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WIM WENDERS E LA FOTOGRAFIA

Wim Wenders è conosciuto come regista, sceneggiatore e produttore cinematografico. Lui però si è sempre interessato alle immagini. Quest’ultime hanno assorbito profondamente le sue attenzioni, persino di più di quanto non abbia fatto l’attività cinematografica. Prova ne è l’album - saggio pubblicato nel 1993 (“Una volta”) e la dichiarazione che lì ha rilasciato: «Perché ogni fotografia è più dello sguardo di un uomo ed è superiore alle capacità del suo fotografo». Nella copertina del libro, il regista afferma: «Ogni foto è anche un aspetto della creazione al di fuori del tempo e il poter fotografare è un atto di presunzione e di ribellione: è troppo bello per essere vero, ma è anche altrettanto troppo vero per essere bello».

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IL REGISTA DELLA PAURA

Il titolo non deve ingannare, con i film di oggi ci spaventiamo di più. I film di Hitchcock, però sono rimasti moderni, perché, per quanto inverosimili, si manifestano alla nostra vista come plausibili. La paura vera è lì: non in quello che si vede, ma per quanto potrebbe accadere a noi, magari a fine proiezione. “Gli uccelli” ne è un esempio o anche "La finestra sul cortile". Quest’ultimo film è un affresco di tecnica, che vive in due ambientazioni: un caseggiato e un piccolo appartamento, dove vive un fotografo convalescente. Sarà lui a scoprire un omicidio, inserito con cura in un palazzo che vive di tanti personaggi variegati. Ecco, sì: in questo lavoro la fotografia diventa protagonista, il che ci fa piacere ricordarlo; ma a vincere è il racconto, quello che appare come disegnato in un fumetto d’autore. Del resto, Hitchcock era fatto così: si presentava sulla scena con delle scenografie disegnate personalmente, estremamente dettagliate. Il rigore, quello di qualità, paga sempre.

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RICORDANDO GABRIELE BASILICO

Basilico è spesso abbinato alla fotografia d’architettura, anche se deve essere considerato uno dei più famosi fotografi italiani. Ha lavorato molto anche all’estero.Nel 1983, a Les Rencontres d’Arles, venne avvicinato da Bernard Latarjet, dirigente dell’agenzia statale francese DATAR, che si occupava di pianificare, o meglio di progettare, il futuro del paese sul piano dell’economia territoriale, urbana e agricola. Latarjet stava progettando una grande missione fotografica da realizzarsi dal 1984 in poi, per fare una ricognizione del paesaggio francese in un momento di grandi cambiamenti come quello del passaggio all’era post-industriale. La missione assomigliava a quella che era stata condotta negli anni ʼ30 in America, durante la grande crisi, e ancora in Francia agli inizi della fotografia. Basilico è stato il primo e unico italiano a partecipare a quella missione. Concentrandosi sulla costa atlantica della Francia e sui paesaggi balneari, nel 1990 pubblicherà le raccolte "Porti di mare" e "Bord de mer".

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PROIEZIONISTA E FOTOGRAFO

I film vivono di storie, che alle volte ci portano lontano con la fantasia, in ambiti mai esplorati eppure coinvolgenti. E’ il caso di “Nuovo Cinema Paradiso”, diretto da Giuseppe Tornatore, costruito su pochi elementi, trattati però in profondità. C’è Alfredo (Philippe Noiret), il proiezionista del cinema in paese, e un ragazzino che cresce al suo fianco mentre lui proietta le pellicole; emerge però anche la Sicilia del tempo, in un divenire incessante e ben ritmato. S’intuisce poi, sempre nel film, il ruolo della sala cinematografica: centrale nella vita della comunità, lì come altrove. Si andava al cinema, ecco tutto: frequentemente. Altri tempi.

L’Alfredo del film comunque è esistito realmente e si chiamava Mimmo Pintacuda, fotografo e proiezionista, nato l’11 agosto 1927 a Bagheria, nel palermitano, stessa città di Tornatore, e morto a 86 anni il 21 dicembre del 2013. A lui il regista si è ispirato per Nuovo Cinema Paradiso, il suo film di maggiore successo, vincitore di un Golden Globe e un Oscar nel 1990, come migliore film straniero.

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