LA MALATTIA DEL ROMANTICISMO.
24 marzo 1882. Il biologo tedesco Robert Koch annuncia la scoperta del Mycobacterium tuberculosis, batterio responsabile della tubercolosi.
La tubercolosi – o tisi, consunzione, mal sottile, mal di petto, scrofolosi, peste bianca, il “chiuso morbo” di Giacomo Leopardi – ha occupato la musica e la letteratura dell’800 e quindi si è vestita con un alone di romanticismo. Un esempio famoso rivive nella “Boheme” di Giacomo Puccini, dove Mimì è malata di tisi; ma anche nella “Traviata” di Giuseppe Verdi il morbo diventa protagonista. Violetta Valery accusa i primi sintomi già nel primo atto, dopo il famoso brindisi di “Libiam nei lieti calici”. Alfredo Germont, il suo amato, se ne accorge; ma poi si tornerà all’amore, perché lui, da dietro le quinte, canterà “Un dì felice, eterea, mi balenaste innanze”; la donna risponderà con la famosa aria “Amami Alfredo”.
Con l’opera di Verdi, peraltro tratta dal romanzo "La signora delle Camelie" di Alexandre Dumas figlio, per passione ci siamo lasciati un po’ andare; ma lì la tubercolosi quasi si mimetizza, trasformandosi: da malattia del corpo diviene una sindrome dell’anima, che si logora spesso nell’amore non ricambiato e che devasta e consuma i polmoni dell’ammalato di Tisi.
Molte celebrità si ammalarono di tubercolosi. Rimanendo in ambito musicale, anche Fryderyk Chopin ne venne contagiato, con un decorso particolarmente debilitante. Non rinunciò mai ai concerti, ma il suo tocco divenne sempre più debole, fino a non sentirsi. Ogni volta che si alzava dal pianoforte era pallido e stanco. «Chopin tossisce con grazia infinita», scriveva la sua amata. Chopin moriva a 39 anni.
Gli intellettuali ebbero spesso un atteggiamento quasi benevolo nei confronti della tubercolosi. Si vociferava che addirittura favorisse la creatività. Lord Byron, poeta inglese e frequentatore della costa ligure (a Portovenere, dove c’è la grotta che porta il suo nome) ebbe modo di scrivere: «Mi piacerebbe morire di consunzione perché tutte le donne direbbero “Guarda il povero Byron, come appare interessante mentre muore”».
Circa le fotografie, ecco dove si sono indirizzate le nostre scelte: la prima mostra l’attore Emil Jannings che interpreta il dott. Koch nel film “Robert Koch, der Bekämpfer des Todes” del 1939; la seconda è un ritratto dello stesso a firma di Edward Steichen.