FOTOGRAFIA DA LEGGERE …
Riprendiamo con la rubrica del lunedì, la “Fotografia da Leggere”; il giorno dopo però (chiediamo scusa). Oggi incontriamo un libro intimo, anche per chi legge. Si tratta di “Vita di Luigi Ghirri, Fotografia, Arte, Letteratura e Musica” firmato da Vanni Codeluppi (Carocci Editore).
Nel guardare le immagini del fotografo di Scandiano ci s’immerge nel silenzio visivo, non perché riguardino luoghi privi di rumori, ma per il fatto che creano uno spazio di silenzio dentro chi osserva, trasportando altrove i suoi pensieri abituali. La definizione è di Gigliola Foschi, autrice del libro “Le fotografie del silenzio”, peraltro riportata anche nel volumetto che abbiamo tra le mani. Nello sviluppo dei contenuti, l’autore tenta (riuscendovi) di offrire una spiegazione filosofica alle fotografie di Luigi Ghirri e anche al silenzio interiore che riescono a far scaturire.
Leggiamo nel prologo. Dieci fotografie di Luigi Ghirri. Non sono le più importanti, soltanto alcune tra le centomila scattate. Ognuna di queste, però è legata a un’importante componente della filosofia estetica del fotografo, così come a un decisivo capitolo della sua vita di essere umano. Un’esistenza che è stata breve e non avventurosa, ma sicuramente intensa.
[…]
Arrivato alla fine del suo esistere, Luigi si è accorto di aver messo insieme un immenso mosaico, che rappresentava magicamente il suo volto. Ha capito, cioè, che noi essere umani siamo interamente costituiti di quel mondo che ci circonda, ci entra dentro e ci dà vita. Come ha fatto Luigi, si tratta solo di lasciarlo passare, senza opporre alcuna resistenza.
Del resto, lui impara come i legami con gli altri siano importanti e per questo li curerà con un impegno assiduo. Non solo, da adulto conserverà grande affetto verso tutti i parenti e i luoghi che hanno caratterizzato la sua infanzia; ed è il passato a rappresentare uno dei temi rilevanti della sua poetica.
Questo e altro costituisce l’ossatura del lavoro di Codeluppi, il tutto argomentato dalle dieci fotografie che dicevamo, anch’esse da leggere (e comprendere). Perché negli scatti di Luigi sembra che la realtà si sia messa in scena per lui. Non è così: egli ne ha saputo cogliere una porzione che è già ordinata e messa in scena alla perfezione.