Skip to main content

VENGO ANCH’IO? NO TU NO

«Vengo anch’io? No, tu no». Già, Enzo Jannacci ci ha lasciati soli, privandoci delle sue visioni sul mondo, del suo stare con i deboli. Sono passati dieci anni dalla sua dipartita e le frasi musicali (e teatrali) che ha cantato ancora ci vagano in testa. «Quelli che fanno l'amore in piedi convinti di essere in un pied-à-terre, oh yeh», cantava Jannacci nel 1975; e noi ridevamo, inconsapevoli del fatto che quel brano era solo una pennellata di un affresco musicale più ampio. Sì perché lui ha spesso mescolato generi e stili, sempre raccontando storie, tra l’ironia e, a volte, la malinconia dei melodrammi di quel tempo: «Vincenzina vuol bene alla fabbrica, ma non sa che la vita giù in fabbrica non c'è, se c'è, com'è?». Ecco che quella donna porta la voce di altre come lei, perse nel grigiore della nebbia di una grande città industriale, costrette ad affrontare le amarezze di una realtà metropolitana.

Oggi però abbiamo tempo, almeno per capire. Il suggerimento ci è arrivato forte e chiaro: «Perché ci vuole orecchio, bisogna avere il pacco, immerso dentro al secchio. Bisogna averlo tutto, anzi parecchio. Per fare certe cose, ci vuole orecchio».

Continua a leggere

2 GIUGNO, DUE FOTOGRAFI

Divaghiamo un po’, questo due giugno, senza però dimenticare il momento più importante: l’Italia, con un referendum popolare (1946), sceglie la Repubblica. La nazione cambia pagina dopo ottant’anni di monarchia, due guerre mondiali, un conflitto civile. Il 22 dicembre 1947 la Costituente approverà la Costituzione, promulgata dal capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola il 27 dicembre seguente: la Legge Fondamentale dello Stato Italiano.
Tanti auguri Italia.

Prima dei due fotografi, oggi vogliamo ricordare anche un grande autore: Mario De Biasi. Lui nasce a Sois, un piccolo paese del comune di Belluno, il 2 giugno 1923. Si avvicina alla fotografia in Germania (là fu deportato durante il secondo conflitto mondiale) nel 1944, usando una fotocamera ritrovata tra le macerie della città. Nel 1953 iniziò la sua collaborazione con Epoca. Per la rivista Mondadori realizzò importanti reportage, primo fra tutti quello sulla rivolta popolare di Budapest del 1956.
Di lui ricordiamo anche le immagini della New York negli anni Cinquanta e i ritratti, come quelli di Marlene Dietrich, Brigitte Bardot e Sofia Loren. Molto famosa (e sempre da osservare) è la foto “Gli italiani si voltano”, dove una giovane Moira Orfei cammina verso la Galleria di Milano, con l’Italia del tempo a farne da contorno. C’è ad esempio la Lambretta (del Cerutti Gino?), simbolo, insieme al bar Zucca, della Milano degli anni cinquanta. Sulla sinistra compare un’auto (presagio dei tempi che verranno) e tutta la gente si mostra per com’era (bella, a nostro giudizio). Molti sono in giacca, alcuni in doppio petto. Dalla tasca di uno degli astanti esce un quotidiano, come da abitudine dei nostri nonni.
A livello compositivo, Moira vive nel suo “teatro”; ed è la cornice a offrire valore alla fotografia tutta. Se vogliamo, l’attrice incarna l’Italia dei tempi; avanza spavalda, col suo PIL a due cifre. Stava rinascendo.

Continua a leggere

PASSEGGIANDO PER GIUGNO

News di approccio, quella di oggi: con un po' di fotografia e molti ricordi, come sempre del resto. Le ricorrenze fanno uno strano effetto: alle volte muovono la nostalgia, in altre occasioni idealizzano l'accaduto. Tutto sembra “arrotondarsi” nel passato e forse è lì il segreto per il quale alcune immagini diventano icone.
Iniziamo a camminare per questo Giugno così difficile, partendo dalla notizia forse più importante: il 2 giugno 1946 nasce la Repubblica Italiana. Con un referendum istituzionale, gli italiani votano il passaggio dalla monarchia alla repubblica (12.717.923 voti contro 10.719.282); Umberto II di Savoia lascia il paese.
Ne abbiamo parlato gli anni scorsi, ripescando la fotografia simbolo di quel momento: quella che ritrae una giovane donna sorridente, che sbuca fuori da una pagina del Corriere della Sera. L’immagine fu pubblicata per la prima volta il 15 giugno del 1946 sulla copertina del settimanale Tempo, il periodico fondato nel 1939 da Alberto Mondadori sull'esempio di Life. Ne era l’autore Federico Patellani.

Per l’Italia fu un grande cambiamento, che avvenne dopo ottant’anni di monarchia, due guerre mondiali, un conflitto civile. Le tensioni rimasero ancora alte, anche se poi eravamo di fronte alle prime elezioni realmente “politiche”. Dopo nascerà la costituzione, per una nazione che doveva ripartire. Un po’ come oggi.
Tanti auguri Italia.

Continua a leggere

CLINT EASTWOOD, SPIETATO E SENSIBILE

«Quando un uomo col fucile incontra un uomo con la pistola, l'uomo con la pistola è un uomo morto. Hai detto così, no? Beh, Indio, vediamo se è vero». E’ Clint Eastwood a parlare, rivolto all'Indio (Gian Maria Volonté). Il film è “Per qualche dollaro in più”, secondo della trilogia “del dollaro”, a firma Sergio Leone, con le musiche di Ennio Morricone. La scena fa riconoscere lo stile del regista italiano: nei tempi e nelle riprese. Tutto rallenta, la musica incalza, mentre le riprese indugiano spesso su primi piani. Lì il volto di Clint Eastwood esprime tutte le sue qualità: gli occhi attenti, lo sguardo freddo, il sigaro tra i denti (una rarità per lui, visto che non fumava).
L’attore ha sempre interpretato ruoli da spietato. In “Una 44 Magnum per l'ispettore Callaghan” dice: «Lei disse che per prima cosa bisognava eliminare la feccia da San Francisco, senza usare la violenza. E che cosa dovrei fare, mandare gli inviti a casa?».

Va comunque detto che Clint Eastwood si distinguerà anche dietro la macchina da presa, dimostrando un’acuta sensibilità. Nel 1992 dirige "Gli spietati" (con Gene Hackman e Morgan Freeman), western crepuscolare; e nel 1993 “Un mondo perfetto”, interpretato da uno splendido Kevin Costner. Le vicende narrano di un uomo che, dopo essere evaso e aver rapito un bambino, si lancia in una fuga frenetica e inutile. Con questo film Clint Eastwood si erge come uno dei registi più sensibili ed etici nel panorama americano.
La carriera di Clint Eastwood continuerà con "I ponti di Madison County" (1995, con Meryl Streep), "Potere assoluto" (1996, con Gene Hackman), "Mezzanotte nel giardino del bene e del male" (1997, con Jude Law e Kevin Spacey), "Fino a prova contraria" (1999, con James Woods), "Space Cowboys" (2000, con Tommy Lee Jones e Donald Sutherland) e "Debito di sangue" (2002), fino al capolavoro: "Mystic River" (con Sean Penn e Kevin Bacon), tragica storia d’amicizia di tre uomini.
Clint Eastwood è un gigante di Hollywood.

Continua a leggere