Skip to main content

MORGAN FREEMAN E NON SOLO

Quello di oggi è anche un articolo d’approccio: con un po' di fotografia e molti ricordi, come sempre del resto.

Iniziamo a camminare all’inizio di questo Giugno così difficile, partendo dalla notizia forse più importante: il 2 giugno 1946 nasce la Repubblica Italiana. Con un referendum istituzionale, gli italiani votano il passaggio dalla monarchia alla repubblica (12.717.923 voti contro 10.719.282); Umberto II di Savoia lascia il paese. Per l’Italia fu un grande cambiamento, che avvenne dopo ottant’anni di monarchia, due guerre mondiali, un conflitto civile. Le tensioni rimasero ancora alte, anche se poi eravamo di fronte alle prime elezioni realmente “politiche”. Dopo nascerà la costituzione, per una nazione che doveva ripartire.

Il 1° giugno 1926 nasce Los Angeles Norma Jean Baker, universalmente nota come Marilyn Monroe. Donna fragile, dall’infanzia infelice, Marilyn viene travolta dal successo e la sua vita, tumultuosa e affettivamente instabile, culmina nel 1962 con una morte prematura e ancora in parte misteriosa.

Oggi vogliamo ricordare un grande autore: Mario De Biasi. Lui nasce a Sois, un piccolo paese del comune di Belluno, il 2 giugno 1923. Si avvicina alla fotografia in Germania (là fu deportato durante il secondo conflitto mondiale) nel 1944, usando una fotocamera ritrovata tra le macerie della città. Nel 1953 iniziò la sua collaborazione con Epoca. Per la rivista Mondadori realizzò importanti reportage, primo fra tutti quello sulla rivolta popolare di Budapest del 1956. Circa i fotografi, c’è dell’altro. A Milano, in zona Naviglio Pavese, c’è una via dedicata a Icilio Calzolari. Lui, nato a Parma il 2 giugno 1833, è stato un fotografo che lavorò nella Milano della seconda metà dell’800. In questo inizio giugno è giusto ricordare anche il pioniere del volo in mongolfiera, Eduard Spelterini. Lui nasce il 2 giugno 1852 a Bazenheid, in Svizzera, ed è stato tra i primi a interpretare la fotografia aerea.

L’ospite di oggi è Morgan Freeman, attore. Lo ricordiamo nel film Robin Hood - Principe dei ladri, di fianco a Kevin Costner. Non si tratta del suo lavoro più celebre, ma entra perfettamente nella parte di Azeem: saggio, coraggioso, riconoscente (nei confronti di Robin), devoto. Sua è questa frase: «Non esistono uomini perfetti, ma solo intenzioni perfette».

Continua a leggere

ERNA LENDVAI-DIRCKSEN E LA FOTOGRAFIA RURALE

Erna Lendvai-Dircksen nasce il 31 maggio 1883. È stata una fotografa tedesca nota per alcuni volumi che raccoglievano i ritratti d’individui rurali, colti in tutta la Germania. Durante il Terzo Reich, le sue fotografie furono utilizzate per promuovere l'ideologia razziale. Nello stesso periodo, le fu commissionato di documentare la nuova autostrada e gli operai che la costruivano.

I ritratti dei contadini di Lendvai-Dircksen si adattavano all'etica nazista, tranne per il fatto che nella sua pubblicazione iniziale quasi tutti i suoi soggetti erano vecchi, e in effetti descriveva chiaramente il danno ai loro corpi come un segno di autenticità. In seguito, ha ampliato la sua attenzione ai bambini. Non ha mai fotografato lo sport, per ragioni tecniche e personali.

Sebbene Lendvai-Dircksen sia stata chiamata "Erna bruna" per la promozione degli ideali nazisti nel suo lavoro sotto il Terzo Reich, i suoi ritratti possono essere paragonati al lavoro di Dorothea Lange o Walker Evans, come documentazione di persone povere. Anche Margaret Bourke-White ha fotografato i lavoratori sotto una luce eroica. Lo stesso principio di caratterizzare un paese attraverso le fisionomie della sua gente era condiviso da fotografi dell'era di Weimar come il progressista August Sander, nel suo Antlitz der Zeit (Il volto del nostro tempo).

Ci è piaciuto incontrare la fotografa tedesca. Al di là del contesto storico e dell’utilizzo delle sue fotografie, osservandole oggi si riconosce una poesia di fondo, la voglia della ricerca. Cerchiamo di prendere spunto da ciò che vediamo, dimenticando il resto.

