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[ANDIE, PERCHE’ IO VALGO]

“Perché io valgo” è il claim che Andie MacDowell recita da anni per una nota azienda di cosmetici. In effetti la sua è una bellezza privata, soggettiva; dove l’estetica si unisce allo star bene, almeno con se stessi. In effetti, l’attrice, per quanto venga annoverata tra le più belle del mondo, non rappresenta un sex symbol e non colpisce per la sua avvenenza. Dal tipo di donna che incarna, non si deve chiedere nulla, né pretendere atteggiamenti che non le appartengano. La dichiarazione finale nel film “4 Matrimoni e un Funerale”, recitata di fronte a Hugh Grant e sotto la pioggia, ne è una testimonianza.

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[NASCE JOAN MIRÓ]

Oggi incontreremo un intreccio tra pittura e fotografia. No, non desideriamo costruire un parallelo tra le due arti (ammesso che la fotografia possa essere considerata tale), ma riconoscere un momento nel quale si sono incontrate, anche se per uno scopo semplice. Innanzitutto diciamo che il fotografo chiamato in causa (Henri Cartier Bresson) in gioventù ha studiato pittura, avvicinandosi al surrealismo e al cubismo. Tra l’altro, dopo una lunga carriera dietro l’obiettivo, è tornato alle origini, riscoprendo tele e pennelli. Detto questo, arriviamo al legame; due libri di Bresson in copertina portano la firma di altrettanti pittori: Matisse e, appunto, Miró.

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[CALIFORNIANA, MA NON TROPPO]

E’ solare, Kate Hudson, dal sorriso convincente. Non esplode fisicamente sullo schermo, ma interpreta la trama con quella simpatia che l’ha sempre distinta, qualsiasi fosse la parte che doveva affrontare. Inizia dal basso, ma con l’etica del lavoro e il buon talento vecchio stile la giovane attrice è diventata cover girl di Vanity Fair in soli tre anni. Inoltre, ha fatto tutto da sola, senza sfruttare il successo della mamma Goldie Hawn, famosissima attrice. Non incarna il modello californiano che ci si potrebbe attendere, ma vince per semplicità e impegno. Una bella favola.

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[IL TERREMOTO DI SAN FRANCISCO]

18 Aprile 1906, un’onda violenta percorre la città, che diventa una coperta sbattuta dal vento. Sono le 5,12 del mattino. San Francisco viene ridotta in macerie, tutte ricoperte da un fumo nero, intenso e polveroso. Un terremoto di magnitudo 8.3 aveva sovvertito la metropoli, che dopo le scosse vide accendersi cinquanta incendi, difficili da domare. Con l’evento sismico si era interrotto l’approvvigionamento idrico, così san Francisco bruciò per tre giorni. Il bilancio finale spaventa ancora oggi: circa tremila le vittime (ma forse molte di più), cinquecento isolati rasi al suolo, quasi 30.000 edifici distrutti e 250.000 senzatetto.

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