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[FOTOGRAFIA DA LEGGERE…]

“Fotografia da leggere” vuole diventare una rubrica fissa del nostro Caffè Letterario; perché sì, le immagini vanno viste, ma spesso entrano nelle nostre vite a sorreggere un’idea o anche solo un ricordo, senza che siano oggettivamente davanti ai nostri occhi. Del resto, molti romanzi sono costruiti su contenuti fotografici, e tanti ne incontreremo: è una promessa. Non possiamo poi dimenticare la saggistica o i testi “filosofici”, anche perché molti intellettuali si sono occupati della nostra passione nell’arco degli anni.

Oggi inizieremo con un volume piccolo, ma agile, intenso, ricco di elementi in grado di farci riflettere. Ferdinando Scianna rilegge Henri Cartier Bresson attraverso i suoi libri. Ne nasce un racconto intimo, dove gli elementi portanti sono costituiti da un’amicizia profonda e dalla passione del fotografo siciliano per i libri, particolarmente quelli fotografici.

Sfogliare e leggere «Cartier-Bresson. Libro dopo libro» vuol dire sentire le parole di un fotografo che parla di un altro senza l’aiuto delle immagini, perché nel volume non ve ne sono. Emerge, però, tutto l’amore per il senso dei libri, particolarmente in fotografia: un sentimento che può diventare contagioso e che ha trovato in noi dei fervidi sostenitori. Una biblioteca ricca può essere d’aiuto, e non solo come elemento ispiratore. La fotografia d’autore alza lo sguardo, lo allunga verso orizzonti impensabili, il che rappresenta un gran dono.

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[CLAUDIO ABBADO, DIRETTORE D’ORCHESTRA E SENATORE]

Abbado nasce a Milano il 26 Giugno 1933 in un'antica famiglia milanese, dove la musica era di casa. Suo padre era violinista, sua madre pianista, suo fratello pianista e compositore che divenne poi Direttore del Conservatorio di Milano, sua sorella studiò violino.

Una visita al Teatro alla Scala, da bambino di otto anni, ha acceso l'immaginazione musicale di Abbado. Da quel momento, si dedicò all'apprendimento del pianoforte e in poco tempo iniziò a suonare duetti piano-violino con suo padre. All'età di 15 anni guadagnava soldi suonando l'organo in chiesa. Quel viaggio alla Scala gli diede anche altri spunti: ha deciso di diventare un direttore d'orchestra. La decisione, però, non è stata facile. Dedicare la propria vita alla direzione d'orchestra, significava dimenticare la composizione o al pianoforte, che studiò al Conservatorio Verdi di Milano. Da lì andò all'Accademia di musica di Vienna dove dal 1956 al 1958 studiò con Hans Swarowsky, un'esperienza che lo convinse una volta per tutte circa la direzione d'orchestra.

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[TOSCANI, FINALMENTE]

Trasgressivo, sovversivo, finemente creativo: questo è sempre stato Oliviero Toscani, almeno nella sua veste pubblica. Oggi, finalmente, possiamo conoscerlo nel suo mestiere di fotografo, come abbiamo fatto con altri, esplorando i suoi lavori, prodotti in decenni di attività. Sarà importante riconoscere l’elemento legante, il filo rosso che unisce immagini uniche nel panorama fotografico di sempre. Già, perché Oliviero non si è mai posto il problema della fotografia bella o buona, riuscita o meno; per lui doveva emergere l’efficacia, il senso comunicativo, il messaggio che sarebbe potuto (e dovuto) arrivare. Ecco allora le fotografie commerciali disgiunte dal prodotto, le stesse che, in silenzio, urlavano la denuncia, il malcontento, la situazione alla quale porre rimedio.

Siamo curiosi, perché una volta visitata la mostra, torneremo a casa con tante domande e qualche risposta. Per una forma di rispetto, dovremo, almeno una volta, leggere le fotografie di Oliviero con la sintassi che meritano: indagando su modalità e metodiche, come abbiamo fatto con altri grandi. Di certo scopriremo che per lui non è mai stato importante l’istante decisivo, forse neanche la narrazione. Ha sempre preferito rendere iconico il sentimento, l’opinione, la reazione comune di fronte a un fatto. Il resto non sarebbe valso a nulla, come quella fotografia che parla su se stessa anche troppo a lungo.

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[VIENE FONDATA L’ALFA]

Non potevamo dimenticarci dell’Alfa Romeo, questo dopo aver celebrato la Mercedes ieri. Sì perché il 24 giugno 1910 viene registrata ufficialmente la ragione sociale A.L.F.A. (Anonima Lombarda Fabbrica Automobili), che diventerà Alfa Romeo. Il marchio del biscione diventerà un simbolo dell’automobilista sportivo, quello che si contrapponeva al “lancista”, più affezionato a Flavia e Fulvia. Altri tempi, quando, dopo l’inizio del boom economico, s’iniziava a scegliere, mettendo in mostra gusti e personalità, o anche sogni; sì perché quella Giulietta rossa Spider ha fatto ingolosire tanti. E poi come dimenticare la “Duetto” del film il Laureato? Insomma, l’Alfa Romeo ha reso iconici i ricordi di molti: a iniziare dal rombo, per finire al ricciolo di fumo che usciva dallo scappamento in fase di rilascio. L’Alfa era così.

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