[AUGURI A TUTTE LE DONNE]
Alle volte ci siamo persi solo a vederle camminare. In altre occasioni ci sono piaciuti i gesti, i sorrisi, le movenze. Farle ridere ci ha sempre procurato soddisfazione, così come il parlare con loro, a lungo. Da giovani ce ne siamo innamorati all’improvviso, come in un soffio: sperando in un dopo, e poi in un altro ancora.
Con loro abbiamo vissuto l’amore: quello che si sospira e anche l’altro, che pure “si fa”. Le abbiamo rincorse, pregate, ammirate, attese, salutate, baciate, riprese, allontanate, abbracciate, lasciate. Siamo stati anche lasciati: senza comprendere, o rinunciando a farlo. Abbiamo riso, per loro; pianto. Alle volte ci siamo anche meravigliati. Sono le donne, quelle dalle quali abbiamo sempre imparato qualcosa.
L'occasione ci suggerisce (e lo facciamo volentieri) di occuparci delle donne fotografe, ma il rispetto ci impone di usare nome e cognome. L'8 Marzo non deve rappresentare un punto d'arrivo, ma sempre una data dalla quale ripartire: abbandonando pregiudizi e luoghi comuni. Dimentichiamo, ad esempio, i plurali, tipo: “le donne”, “quelle donne”, “tutte le donne”, “perché le donne”. Ci vorrà più rispetto, ecco tutto: nel leggere e nel comprendere. Forse aveva ragione Honoré de Balzac: “... Devono avere i difetti delle loro qualità”.
Auguri a tutte le donne