ABBAS ATTAR, NATO FOTOGRAFO
Ci sono fotografi dei quali ci si accorge in ritardo, pur conoscendone l’esistenza. Non può essere chiamata in causa solo la distrazione dell’appassionato, ma la stessa vita dell’autore, quella che non ha mai concesso attimi di riflessione o pause nell’operatività.
Ecco cosa leggiamo sul sito della Magnum, la nota agenzia. Abbas occupava una nicchia a cavallo tra il fotogiornalismo e l’arte. «Mi descrivevo come un fotoreporter e ne ero molto orgoglioso», ha scritto Abbas per Magnum. «La scelta prevedeva due possibilità: pensare a me stesso come un fotoreporter o come un artista. Non era per umiltà che mi definivo fotoreporter, ma per arroganza. Pensavo che il fotogiornalismo fosse superiore, ma oggigiorno ho cambiato idea, perché anche se utilizzo le tecniche di un fotoreporter e vengo pubblicato su riviste e giornali, sto lavorando alle cose in profondità e per lunghi periodi di tempo. Non mi limito a creare storie su ciò che sta accadendo. Sto creando storie sul mio modo di vedere cosa sta succedendo».
Secondo Abbas esistono due approcci alla fotografia: «Uno è scrivere con la luce e l’altro è disegnare con la luce». Il fotografo ha poi aggiunto: «Per la scuola di Henri Cartier-Bresson la singola immagine è fondamentale. A mio parere, non è mai stato questo il punto. Le mie foto fanno sempre parte di una serie, di un saggio. Ogni immagine dovrebbe essere abbastanza bella da reggere da sola, ma il suo valore è parte di qualcosa di più grande».
Anche se la sua biografia ufficiale afferma che era un “fotografo nato”, Abbas ha raccontato di come il viaggio a New Orleans, nel 1968, lo abbia reso un “professionista”; questo perché, attraverso la realizzazione del suo primo saggio fotografico, è riuscito a comprendere come la sequenza delle immagini sia essenziale per costruire una narrazione. Ha scritto: «All'epoca non lo sapevo, ma l'importanza che attribuisco alla sequenza del mio lavoro è iniziata lì per lì. Chi conosce il mio lavoro sa che quando mi definisco fotografo intendo dire uno che scrive con la luce». (Fonte: sito Magnum).
Non sappiamo se definire Abbas reporter o artista, ma il dilemma non ci riguarda. Può e deve essere annoverato tra i grandi di sempre.