QUARTO POTERE AL CINEMA
1 maggio 1941. "Quarto Potere", il primo lungometraggio del giovane regista Orson Welles, esce in tutte le sale cinematografiche americane. E’ considerato un capolavoro della cinematografia mondiale.
Gli scorsi anni ci occupammo dell’Empire State Building (inaugurato il 1° maggio del 1931), della Festa dei Lavoratori, ma anche di Sally Mann (nata nel 1951, sempre il primo giorno di maggio) e Ayrton Senna (deceduto nel 1994 a Imola).
Ci sarebbe tanto altro da dire, in questo 1° maggio; perché la fotografia è come la vita: propone e ripropone, salvo poi sorprenderci quando esce dal cassetto, inaspettatamente, facendoci ridere, piangere e meravigliare.
Torniamo a Quarto potere. Il titolo originale del film è Citizen Kane, cioè il cittadino Kane: l’incarnazione del sogno americano, la storia di un cittadino umile che riesce a costruirsi un vero e proprio impero.
La figura di Kane era vagamente ispirata a quella del reale imprenditore William Randolph Hearst, che si adirò non poco all’uscita del film.
Nel 1942 il capolavoro di Welles ricevette 9 candidature ai Premi Oscar: miglior film, migliore attore protagonista (Welles), migliore regia, migliore sceneggiatura originale, migliore fotografia, migliore sonoro, migliore montaggio, migliore musica. Vinse solo una statuetta per la migliore sceneggiatura firmata da Welles e Herman J. Mankievicz. Il film fu un clamoroso insuccesso di pubblico e critica, ma Quarto potere resta ancora oggi uno dei migliori film nella storia del cinema.
Un’opera senza tempo, rivoluzionaria in ogni inquadratura, Quarto potere è un film di attualità sconcertante nel mettere a fuoco il potere dei media e l’inafferrabilità della complessità umana. Per mostrare la realtà immaginata di un magnate in ascesa e declino Welles mette in scena fittizi cinegiornali, punti di vista difformi e contraddittori, scene spiazzanti e mai viste prima. In Quarto potere troviamo un’inquadratura dall’alto di un giovane Kane in piedi a gambe larghe su cataste di suoi giornali. La scena indica potere, spavalderia, onnipotenza, nonostante l’angolazione della ripresa.
Alla fine, ecco l’insegnamento: l’essenza di un uomo resta e resterà inafferrabile. Possiamo coglierne aspetti, frammenti parziali; ma davanti alla sua morte nemmeno chi “lo conosceva bene” riesce a comprenderlo del tutto.