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[OCCHIALI NERI E BLUES]

Ci abbiamo provato più volte a imitare John Belushi. Gli occhiali neri erano facili da trovare, forse anche il cappello: mancava il rimanente, e non soltanto il vestito; ma tutto il personaggio Belushi. Del resto, quel volto sempre imbronciato è stato forgiato negli anni: sulle scene e nella vita, condotta quest’ultima ai bordi della stessa salute. Musica, droga e alcool gli hanno fatto compagnia nelle notti strappate alla vita, in un battere compulsivo di gesti e comportamenti. Jake, nel film i Blues Brothers, rappresenta l’archetipo del suo esistere: disordinato, irriverente, splendidamente maleducato. In vita, amerà profondamente moglie e fratello (attore pure lui); questo per dire che anche i cattivi sanno voler bene

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[ENIGMISTICA, PER AMORE]

Il 23 gennaio 1932 esce il primo numero de "La Settimana Enigmistica". Costava cinquanta centesimi (di lira) e contava sedici pagine in bianco e nero, senza pubblicità (come oggi, del resto). Il primo numero riportava sulla copertina l’immagine dell’attrice messicana Lupe Vélez, affascinante protagonista di alcuni corti di Stan Laurel ed Oliver Hardy, ottenuta sagomando le caselle nere del cruciverba.

Per chi scrive, la Settimana Enigmistica ha il sapore dell’estate. E’ l’ombrellone, l’amico del cruciverba, o anche un lungo viaggio in treno per le ferie. Come dire, incrociare orizzontali e verticali risulta essere un privilegio, al pari del tempo libero. La pubblicazione, poi, vive a lungo in casa tra giornali e periodici, perché un minuto per dargli un occhio lo si trova sempre, magari in famiglia. Del resto, tra le pagine compare anche qualche fotografia, magari di quell’Italia che non vedi e che vorresti visitare.

La Settimana Enigmistica era dei nostri padri ed è dei figli. C’è un sapore “italico” in quella pubblicazione, che coincide trasversalmente con la nostra storia.

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[PETER BEARD E LA SUA AFRICA]

Peter Beard era un uomo dalle mille contraddizioni, che lo portavano a esprimere se stesso attraverso eccessi o visioni estreme. Possiamo definirlo un fotografo dall’ampio repertorio artistico, che comunque conduceva una vita sociale abbastanza intensa. Grande amante dell'Africa, poteva passare con la medesima eleganza dalla giungla d’asfalto di Manhattan ai Parchi Nazionali del Kenya. C’è anche un’anima “fashion” nel suo lavoro, ben espressa nel Calendario Pirelli edizione 2009, comunque ambientato in Botswana. E’ interessante notare come, sin dalla giovane età, gli piacesse raccontarsi in diari fotografici, completando spesso le fotografie con disegni e collage. La sua famiglia l’ha definito: “Un artista straordinario, un viaggiatore insaziabile, un eroe del movimento per la conservazione dell'ambiente, un amante della vita, dell'avventura, della sua famiglia e dei suoi amici”. Ha amato anche l’Africa, Peter Beard, riuscendo a farla un po’ sua.

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[IL DESIDERIO DEGLI ARRIVI]

Oggi, 21 gennaio, è la Giornata Mondiale dell’Abbraccio. Questa ricorre tutti gli anni, ricordandoci l’importanza del gesto d’affetto più importante per antonomasia. Secondo gli studiosi, diminuisce lo stress più delle carezze e dei baci, pur veicolando passione e desiderio, perché (forse) si abbattono le barriere dell’anima.

Non vogliamo sostituirci agli studiosi, ma abbiamo sempre abbinato l’abbraccio a una stazione e un treno che arriva. E’ l’emozione accumulata che porta al gesto, la tensione dell’attesa. Si tratta di una visione stereotipata? Forse, ma anche quando si è vicini, e allacciati in due, un sentimento arriva sempre; ed è un affetto circostanziato al momento, ma motivato dalla vita e dal tempo, dalle parole mai dette o dagli sguardi dimenticati. Insomma, c’è un istante in cui tutto arriva in maniera tumultuosa, esplodendo come per incanto. Si respira sorpresa e meraviglia, con un forte senso di conferma. E’ bello così, è giusto così.

Oggi l’abbraccio possiamo solo immaginarlo.

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