LUCIA MOHOLY, ORGOGLIO DI DONNA
“Tra moglie e marito non mettere il dito”, così recita un antico proverbio; ma le cose peggiorano quando di mezzo c’è la professione, perché anni di dominio maschile hanno sempre messo nell’ombra la coniuge, se pure eccellente. La fotografia, dicevamo giorni addietro, è stata una via vera di emancipazione per molte donne, perché non richieste al lavoro dalle esigenze industriali ed economiche del momento. Il prezzo da pagare è stato alto, però, per molte professioniste, che hanno visto morire anche i legami di coppia. E’ il caso di Lucia Moholy, che ha lottato tutta la vita per “fare da sola”, nonostante tutto. Cerchiamo di conoscerne la storia.
Non è facile essere “la moglie di” qualcuno, soprattutto se famoso, e anche in fotografia. È stato così per Lucia Moholy, una fotografa nota ai più solo per essere stata la moglie del celebre pittore e fotografo ungherese László Moholy-Nagy, uno dei massimi esponenti del Bauhaus. Molti dei suoi lavori, infatti, erano spesso attribuiti a suo marito, oppure a Walter Gropius, l’architetto tedesco fondatore della Scuola del Bauhaus. Eppure, Lucia Moholy è riuscita, a fatica, a ritagliarsi uno spazio nel mondo della fotografia, lottando per vedersi riconosciute le foto che realizzava e che costituiscono una delle più importanti testimonianze della scuola di arte e disegno che si affermò in Germania negli anni che precedettero l’avvento del Nazismo.
Da un certo momento in poi, Lucia ha deciso di operare da sola. Con l’avvento del nazismo, e la fuga di molti dalla Germania, il suo ex marito la invitò a trasferirsi negli Stati Uniti, offrendole una cattedra all’università. Lucia rifiutò. Forse non aveva più voglia di dover dipendere da un uomo, di dover essere riconoscente a colui che l’aveva sempre tenuta nell’ombra.