IZIS, IL POETA UMANISTA
Izis Bidermanas (nato il 17 gennaio 1911) può essere collocato tra gli umanisti francesi, anche se non raggiunse mai la fama dei suoi contemporanei: Robert Doisneau, Henri Cartier-Bresson, Willy Ronis e Brassai. La sua Parigi, quella delle scene di vita quotidiana, vive tra il sogno e la malinconia; e le motivazioni ci sono tutte. Fugge dalla Lituania a 19 anni, alla ricerca di una prospettiva migliore. Durante la guerra, Izis, sua moglie e Manuel, allora di soli tre anni, furono costretti a fuggire da Parigi quando passò sotto l'occupazione tedesca. I genitori e il fratello, rimasti in Lituania, furono uccisi durante lo sterminio di massa degli ebrei. Izis non tornerà più nel suo paese natale.
Artista malinconico e a volte meditabondo, Izis ha infuso un po' di tristezza nel suo lavoro. Le fotografie della Parigi operaia - bambini per strada, uomini che mangiano nei bar, biancheria stesa sui fili - mostrano difficoltà ma anche dignità nei soggetti.
«Questa è la 'mia Parigi' che ho sempre fotografato», avrebbe detto negli anni '70; «Non è la Parigi moderna, e nemmeno quella vecchia». Del resto, lui ha abbracciato la capitale francese, per scelta. Il suo sogno giovanile lì si è amplificato, facendo emergere le scelte fotografiche. Non ha mai ricercato l’aspetto curioso, o almeno questo traspare da ciò che vediamo; piuttosto si soffermava sulla fragilità umana, nella convinzione che tutti ne fossimo pervasi.
Izis si muove con disinvoltura nella sua Parigi, anche se in punta di piedi; e non si pone nella terra di confine come Doisneau, tra chi esiste e colui che guarda esistere. Lui vive con gli abitanti alla pari, senza sotterfugi; in più non prende in eredità la città di chi l’ha preceduto con la fotocamera. Occupa il proprio tempo con decisione, pur nella malinconia. Il suo lavoro è pervaso da una tristezza poetica, che si esprime in un quaderno “a righe”, dove la narrazione diventa poema.
Ci siamo soffermati a lungo sulla Parigi del fotografo lituano, ma è giusto ricordare come lui abbia lavorato per Paris Match durante vent’anni. Per la testata francese realizzerà importanti reportage, ritraendo diversi personaggi che animavano la vita culturale francese: il filosofo Albert Camus, scrittori come Georges Simenon, Jean Cocteau e Marcel Jouhandeau; pittrici come Dora Maar e Marie Laurencin; i pittori Georges Rouault e Pierre; personaggi del mondo dello spettacolo, cantanti e attori, come Édith Piaf, Orson Welles e Grace Kelly.
Nel 1951 è stato invitato a esporre il suo lavoro insieme a Doisneau, Cartier-Bresson, Ronis e Brassai al MoMA di New York.