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VITTORIO DE SICA, REGISTA E ATTORE

Vittorio De Sica nasce a Terra di Lavoro, vicino Frosinone, il 7 luglio 1901. Nato in una famiglia umile, studia a Napoli e poi si trasferisce a Roma con la famiglia, dove consegue il diploma di ragioniere. Nel 1926 debutta nel cinema, dove si afferma nelle parti del conquistatore galante, che riprenderà in maniera ironica nella serie “Pane amore e …”. Ai tempi era già un divo dei “telefoni bianchi”.

De Sica è stato, insieme a Roberto Rossellini, il caposcuola della corrente neorealista, con: "I bambini ci guardano" (1942), "Sciuscià" (1946) e, due anni dopo, "Ladri Di Biciclette", sulla triste condizione dei disoccupati nel dopoguerra. Per queste ultime due pellicole il regista vince l'Oscar. Importante era stato l’incontro con Cesare Zavattini, lo sceneggiatore e suo grande amico, con il quale ha girato tutti i suoi film più belli.

Negli anni ’50, anche come interprete è all’apice della sua carriera. Memorabili in tal senso sono i film dedicati alle avventure del maresciallo dei carabinieri Carotenuto Antonio in Pane e amore, rimaste impresse a lungo nell’immaginario popolare.

Sempre in ambito neorealista, gira "Miracolo a Milano" e il malinconico "Umberto D.”. In seguito, Vittorio De Sica si dedica a film più disimpegnati: "L'Oro di Napoli", "La Ciociara" (1961), "Ieri, Oggi e Domani" (1964), "Matrimonio All'Italiana" (1964), "Il giardino dei Finzi Contini" (con il quale vince un altro Oscar nel 1971).

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BUSTO ARSIZIO IN MOSTRA

Dal 9 al 24 luglio 2022, Busto Arsizio indossa il vestito buono e mette in mostra se stessa. Lo fa attraverso le fotografie di un contest tenutosi lo scorso anno, nei giorni 25 e 26 settembre, quando 140 fotoamatori hanno raccontato la città, seguendo i 4 temi proposti dalla direzione artistica, ma anche la loro fantasia. La giuria era composta da tre fotografi professionisti: Roberto Bettini, Giovanni Mereghetti, Filippo De Dionigi; e Simone Andreella, ideatore e regista di Dia Sotto Le Stelle, Festival Internazionale di Fotografia ed Arti Multimediali.

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FRIDA KAHLO, FAMA E SOFFERENZA

Frida Kahlo è senza dubbio la pittrice messicana più famosa e acclamata di tutti i tempi, diventata famosa anche per la sua vita tanto sfortunata, quanto travagliata. Nella sua esistenza non sono mancati malattia, incidenti, aborti, amori tormentati; ma lei ha sempre mostrato la tenacia per sviluppare il suo talento artistico. E’ stata anche fotografata spesso, particolarmente dalle donne. Lola Álvarez Bravo, Gisèle Freund, Lucienne Bloch, Toni Frissell e Imogen Cunningham hanno trovato in Kahlo un soggetto carismatico e volenteroso. Insieme, hanno creato alcuni dei ritratti più intimi e avvincenti dell'artista, nei momenti cruciali della sua vita adulta. Rispetto al modo molto immobile e stilizzato in cui si raffigurava, attraverso i loro occhi appare più morbida, più giocosa, a volte fragile, ma sempre sovversiva.

Kahlo è stata una modella fin dalla giovane età, ed è attraverso l'obiettivo della macchina fotografica di suo padre che ha iniziato a capire il potere della propria immagine; ma le immagini delle fotografe precedenti ci aiutano a comprendere il potere della sua persona. Perché la cosa straordinaria di Frida Kahlo non è il suo aspetto sorprendente, ma la sua umanità appassionata,

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ITALIA-BRASILE 3-2

È il pomeriggio del 5 luglio 1982, sono le 17,15. Qui in Italia c’è un caldo torrido (non come oggi!) e anche in Spagna non si scherza: Italia-Brasile finisce 3 a 2 e diventa leggenda: la partita più bella della storia, quasi un remake di Italia-Germania 4-3 di Mexico ’70.

Colpo di scena al Mundial. Nel suo girone, l’Italia l’aveva sfangata a malapena. Tutti ricorderanno il pareggio con il Camerun (1-1), discusso e discutibile. Le critiche piovono da tutte le parti: la nazionale arranca, Paolo Rossi, reduce dallo scandalo delle scommesse, pare non reggersi in piedi. Ci tocca anche un girone d’inferno, con Argentina e Brasile. Il vento cambia, però; con gli Argentini i nostri eroi vincono, iniziando a convincere (Claudio Gentile cancella Maradona con ogni mezzo); ma occorre battere il Brasile, quello delle stelle (Zico, Falcao, Cereso, Socrates, Eder). L’Italia trionfa 3-2: un risultato che, sommato al titolo mondiale, avrebbe ridefinito l’identità italiana. Le leggende sportive assumono anche un ruolo antropologico. L’allora Presidente del Consiglio Giovanni Spadolini, salutando gli azzurri alla partenza, era stato profetico in tal senso (parafrasiamo): «Le vostre gesta incideranno sulle nostre vite molto più di tutte le altre, più importanti, vicende politiche».

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