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UN BARONE AUSTRIACO FOTOGRAFO

Prima di conoscere il fotografo austriaco, siamo indotti a parlare di quanto già detto gli anni scorsi.
Il 6 agosto 1945, alle 8.15 del mattino, il Boeing USA B-29 "Enola Gay" sganciò su Hiroshima "Little Boy", la prima bomba atomica a uso bellico, cogliendo di sorpresa la città, importante centro navale e militare. Sulla città si sollevò un fungo atomico alto 18 Kilometri. L’ordigno con il suo carico di 60 chilogrammi di uranio 235, dimostrò per la prima volta al mondo intero la potenza distruttiva dell’atomica. Perirono 80.000 persone.
Lo spostamento d'aria rase al suolo case e edifici nel raggio di circa 2 km. Ai gravissimi effetti immediati (80.000 morti e quasi 40.000 feriti, più 13.000 dispersi) si aggiunsero negli anni successivi gli effetti delle radiazioni, che portarono le vittime a quota 250.000. Il giorno 9 agosto "Fat Man", una seconda bomba, fu lanciata su Nagasaki. Una nebbiolina diffusa rese difficile la precisione del lancio: l'obiettivo non fu centrato, con un errore di circa 4 chilometri. Anche l'altezza ottimale non fu centrata per circa 150 metri. Morirono 40.000 persone. Il 14 agosto, la riunione del governo nel rifugio antiaereo del Palazzo Imperiale vide l'imperatore Hirohito annunciare la volontà di arrendersi dopo i drammatici bombardamenti delle due città. Il 15 agosto, il suo discorso di resa fu consegnato alla radio. Era definitivamente conclusa la Seconda Guerra Mondiale.

Il 6 agosto 1839 nasce il barone Raimund von Stillfried, noto anche come barone Raimund von Stillfried-Rathenitz, un fotografo austriaco.
Dopo aver lasciato la carriera militare, Stillfried si trasferì a Yokohama, in Giappone, e aprì uno studio fotografico chiamato Stillfried & Co. che operò fino al 1875. Nel 1875, Stillfried formò una partnership con Hermann Andersen e lo studio fu rinominato Stillfried & Andersen (noto anche come Japan Photographic Association). Questo studio operò fino al 1885. Nel 1877, Stillfried & Andersen acquistò lo studio e le azioni di Felice Beato. Verso la fine degli anni '70 dell'Ottocento, Stillfried visitò e fotografò in Dalmazia, Bosnia e Grecia. Oltre ai suoi sforzi fotografici, Stillfried formò molti fotografi giapponesi. Nel 1886, Stillfried vendette la maggior parte del suo stock al suo protetto, il fotografo giapponese Kusakabe Kimbei, quindi lasciò il Giappone.
Abbandonò il Giappone per sempre nel 1881. Dopo aver viaggiato a Vladivostok, Hong Kong e Bangkok, alla fine si stabilì a Vienna nel 1883. Ricevette anche un mandato di nomina imperiale e reale come fotografo.
Il barone Raimund von Stillfried muore 12 agosto 1911, a Vienna.

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MARILYN MONROE E ROBERT FRANK

5 agosto 1962, una spiaggia degli Stati Uniti. Una donna con una fluente chioma bruna è sdraiata sulla sabbia. Una bimba che brandisce una grande bandiera americana sollevata dal vento. Un ragazzino intento a leggere il giornale, dove spicca a chiare lettere il titolo "Marilyn Dead".
In un unico scatto Robert Frank racchiude un attimo di vita quotidiana e un frammento di storia. La vita e la morte, la spensieratezza e la tragedia, in un'unica, stupenda e irripetibile immagine.

Robert Frank è il fotografo della beat generation. Famosissima (obbligatorio possedere il volume!) la sua pubblicazione “The Americans”, un’indagine dietro le quinte di un’America inebriata dal boom economico, ma che però vive contrasti sociali importanti. Il libro di Frank rappresenta un capolavoro della fotografia “street”, pur con tutte le critiche possibili alla recente terminologia “stradale”.
Robert Frank fu molto impegnato culturalmente, particolarmente con le avanguardie del tempo. Lo scrittore Jack Kerouac, col quale condividerà un viaggio on the road in Florida, scriverà l’introduzione a The Americans per l’edizione americana (anche quella di Contrasto ha la stessa prefazione).
Nelle foto del nostro non troviamo il “Sogno Americano”, ma le speranze calpestate dalla lotta quotidiana per sopravvivere: pur in una nazione (gli USA) che sta manifestando il proprio lato migliore. Sono i “battuti” a venir fuori nelle immagini di Frank (beat, appunto), con tutto il loro racconto, tra tragedia e contraddizione.

Nella foto che proponiamo, e che abbiamo già anticipato, vive tutta la narrazione di Frank. Una madre con i figli su una spiaggia del Massachussets. Le pagine di un giornale danno la notizia della morte di Marylin Monroe. È il 5 agosto 1962. La bambina corre facendo volare la bandiera americana, giocando di fronte alla tragedia già consumata e letta lì al momento.

