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[NASCE LA MOTOCICLETTA]

Era il 16 marzo 1869. L’ingegnere francese Louis-Guillaume Perreaux depositava il brevetto di un veicolo a due ruote chiamato Vélocipede à Grande Vitesse (Velocipede ad alta velocità). La propulsione era a vapore. Nasceva la motocicletta. Nel 1897 venne depositato il marchio "Motocyclette", per commercializzare una bicicletta mossa da un motore; ma quel nome divenne di dominio pubblico, a tal punto che venne ritirata la concessione di esclusività.

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[NASCE LA ROLLS-ROYCE LIMITED]

Il 15 marzo 1906 nasce la Rolls Royce Ltd. Stiamo parlando della famosa marca di automobili, caratterizzata dal lusso e dalla regalità. Non crediamo possa rappresentare un sogno per chi guida, certo è che una Rolls contraddistingue un ambiente, uno status, una particolare occasione. Non è un caso che sia apparsa in tanti film e che anche molti fotografi ne abbiano fatto uso per i loro racconti.

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[NASCE ALBERT EISTEIN]

Albert Einstein, oltre ad essere un grande fisico, è stato interprete di alcune immagini diventate iconiche. Una l’abbiamo celebrata lo scorso anno e vede lo scienziato tedesco mentre dedica la linguaccia ai fotografi. Era il 14 marzo 1951, il giorno in cui Albert Einstein compiva 72 anni. Si era tenuta una festa di compleanno in suo onore presso l’istituto di Princeton. I paparazzi lo stavano aspettando fuori. Einstein si sentiva infastidito dalla loro presenza. Eppure era lì, bloccato sul sedile posteriore di una limousine, stretto tra l'ex direttore dell'istituto, Frank Aydelotte, e sua moglie, Marie, incapace di sfuggire ai lampi dei flash. "Basta, ne ho abbastanza!", si dice che abbia ripetutamente gridato ai giornalisti invadenti. "Ehi, professore, sorrida per una foto di compleanno, per favore", pare abbia gridato un fotografo. In un gesto di fastidio, Einstein ha tirato fuori la lingua, dedicandola ai paparazzi presenti: un istante che è stato catturato dal fotografo Arthur Sasse.

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[UN ANNO SENZA GIOVANNI]

Ciao Giovanni, non dovevi andar via così, all’improvviso. Ci hai lasciati soli, con l’eco delle nostre stesse parole: quelle che ascoltavi sempre. Già, la tua era una presenza rara, perché mossa da una disponibilità infinita, senza secondi fini, per la quale (forse) sei stato amato da tutti. Le cose sono anche peggiorate e tu sei quell’amico al quale avremmo voluto scrivere, per una manciata di lucidità e buon senso. E invece eccoti lassù, dove spesso alziamo gli occhi perché non riusciamo a capire.

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