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KATE BUSH E L’ART ROCK

Correva l’anno 1978. Si ascoltava, e si ballava, la musica di Saturday Night Fever. Ogni tanto la radio proponeva “Cime Tempestose” (Wuthering Heights), il che rappresentava una sorpresa. Del brano piaceva l’intro del piano (suonato nelle ottave alte) e la voce della cantante, acuta e dall’ampia escursione tonale. La voce era di Kate Bush, che subentrava nella scena musicale con un rock fantasioso, lirico, quasi teatrale, “art” potremmo dire; ma certamente ricco di sensualità. L’artista si contrapponeva con tenacia alle correnti musicali del tempo, particolarmente quelle del Regno Unito, il che ha privato la sua musica di un connotato temporale. Apprezzabili poi erano le sue ispirazioni culturali, cha aggiungevano ai brani un’atmosfera sognante, la stessa che si ritrovava nei suoi video. In “Cime Tempestose” indossava un abito rosso acceso, svolazzante; e così vestita, danzava con movimenti flessuosi, tra fiaba e sensualità.

A tutt’oggi è difficile categorizzare la musica di Kate Bush, perché non se ne riconosce la regola. E forse è per questo che ha incontrato i gusti di generazioni differenti, dalle diverse impostazioni culturali. Oggi la si ascolta poco e anche i suoi brani iconici sono stati dimenticati, ma non da noi. Nella play list abbiamo Wuthering Heights e Babooshka. Bei tempi!

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KATE BUSH E L’ART ROCK

Correva l’anno 1978. Si ascoltava, e si ballava, la musica di Saturday Night Fever. Ogni tanto la radio proponeva “Cime Tempestose” (Wuthering Heights), il che rappresentava una sorpresa. Del brano piaceva l’intro del piano (suonato nelle ottave alte) e la voce della cantante, acuta e dall’ampia escursione tonale. La voce era di Kate Bush, che subentrava nella scena musicale con un rock fantasioso, lirico, quasi teatrale, “art” potremmo dire; ma certamente ricco di sensualità. L’artista si contrapponeva con tenacia alle correnti musicali del tempo, particolarmente quelle del Regno Unito, il che ha privato la sua musica di un connotato temporale. Apprezzabili poi erano le sue ispirazioni culturali, cha aggiungevano ai brani un’atmosfera sognante, la stessa che si ritrovava nei suoi video. In “Cime Tempestose” indossava un abito rosso acceso, svolazzante; e così vestita, danzava con movimenti flessuosi, tra fiaba e sensualità.

A tutt’oggi è difficile categorizzare la musica di Kate Bush, perché non se ne riconosce la regola. E forse è per questo che ha incontrato i gusti di generazioni differenti, dalle diverse impostazioni culturali. Oggi la si ascolta poco e anche i suoi brani iconici sono stati dimenticati, ma non da noi. Nella play list abbiamo Wuthering Heights e Babooshka. Bei tempi!

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AUGURI FERNANDO

Il calendario di oggi, 29 luglio, propone molti avvenimenti: nasce Franco Pinna, nel 1925 (ne abbiamo parlato due anni or sono); si sposa Lady D, nel 1981 (l’abbiamo ricordata ad agosto, lo scorso anno); nasce anche Tano D’Amico, nel 1942 (ci piacerebbe intervistarlo). Lo sport, in questa stagione calda, vive di motori, con la F1 che corre frequentemente. Le Ferrari inciampano spesso, pur essendo competitive (almeno sembra), ma tutti gli appuntamenti sono combattuti, non solo nelle posizioni di vertice. Oggi ricordiamo un pilota, due volte campione del mondo, che è venuto alla ribalta giovanissimo. E’ veloce, combattivo, e in corsa fa ancora a “sportellate” con colleghi più giovani di lui. Tanti auguri Alonso.

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DUCHAMP, MAN RAY, BRESSON

Oggi celebriamo la nascita di Marcel Duchamp, ma nel titolo abbiamo abbinato i nomi di Man Ray e Henri Cartier Bresson. Di mezzo c’è la fotografia, è ovvio, e anche il surrealismo; ma la scelta è nata dall’invidia, dal desiderio di esserci in quella Parigi, a Montparnasse, e poi anche a New York. Come è accaduto a "Gil" Pender nel film “Midnight in Paris” con altri personaggi famosi, sarebbe stato bello incontrare Duchamp e Man Ray durante una partita a scacchi, ascoltarne i discorsi, meravigliarsi delle loro opere appena nate; e poi vedere Henri Cartier Bresson mentre ritrae i due nella Parigi del ’68, immortalandoli nell’istante decisivo. No, il sogno non si può avverare, per cui dobbiamo accontentarci dell’eredità lasciataci dai tre, talmente imponente che il nostro intervento odierno rischia di apparire addirittura irrilevante. Poco male, ubi maior …

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