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SCOMPARE MARILYN

Il 4 agosto 1962 si spegne a Los Angeles una delle intramontabili star del cinema americano: Marilyn Monroe, al secolo Norma Jeane Baker; un’attrice che, dalla prima apparizione, diventa subito mito e icona di sensualità, ma anche “il sogno proibito” d’intere generazioni, una “bella da morire”, però. Marylin è una donna insicura e sentimentalmente instabile, che nasconde una personalità fragile, che gli deriva forse da un’infanzia infelice, trascorsa in orfanotrofio. La sua vita turbinosa si conclude tragicamente e prematuramente in quel 1962, con una morte per certi aspetti ancora avvolta nel mistero.

Ne parlammo anche anni addietro, riferendoci alle fotografie di Bert Stern (volute da Vogue), alcune senza veli, che però Marilyn danneggiò, uccidendo così prematuramente la propria immagine.
Poche settimane prima della sua morte, un altro fotografo, George Barris, ha ritratto Marilyn Monroe in quello che sarebbe diventato il suo ultimo servizio fotografico professionale da attrice. Marilyn si fidava di George, anche perché si conoscevano da diversi anni, essendosi incontrati sul set di “Quando la moglie è in vacanza”. Le immagini hanno catturato la star in momenti onesti e indifesi e ne esce un ritratto privo di notorietà, dove l’attrice si mostra per come era intimamente, senza le luci della ribalta a renderla diva.

“Quando l'ho vista per la prima volta, ho pensato che fosse la persona più bella che avessi mai incontrato", ha detto Barris al Los Angeles Daily News nel 2012. "Mi ha completamente sbalordito". Le fotografie sono state scattate durante due sessioni: la prima si era tenuta all'interno di una casa di Hollywood, dove la Monroe venne preparata da un team di parrucchieri e truccatori professionisti; la seconda divenne una seduta informale su una spiaggia di Santa Monica.

Una curiosità. Norma Jeane adorava lo champagne. Com’è noto, andava a dormire indossando due gocce di Chanel N°5, ma si svegliava tutte le mattine con una “bolla francese”. Secondo il fotografo George Barris la diva ne beveva «come fosse ossigeno». La leggenda narra che una volta abbia addirittura fatto il bagno con lo champagne. Ne ha bevuto la notte del 4 agosto 1962? C’è una strana coincidenza, lo champagne nacque proprio un 4 agosto — del 1693 —ad opera del monaco benedettino Pierre Pérignon.

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IMAGO ESPONE IVO SAGLIETTI

Orbetello, soleggiata e vacanziera, ci accoglie con una sorpresa: sabato 3 Agosto 2024, alle ore 21:00, presso i locali della Ex-Polveriera Guzman, in Via Mura di Levante, si terrà l’inaugurazione della mostra di Ivo Saglietti dal titolo “Ivo Saglietti: Due Racconti”.
L’evento, organizzato dall’Associazione Culturale ImagO con il contributo e il patrocinio del Comune di Orbetello, vuole ricordare la figura del grande reporter, scomparso nel dicembre del 2023, che negli ultimi anni aveva spesso avuto modo di frequentare Orbetello.
All’evento interverranno: Federico Montaldo, che presenterà il libro “Ivo Saglietti – Lo Sguardo Inquieto”, il fotoreporter Francesco Cito e Roberto Berné titolare di Studio Berné, collaboratore e sponsor della mostra.
La mostra resterà esposta fino al 25 Agosto.

L’esposizione sarà composta di due corpi distinti, due racconti per immagini. Il primo, inedito, porta il titolo “Marinai Perduti”, quelli che, a causa del fallimento delle società armatrici o della messa sotto sequestro delle navi su cui lavorano, si ritrovano per mesi, a volte anni, dimenticati nei porti a bordo dei navigli - quasi sempre delle vecchie carrette - costretti ad una immobilità forzata. Spesso senza stipendio o con mezzi ridotti al minimo vivono una sorta di limbo in una forma di prigionia galleggiante, estraniati dal mondo, dal mare, dalle famiglie lontane. In attesa di un’udienza del Tribunale, di un provvedimento dell’Autorità che decida il loro destino. Le foto del progetto, mai pubblicate in precedenza, sono state realizzate a Marghera e a Napoli negli anni 2003-2004.

L’altra esposizione, dal titolo “Palestina”, è, purtroppo, di costante e drammatica attualità. Le immagini di quel territorio e della sofferenza di quel popolo, anche se datate di qualche decennio, non perdono mai di attualità; non passano mai dalla cronaca alla storia.
L’occhio di Ivo Saglietti, fortemente empatico e solidale con quel popolo ci offre la sua visione, sempre carica di empatia. Egli non si sofferma mai sui particolari più cruenti e brutali, non cerca mai la facile emotività ma cerca di raccontare, con la sua consueta umanità e con il rispetto dei i soggetti ripresi, la vita nei “territori” palestinesi.
Territori che Saglietti ha cominciato a frequentare già dal 1976, poi nel 1979 come inviato di Sipa Press per la prima Intifada. E poi sempre più spesso, a partire dal ’92, dopo gli attacchi ai campi profughi da parte di Israele e la costruzione del muro in Cisgiordania. Fino al funerale di Arafat nel 2004 e ancora dopo.

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