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FOTOGRAFIA DA LEGGERE …

Consueto appuntamento del lunedì con fotografia da leggere. Oggi incontriamo un lavoro particolare. Innanzitutto il volume è da vedere (sono presenti le fotografie); poi occorre leggere le parole, un diario che l’autrice ha scritto mentre portava avanti il suo progetto fotografico.
Ecco quindi note, idee, riflessioni riportate integralmente, a contrappunto delle immagini. Il volume che abbiamo letto, e guardato, porta il titolo “Apparizioni per testardi picchi” e porta la firma di Francesca Della Toffola (edizioni LaGrafica per Ponte43, 2021).

Andiamo con ordine. Francesca Della Toffola risponde a un bando per interpretare fotograficamente villa Greppi, una residenza di Monticello Brianza, costruita tra Monza e Lecco. La fotografa trascorre là due mesi, soggiornando nella dimora del custode. Tornava a casa ogni quindici giorni, dove stampava le sue opere, attaccandole subito dopo nel diario. Ne è nato un volume unico, poi riprodotto nel lavoro che vediamo.

Leggendo e guardando emerge l’esperienza di Francesca, la sua emozione ma anche e soprattutto il suo stile. Lei fa parte delle fotografie, con una presenza che non ritrae, diventando invece materia, sostanza, elemento vitale delle immagini. E’ lì che si svolge il processo fotografico: i click non interrompe il respiro, per manifestarsi con l’autrice che ne fa parte: con empatia ed emozione.

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SALVATORE ANDREOLA, PITTORIALISTA

In un mese ricco di avvenimenti e personaggi, incontriamo un fotografo dal valore artistico imponente e sicuramente dimenticato. Dopo anni nei quali ci siamo incrociati col Referendum sul Divorzio (12 e 13 maggio 1974), con la Legge Basaglia (la n° 180 del 13 maggio 1978, n. 180; quella che impone la chiusura dei manicomi), con l’attentato al Papa Giovanni Paolo II (13 maggio 1981, in piazza San Pietro), con lo sfregio vandalico della Pietà di Michelangelo (quella Vaticana, 21 maggio 1972), con la nascita di Richard Avedon (15 maggio 1923), abbiamo deciso di occuparci di Salvatore Andreola, fotografo.
Lui è stato un portavoce della fotografia italiana nell'Europa degli anni '20 e '30. Ritrattista instancabile, fine indagatore psicologico, ottimo fotografo, Andreola ha interpretato quella ricerca dell'affinità fra pittura e fotografia che ha animato il dibattito artistico d'inizio secolo scorso, dando vita al movimento “pittorialista”.

E’ difficile pensare a come si possa raggiungere la notorietà in fotografia. Certo, il mercato conta, ma probabilmente c’è dell’altro: editori, curatori, gallerie, incontri e tanto altro. Sta di fatto che anche in passato non esisteva spazio per tutti. Così, tanti archivi sono caduti nel silenzio di qualche scaffale, senza poter divulgare storie e conoscenze. Noi oggi non stiamo facendo giustizia, non ne siamo in grado; ma almeno lanciamo un invito: guardiamo oltre, anche nei tempi andati; esiste tanta autorialità da scoprire.

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NASCE ALMA LAVENSON

Contemporanea di Dorothea Lange, Margaret Bourke-White e Marion Post Wolcott, Alma Lavenson ha iniziato a fotografare nel 1918 e ha continuato a lavorare fino alla sua morte, giunta all'età di 92 anni. I suoi ritratti, nature morte, fotografie industriali e architettoniche riflettono lo sviluppo e le tendenze in fotografia in un arco di settant’anni.

La vita spesso è fatta d’incontri. È il 1930 e Alma Lavenson ha in mano una lettera di presentazione di un amico di famiglia. La missiva è indirizzata a Edward Weston e Alma si reca a Carmel, nel sud della California, proprio per incontrare il famoso fotografo. Lei aveva fotografato intorno a Oakland, dove è cresciuta, e sperava che il signor Weston potesse criticare il suo lavoro. Le sue immagini, per via delle lenti soft-focus, presentavano un effetto sognante. Il signor Weston si è complimentato per il formalismo compositivo, ma le ha suggerito fermamente di abbandonare il suo stile. Deve essere stato difficile per la signora Lavenson sentirsi dire quelle parole, ma forse non ne rimase sorpresa: Weston voleva le fotografie nitide e stava abbandonando il pittorialismo.

La signora Lavenson ha ascoltato il consiglio del signor Weston, intraprendendo una carriera straordinaria, anche se non conosciuta come meriterebbe. Poco dopo aver incontrato Mr. Weston, Alma ha iniziato a fotografare architetture, macchinari e nature morte, mettendo in evidenza le proprie qualità formali.

Un giorno, la signora Lavenson si è sposata, iniziando a crescere una famiglia. Ha continuato a esporre opere per tutta la vita, ma la fotografia non sarebbe mai più stata il suo unico obiettivo. Ancora oggi, sebbene le donne abbiano raggiunto un grado di libertà e di uguaglianza molto maggiore sul posto di lavoro, l'equilibrio tra famiglia e carriera si rivela difficile.

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HAPPY BIRTHDAY, MR. PRESIDENT

Era il 19 maggio 1962 e Marilyn Monroe portava gli auguri di buon compleanno al Presidente degli Stati Uniti. Era in anticipo di 10 giorni: John F. Kennedy avrebbe compiuto 45 anni il 29 dello stesso mese. Il Partito Democratico voleva organizzare una super raccolta fondi al Madison, di New York City; quindi avevano bisogno non solo dello stesso JFK, ma anche di qualcosa in più, che arrivò con la canzone sensuale, "Buon compleanno, signor Presidente ..." cantata dalla star bionda.

Marilyn Monroe era così: di volta in volta, aggrappandosi a quella che veniva chiamata la sua carriera, ha fatto cose inverosimili, che soddisfacevano i sogni maschili.
Si potrebbe dire che l’attrice abbia mostrato di continuo solo il suo vittimismo, e anche la sua malinconia; ma forse è meglio intuire la gioia nel compiere quelle azioni assurde, nei momenti giusti. Quel 19 maggio non poté fare a meno del conforto che veniva dai sussulti del Madison Square, quando entrò nella luce di platino, in un vestito che avrebbe potuto essere dipinto su di lei. Quello è stato forse il suo momento più bello, il più spericolato, e lei lo sapeva bene, anche se l'estate del 1962 sarebbe diventata il suo inferno. Nella stessa stagione, con Bert Stern, avrebbe scattato alcune fotografie nelle quali lei era seminuda. Quella sarebbe diventata la famosa "ultima seduta". Lì lei sembra raggiungere una bellezza più attraente, per il fatto di essersi liberata dai tanti stereotipi che le avevano reso faticosa tutta la vita.

Si dice che Marilyn Monroe e JFK abbiano avuto una breve relazione nel marzo dello stesso anno, dopo una festa con Bing Crosby. Dopo quella serata al Madison non si sarebbero più visti. “Fare l'amore con il presidente sotto gli occhi di quaranta milioni di americani", ha anche segnato la fine delle loro relazioni.

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