammassavano lassù, sulle vette dell’Izoard e del Tourmalet, solo per vederlo comparire. Il campione della bicicletta sarebbe sbucato dietro la curva, dopo il lungo silenzio delle montagne. Tutti avrebbero capito gli occhi e il cuore, ma anche il volto e la fatica. Non sarebbe stato importante conoscerne il nome: la sentenza arrivava dalla strada; meglio quindi corrergli dietro, fino allo spasimo, urlandogli l’emozione del momento e dell’attesa, esortando un altro giro di pedale verso la vetta.

Dietro quella curva, quell’anno è apparso Vincenzo Nibali, spesso in solitudine. Lui metteva le ali dove iniziava la leggenda, quella della Grande Boucle: il Tour de France. Lassù, tra Alpi e Pirenei, altri aspettavano il campione siciliano: Bottecchia, Nencini, Pantani, Coppi, Bartali; fantasmi di passati diversi, quando comunque sui pedali bisognava spingere, come oggi. Ci piace pensare che aleggiassero anche le “penne d’oro” di un tempo, giornalisti d’eccezione: Vasco Pratolini, Giovanni Mosca, Orio Vergani, Dino Buzzati, Nantas Salvalaggio, Indro Montanelli; inviati volontari di quando l’Italia era da rimettere insieme, un po’ come oggi. Avrebbero raccontato di come la gente d’oltralpe si “incazzasse” per quell’italiano là davanti, sempre più solo, con due francesi dietro.

Andare a vedere il ciclismo è cosa da non credere. Stai sul bordo di una strada, corre una moto e aspetti, tra i giornali che volano. C’è silenzio, tanto; poi a un certo punto arrivano. Sono i corridori, che passano in un soffio; e quasi non riesci a distinguerli. “Arrivano”, ti dici; e già li vedi di schiena. Sulle vette è diverso, perché, come diceva Pantani, la montagna è per pochi. I ciclisti passano snocciolati, li riconosci; ma è sempre una questione di attimi, con la solita moto e le carte che svolazzano. È importante esserci, però: perché la leggenda inizia lì, dove le schiene si piegano per la fatica. “Vuoi andare al cine?” Chiedeva Paolo Conte. “Vacci tu”, rispondeva, “Io sto qui e aspetto Bartali”. Noi quell’anno abbiamo atteso Vincenzo, fino agli Champs-Élysées, per una storia tutta italiana. Negli anni a venire, lo ritroveremo in una foto della Gazzetta, appesa in un bar di periferia. Ricorderemo istanti ed emozioni, con anche l’orgoglio di aver fatto girare le palle ai francesi. Una volta di più.

Grazie Vincenzo, ancora auguri

Vincenzo Nibali, piccola biografia

Vincenzo Nibali nasce il 14 novembre del 1984 a Messina. Si avvicina alla bicicletta sin da bambino, collezionando molte vittorie nelle categorie giovanili. Professionista dal 2005, già l’anno dopo arrivano le prime vittorie. Nel 2008 vince il giro del Trentino e nell’annata successiva quello dell’Appennino, ma si era già fatto vedere in Francia, indossando la maglia bianca, quella del miglior giovane.

Nel 2010 vince la Vuelta, nel 2013, la Tirreno-Adriatico. Al Giro d'Italia ottiene la maglia rosa vincendo anche la cronoscalata di Polsa.

Nel 2014, decide di preparare tutta la stagione in vista del Tour de France, dove si conferma il grande favorito. Lo Squalo (il soprannome di Nibali) veste la maglia gialla dal 2° giorno e arriva a trionfare il 27 luglio 2014 sui Campi Elisi di Parigi: è il sesto uomo della storia del ciclismo ad aver vinto i tre grandi giri a tappe (Italia, Francia e Spagna). L'italiano che l'ha preceduto sul gradino più alto del Tour era stato Marco Pantani, sedici anni prima.

Nel 2016 vince il Giro d'Italia compiendo un capolavoro: dopo alcune tappe deludenti, recupera nell'ultima tappa montana sulle Alpi (ventesima, penultima del giro), strappa la maglia rosa e trionfa il giorno dopo nella passerella a Torino. Nel 2017 ottiene un terzo posto al Giro, un secondo posto alla Vuelta di Spagna e la sua seconda vittoria al Giro di Lombardia. All'inizio della stagione 2018 vince a sorpresa la Milano-Sanremo.

Il fotografo, Luca Bettini

Seguendo le orme del padre, inizia, spinto dalla curiosità, a seguire alcune gare in giro per l’Europa. Ormai da otto anni ha affiancato, e in qualche caso sostituito, il papà Roberto al lavoro, che tra l’altro ha fondato un’agenzia di loro proprietà: la Bettiniphoto. Oggi segue costantemente tutte le gare del calendario ciclistico mondiale, da Gennaio a Ottobre. Segue i grandi giri del calendario mondiale: “Giro d’Italia”, “Tour de France” e “Vuelta Spagna”, senza disdegnare le uscite nei paesi più lontani, restando al fianco dei campioni dei vari team internazionali. Si appresta a seguire il suo decimo mondiale, cercando nuove opportunità di lavoro mediante l’uso delle tecnologie più recenti.

Il fotografo, Roberto Bettini

Inizia a fotografare il ciclismo dilettantistico per caso, nel 1974, seguendo una gara che fu vinta da un certo Giuseppe Saronni. Si appassionò immediatamente. Continua a seguire le gare dilettantistiche fino al 1980, mentre finisce la scuola di fotografia al Cesare Correnti di Milano. Dal 1981 inizia a seguire qualche gara dei professionisti, fino a entrare nel 1985 all’Agenzia Olympia (ora Olycom), per diventare fotografo specializzato di ciclismo. Da allora ha seguito tutti i Giri d’Italia, le gare italiane, i Mondiali e dal 1990 tutti i Tour de France, sempre a bordo delle moto. Ha partecipato a tre Olimpiadi. Negli ultimi anni sta seguendo le gare che si corrono in Argentina e in Australia, negli Emirati Arabi e in Russia.

Le fotografie

Tour de France 2014, 10a tappa 14 luglio 2014, Vincenzo Nibali, foto Luca Bettini/BettiniPhoto©2014

Tour de France 2014, 2a tappa 6 luglio 2014, Vincenzo Nibali, foto Roberto Bettini/BettiniPhoto©2014

Vincenzo Nibali, 14 novembre 1984, Tour de France, Luca Bettini

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