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[IL POETA E FOTOGRAFO BEAT]

Si pensa spesso alla Beat Generation come a un fenomeno targato anni cinquanta, ma il termine venne coniato da Jack Kerouac, nel 1948; poi divenuto di dominio pubblico nel 1952 in un articolo scritto da un suo amico.

La Beat Generation letteraria comprendeva un numero relativamente ristretto di scrittori, orbitanti intorno alla Columbia University di New York o nella baia di San Francisco durante la metà degli anni quaranta, poi rimasti grandi amici, che si incoraggiavano vicendevolmente circa le proprie capacità. Allen Ginsberg era molto conosciuto da tutti, e in due fasi della sua vita ha fotografato, raccontando la propria prossimità. Ci sono piaciute le didascalie che accompagnano le immagini stampate: scritte non per spiegare, ma con l’intento di aggiungere intensità al momento, ben oltre lo scatto.

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[TUTTO IL 2 GIUGNO]

Il 2 giugno del 1946, con un referendum istituzionale, gli italiani decidono di trasformare l’Italia da monarchia a repubblica (12.717.923 voti contro 10.719.284). Dopo questo referendum il Re d’Italia Umberto II di Savoia lascia il Paese. Contemporaneamente al referendum si svolgono le elezioni per l’assemblea costituente. Ne abbiamo parlato lo scorso anno, e anche il precedente, pubblicando la fotografia simbolo, quella che ritrae una giovane donna sorridente, che sbuca fuori da una pagina del Corriere della Sera. L’immagine fu pubblicata per la prima volta il 15 giugno del 1946 sulla copertina del settimanale Tempo, il periodico fondato nel 1939 da Alberto Mondadori sull'esempio di Life. Ne era l’autore Federico Patellani e la riproponiamo anche oggi. Cara Repubblica Italiana, auguri.

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[CI LASCIA GIUSEPPE UNGARETTI]

Ci sono ricordi di gioventù che riaffiorano prepotentemente, perché la memoria idealizza, trasforma, facendo emergere percezioni sconosciute prima, ricche di nuovi significati. E’ anche la meraviglia della fotografia: il passato ci insegue e si avvicina col tempo, traendo spunto anche da piccoli dettagli, che è bello andare a cercare.

Correva l’anno 1968. La RAI trasmetteva uno sceneggiato televisivo intitolato “Odissea”. Fu un grande successo, anche per via di una spettacolarità vista raramente in TV. Il cast, poi, era importante, con Irene Papas nei panni di Penelope. Ogni puntata era preceduta da un’introduzione, durante la quale il poeta Giuseppe Ungaretti leggeva alcuni versi del poema di Omero. La sua voce era roca, stentorea, affaticata; ma il poeta ha dimostrato di essere anche un valido attore, immedesimandosi, di volta in volta, nei personaggi che andava a raccontare. Per tanti ragazzini di allora (attempati oggi) fu una sorpresa maggiore di “M’illumino d’immenso”. Il tubo catodico, tecnologia primordiale, esercitava un fascino tutto proprio.

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[ALIDA VALLI, LA BELLEZZA NOBILE]

Quando si parla di attrici del calibro da Alida Valli, si corre il rischio di cadere nella nostalgia (o anche nella noia, purtroppo) dei tempi andati, addirittura a prima della seconda guerra mondiale, nel periodo dei “telefoni bianchi”. In realtà, l’attrice istriana ha occupato sessant’anni di cinema, passando per il dopoguerra, fino a metà anni ’70. E’ bello ricordarne la bellezza dolce e sofisticata, l’eleganza sobria, i ruoli che ha dovuto impersonare, sempre con garbo, delicatezza e nobiltà.

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