LET IT BE, L’ULTIMO DEI BEATLES
8 maggio 1970. I Beatles, poco prima del loro scioglimento, pubblicano "Let It Be", l’ultimo album. La presenza di Yoko Ono, le controversie personali e tanto altro portano a un punto di rottura. Pare che la stessa registrazione dell'album si sia svolta tra continui litigi.
La primavera del 1970 non si può dimenticare facilmente, soprattutto se ai tempi si amavano i Beatles. Il 10 aprile Paul McCartney lasciava il gruppo e i Fab Four erano così arrivati al capolinea. L’8 maggio del 1970 usciva Let It Be, il capitolo terminale della loro storia, ma non l’ultimo lavoro ad essere registrato dai quattro di Liverpool: quello fu Abbey Road. Let It Be era stato registrato prima, nel gennaio del 1969. Nelle note del disco non s’intuiscono le controversie personali, ma la storia ci tramanda il racconto di un gruppo in piena crisi.
Let it be riscosse un grande successo, che la critica non condivise. Non siamo in grado di esprimere giudizi, anche perché i Beatles li abbiamo scoperti col tempo, lentamente, riconoscendo loro una modernità inaudita. Mettere sul piatto un vinile dei Fab Four vuol dire ascoltare l’oggi, senza nostalgia per quel passato ormai lontanissimo. Dell’album in questione ricordiamo Across The Universe, The Long And Winding Road e Let It Be, comunque dei capolavori.
Nell’album c’è una canzone che porta lo stesso nome: Leti it be, appunto. Non si tratta di una canzone religiosa, come sulle prime si potrebbe pensare. La Mary del testo è la madre di Paul McCartney, che lui vede in un sogno rasserenante. Le parole recitano così: «Quando mi trovo in momenti difficili, madre Mary viene da me, con parole di saggezza, lascia che sia».
Quella canzone rimane, a nostro avviso, una delle più belle della storia musicale. Già nella intro fatta di pianoforte s’intuisce una sorta di magia, che si esalta con l’entrata del piatto (la batteria) e della componente orchestrale. Il ritornello diventa quasi un coro, interrotto solo da un piccolo frammezzo musicale. L’assolo di chitarra, non virtuoso ma essenziale, completa la struttura del tutto.
Ci vergogniamo nel dirlo, ma spesso proviamo a suonarla in solitudine con la chitarra, cantandola a bassa voce. Non vediamo Mother Mary, ma una certa saggezza emerge ugualmente: Let it be.