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[CARLO VERDONE, IL NOSTRO COMPAGNO DI SCUOLA]

Lo riconosciamo, ci riconosciamo: Carlo Verdone ha occupato le nostre vite come un compagno di scuola, mostrandoci gli elementi in comune, facendo gruppo. Sì, perché anche noi siamo vissuti nell’era delle Vespe truccate, con qualche capello in più e il cuore sempre impegnato, come lui racconta. I destini di tutti si sono divisi, ma lo abbiamo incontrato nuovamente in età adulta, quando i suoi personaggi filmici (tanti) avrebbero potuto far mostra di sé nella cameretta dove studiavamo (se ancora esiste), in compagnia di un amico cresciuto, con tante storie da raccontare. Ecco, sì: il merito di Carlo sta nell’aver fatto proprie le simbologie delle persone incontrate, entrando nelle loro vite e portandole alla ribalta. Nei nostri cuori c’era già in angolo per lui, ed è arrivato in tempo. Lo stavamo aspettando. Grazie.

Carlo Verdone nasce a Roma il 17 novembre 1950. Già da bambino si avvicina al mondo del cinema grazie al papà, Mario Verdone. Lui era uno storico del cinema, docente universitario, a lungo dirigente del Centro Sperimentale di Cinematografia; ecco quindi gli incontri con i registi più affermati del tempo, quali: Pier Paolo Pasolini, Michelangelo Antonioni, Roberto Rossellini, Vittorio De Sica; tutti in casa Verdone.

Insieme al fratello Luca proietta dei film al sabato sera per gli amici. Nel 1969, con una cinepresa avuta da Isabella Rossellini, realizza un cortometraggio intitolato "Poesia solare" della durata di circa 20 minuti, con musiche dei Pink Floyd e dei Greatful Dead, in sintonia con la cultura del ’68. Nei due anni successivi, Carlo realizzerà altri due corti, scomparsi nei magazzini della RAI.

Nel 1972 Carlo Verdone si iscrive al Centro Sperimentale di Cinematografia e nel 1974 si diploma in regia. Il saggio con cui si diploma vede la partecipazione di Lino Capolicchio e Christian De Sica.. Nello stesso periodo inizia un'esperienza di burattinaio, dove emergono le sue capacità nell'imitare, riconosciute anche dai compagni di liceo.

Durante l'università Verdone inizia come attore con il "Gruppo Teatro Arte", diretto dal fratello Luca. Una sera sostituì quattro attori contemporaneamente, recitandone i rispettivi ruoli. Ne venne fuori la sua comicità, assieme a quella capacità di trasformarsi che caratterizzerà tutta la sua carriera. .La svolta arriva con lo spettacolo "Tali e quali" in scena a Roma, dove Carlo Verdone interpreta 12 personaggi, quelli che si rivedranno nei suoi film e anche in TV

C'è un altro incontro fondamentale per la carriera di Carlo Verdone, quello con Sergio Leone e dal quale scaturisce il film "Un sacco bello", cui ne seguiranno una trentina nei quali l’attore sarà impegnato come regista.

Laureato in Lettere Moderne (110 e lode, presso l'Università degli Studi di Roma "La Sapienza", con una tesi intitolata “Letteratura e cinema muto italiano”), tifoso romanista, grande appassionato di musica, Carlo Verdone suona la batteria e tra i suoi cantanti preferiti vi sono: John Lennon, David Bowie, Eric Clapton, Jimi Hendrix ed Eminem.

Nel 2012 pubblica un'autobiografia dal titolo "La casa sopra i portici" (a cura di Fabio Maiello, Bompiani).

La filmologia di Verdone è corposa, ricca di attori di alto profilo. A noi piace ricordare “Maledetto il giorno in cui ti ho incontrato”, dove Carlo recita al fianco di Margherita Buy (il film è diretto da lui). Si tratta di una commedia comico-drammatica, dove l’attore dimentica le sue caricature, portandone a galla soltanto le espressioni che occorrono. La pellicola scorre tra comicità e malinconia, nevrosi e insoddisfazione, farmaci e speranze, arricchita poi da un lieto fine. Un capolavoro.

