RICORDANDO KOBE BRYANT
Chi dovesse passare sull’A1, oggi 26 gennaio, all’altezza di Reggio Emilia, troverebbe i tre ponti di Santiago Calatrava illuminati di giallo e viola. Sono i colori dei Los Angeles Lakers, la squadra nella quale Kobe Bryant ha militato per vent’anni. E’ il modo col quale i reggiani manifestano il proprio affetto al campione di basket deceduto il 26 gennaio 2020, assieme alla figlia, in un incidente d’elicottero. Coloro che poi volessero entrare in città, si accorgerebbero che anche la fontana del teatro Municipale Valli porta gli stessi colori.
Reggio Emilia è una città di Basket e il padre di Kobe ha giocato al palasport di via Guasco per due anni. Lì è cresciuto il futuro astro dell’NBA, nell’età dell’apprendimento, quando le ambizioni pulsano di sangue e idee. Con un po’ di presunzione, crediamo che Kobe abbia respirato l’aria passionale del capoluogo reggiano, con quella via Emilia di fianco che, senza barriere, è diventata l’aeroporto per il sempre.
Strano sport, la pallacanestro, a volte difficile a comprendersi. Armonico, elegante, veloce, il basket vive di centimetri e tempo, con i secondi che battono come il cuore, per quella palla che dovrebbe bucare la retina dell’anello arancione o venire sputata, quasi con scherno. Ci sono giocatori che tirano e segnano quando vogliono, perché sanno di poterlo fare. Kobe era tra questi, che oltretutto aveva dalla sua mezzi atletici straordinari. A Los Angeles lo ricordano bene e anche qui da noi la memoria è ben salda: quella di tante notti trascorse al TV, in occasione dei play off NBA, aspettando la leggenda.