HANS WATZEK, PITTORIALISTA
Scopriamo Hans Watzek sul libro “Storia della Fotografia”, di Beaumont Newhall (Edizioni Einaudi); un testo che consultiamo spesso. Lì si parla di tre amici: il nostro Hans, con Hugo Henneberg e Heinrich Kühn. Si legge: «Loro eccelsero nella stampa su carta trattata con gomma bicromata; esposero in gruppo sotto il nome Kleeblat (si veda dopo). Avevano uno stile che li distingueva: stampe grandi (50x100 cm.), una composizione simile a quella dei manifesti, abbondante uso di pigmenti, solitamente azzurri o marroni, su ruvida carta da disegno».
Da subito diciamo che ci è piaciuta l’idea dell’amicizia, difficile a incontrarsi tra colleghi fotografi, almeno nell’atto di costruire il medesimo lavoro. Insieme viaggiarono molto: Lago di Garda, Lago di Costanza, il Tirolo, il Mare del Nord; destinazioni scelte come occasioni di studio. La fotografia all'epoca era un’attività molto dispendiosa in termini finanziari. Watzek, anche a differenza dei suoi stessi amici, disponeva di risorse molto più limitate. Per questi motivi usava materiali poveri; si auto costruiva le sue fotocamere di cartone, utilizzava carta al bromuro d'argento come negativa, meno costosa delle altre.
Siamo nella seconda metà dell’800 e, a oggi, quando parliamo di un fotografo di quel tempo, ci meraviglia sempre la diffusione delle fotografie. Il nostro Hans ha esposto in tutta Europa e anche oltre oceano. Non vogliamo mettere in dubbio le qualità fotografiche che esprimeva, ma le sue opere hanno esaltato lo sguardo di Stieglitz e Steichen, dall’altra parte del mondo al tempo. Questo conferma come la fotografia abbia rappresentato un linguaggio internazionale, sin dai suoi albori.