Carlo Verdone fotografo

Carlo Verdone, nell’agosto 2020, ha rivelato al mondo la sua passione per la fotografia e il suo “essere fotografo”, raccontandosi nella mostra “Nuvole e colori”. L’esposizione vedeva la presenza di 42 immagini inedite, che l’attore aveva realizzato negli anni, con il cielo e le nuvole come protagonisti: racconti silenziosi e pregni di un’atmosfera quasi surreale e pittorica.

Negli scatti del Verdone fotografo, tutti rivolti verso il cielo, ripresi per lo più dal terrazzo della sua casa romana dopo una tempesta o al tramonto, non è difficile scorgere quel tocco di malinconia che fa capolino anche nei suoi film più comici.

"La mia macchina fotografica – ha detto Verdone - punta sempre in alto, verso il cielo. Mi stupisce sempre, mi affascina, mi rasserena, m’inquieta. “Mi attrae perché non è mai lo stesso”. “A volte mi sembra l'umore di Dio”. “Altre volte un'immensa pagina dove trovo scritte dalle nuvole frasi e disegni misteriosi; ma bisogna far presto, cogliere in un istante il senso prima che tutto si disarticoli e si estingua”. “Prima che il sole, sprofondando all'orizzonte, spenga la luce sul soffitto divino".

Il Verdone fotografo non deve sorprendere. In Image Mag lo abbiamo scoperto per anni, nella rubrica “Uno di noi”: gli artisti in genere arrivano alla fotografia facilmente, perché ne vengono contaminati. Non va quindi chiamata in causa una parentela tra fotografia e cinema (che pure esiste), ma il linguaggio stesso dell’immagine scattata: fruibile in semplicità da chi pratichi già una disciplina creativa.

La fotografa, Fulvia Farassino

Conosciamo personalmente Fulvia Farassino e farle visita è sempre un piacere. Dal primo incontro, ci ha colpito la sua disponibilità, sommata a una gentilezza antica, vicina a quella delicatezza che lei usa in ogni scatto. Fulvia si distingue nel ritratto, particolarmente (crediamo) per la relazione che stabilisce con i soggetti. Fermarsi qui, però, sarebbe poca cosa: non è solo nell’interazione che lei riesce a emergere; di base mette in mostra un inventiva tutta sua, forse femminile, a volte materna. Di fatto, “sbuccia” chi ha di fronte, liberando l’interlocutore dagli orpelli del mestiere. Ne escono personaggi nuovi, riconoscibili e rivisitati nel medesimo tempo, icone di un momento che si prolungherà nel tempo, per quando si vorrà comprendere nuovamente.

Un’ultima cosa: Fulvia gioca spesso con lo strumento, lo usa per sé, quando le fa comodo. Ne escono autentiche poesie già scritte nel suo pensiero fotografico, per via di un’ideazione sempre fervida e accesa.

Fulvia Farassino Pedroni, cremonese di nascita, ha intrapreso la sua carriera professionale nel mondo dei cineclub a Milano e dalla fine degli anni settanta si è dedicata a tempo pieno alla fotografia.

Specializzatasi in fotoreportage d'ambiente cinematografico, ha seguito festival e riprese di film dedicandosi soprattutto a ritratti d'attori e registi; successivamente ha fotografato anche scrittori, artisti, pubblicitari e imprenditori nonché artigiani di manufatti ormai rari, preferibilmente nel loro ambiente di lavoro.

Dal suo studio collabora con regolarità come free-lance agli inserti del Corriere della Sera: Magazine e Vivi Milano. Ha pubblicato su Max, Ciak, L'Espresso, Epoca, L'Europeo, Vanity Fair, La Repubblica, Il Corriere della sera, La Gazzetta dello sport, Insieme, Capital, e altre riviste italiane e straniere. Tra i suoi fotoreportage, inoltre: l'Iraq dopo la prima guerra del Golfo, la Legione straniera, le comunità d'immigrati in Italia.

La fotografia. Festival del Cinema di Venezia, Carlo Verdone al Lido dell’Hotel Excelsior, 1981. Ph. Fulvia Farassino

Fulvia Farassino, Carlo Verdone, 17 novembre 1950

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