Continua a leggere

I BEATLES REGISTRANO WHITE ALBUM

30 maggio 1968, i Beatles iniziano le registrazioni dell’album che porta il loro nome, più conosciuto come “White Album“. Nel gran numero di brani al suo interno si trovano i vari temi della loro carriera dalle loro tipiche ballate alla pura sperimentazione. Come musicisti di supporto alla registrazione si segnala la presenza di Eric Clapton, Nicky Hopkins e Jackie Lomax.

Il nono album dei Beatles in sette anni è senza dubbio uno dei loro migliori. Senza grafica o testo oltre al nome della band in rilievo in lettere grigie sulla semplice copertina bianca, The White Album fu il primo che i Beatles intrapresero dopo la morte del manager Brian Epstein e il primo pubblicato dalla loro etichetta discografica, Apple.
Il progetto grafico della cover porta la forma di Richard Hamilton, una delle figure di spicco della pop art inglese.

Per quanto riguarda George Harrison, quando i Beatles registrarono le sovra incisioni sulla sua nuova canzone While My Guitar Gently Weeps, Eric Clapton aggiunse l'assolo di chitarra e divenne il primo musicista rock esterno a suonare in una registrazione dei Beatles. All’inizio Clapton era riluttante a unirsi a loro in studio, dicendo: «Nessuno suona mai sui dischi dei Beatles», ma Harrison lo convinse. George ed Eric erano diventati buoni amici nel corso degli anni, il che vide Clapton diventare un po' troppo amichevole con la moglie di Harrison, Pattie. L’ex chitarrista dei Cream alla fine sposò il primo amore di George e scrisse sia Layla che Wonderful Tonight sull’ex attrice e modella.

Anche Clapton amava i cioccolatini e il suo amico George scrisse Savoy Truffle come tributo alla dipendenza di Eric dal cioccolato: il titolo e molti dei testi provengono da una scatola di cioccolatini Good News di Mackintosh. A completare il contributo di Harrison c’era un’altra bella canzone, Long Long Long e la divertente Piggies.

Continua a leggere

ANNETTE BENING, LA COMPOSTEZZA

Ci piace, Annette Bening; amiamo la sua compostezza. In trentacinque anni di carriera, ha interpretato i personaggi più diversi. In ogni ruolo, la sua è stata una presenza consistente, dominante.
L’attrice brilla nell’interpretare donne difficili, intelligenti e problematiche, complicate. Questa è la ragione per la quale ama recitare in teatro, a contatto col pubblico. Li emerge la sua fisicità, la compostezza recitativa, quasi sia necessario sincronizzare gesti e respiro, alla stregua di un atleta.

Ricordiamo Annette Bening nel film “Il presidente - Una storia d'amore” di Rob Reiner, al fianco di Michael Douglas. Non si tratta della sua pellicola più famosa, anzi. Lì veste i panni di un avvocato ambientalista, Sydney Ellen Wade, che irrompe all’interno della Casa Bianca, ma anche nella vita del presidente, il quale, attirato dalla franchezza della donna, se ne innamora perdutamente. Annette, nel suo ruolo, commette una gaffe dopo l'altra; ed è questo ciò che ci è piaciuto maggiormente, anche perché il tutto si mescola con una signorilità innata, composta potremmo dire.

La love story presidenziale provoca le manovre del senatore avversario, il quale scopre che dieci anni prima Sydney Ellen Wade (Annette, appunto) durante un corteo di protesta aveva bruciato la bandiera americana e utilizza questo fatto per screditarne l'immagine. L'idillio giunge al capolinea quando viene dimezzata la portata del trattato sull'ambiente, per il quale Sydney, da brava ambientalista, si era battuta col suo staff. Gli attacchi sempre più pesanti dell’avversario politico e l'abbandono della donna amata scatenano l'orgoglio del presidente, che reagisce in diretta televisiva, facendo riportare il decreto alla stesura originaria e promuovendo il disarmo che aveva promesso. La stampa, l'opinione pubblica e il senato reagiscono con entusiasmo e Sydney può riabbracciare l'uomo che ama e che ora stima. Questi avrebbe detto: «Perché l'uomo più potente del mondo non può avere l'unica cosa che più desidera?».

Continua a leggere