CHRISTIANO JUNIOR FOTOGRAFO
Prima di parlare del fotografo delle Azzorre, permetteteci qualche sguardo a ritroso su quanto già incontrato. L’estate è una stagione vacanziera, pigra, fatta anche di riflessioni, sul tempo e sull’età, come direbbe un noto cantautore. Quella del 1969 fu ricca di eventi che diventarono storia: dal primo allunaggio (20 luglio) al concerto di Woodstock (15-18 agosto). L’uomo camminava sulla luna e cambiava la prospettiva sul mondo. Qualcuno ci guardava di lassù, e all’improvviso da osservatori diventammo guardati, piccoli abitanti dello spazio.
Ma proprio le regole prospettiche stavano cambiando, forse più drasticamente. In quell’estate 1969 due computer, uno a est l’altro a ovest degli USA, si misero a dialogare, scambiandosi dati, dando così origine alla rete. Tempo e spazio, elementi cardine della fisica classica, venivano messi da parte: era stata posta la prima pietra sulla globalizzazione.
Il mondo giovanile si sarebbe dato appuntamento a Woodstock, per una tre giorni di musica (ne parleremo); in più, sempre nell’estate ’69 veniva presentato il film Easy Rider, un road movie che metteva in luce la cultura della controtendenza, la risposta hippie al piattume medio borghese: l’inno alla libertà ad ogni costo.br Regista e interprete della pellicola era Dennis Hopper. Lui, classe 1936, viene ricordato per i suoi ruoli tormentati, ma amava molto pure la fotografia. Negli anni ’60, portava sempre con sé una macchina fotografica per cercare di “catturare l’attimo” e rubare scatti all’interno di feste private, set cinematografici, cene o manifestazioni varie. É stato una personalità effervescente e anticonformista, vestiva quasi sempre da cow boy, anche durante le cerimonie.
Il 21 luglio 1899 nasce Ernest Hemingway. La ricorrenza ci permette di definire meglio i contorni della sua fama. Diciamo subito che Ernest, come scrittore, ha occupato con i suoi romanzi la vita d’intere generazioni: anche quella di chi scrive. Francesco Guccini lo cita nella sua canzone “Incontro” (LP Radici): «I nostri miti morti ormai, la scoperta di Hemingway».
Woody Allen lo riporta in vita nel film “Midnight in Paris” (2011), dove il protagonista impara ad accettare il presente grazie a due figure importanti della letteratura americana del ‘900: E. Hemingway e F.S. Fitzgerald.
Del resto, in molti hanno letto “Addio alle armi” (bella l’edizione Mondadori del 1949, con la traduzione di Fernanda Pivano), “Per chi suona la campana”, “Il vecchio e il mare” (anche qui con la traduzione di Fernanda Pivano, Mondadori 1952; Premio Nobel per la letteratura), “Fiesta”. Piaceva, forse, il suo appartenere alla Lost Generation o anche la vita turbolenta da lui portata avanti.