COMPRENDERE L’UOMO E ME STESSO
«Comprendere l’uomo e me stesso», questo era il motto di Amedeo Vergani, nato il 29 ottobre 1944, uno dei più incisivi e originali protagonisti del fotogiornalismo italiano. «Ho scelto di fare questo mestiere per studiare l’uomo, la sua vita e i suoi problemi – spiegava in un’intervista a ‘Leica Magazine’ nel dicembre del 1995. In realtà è un sistema per capire meglio me stesso, guardandomi riflesso in coloro che incontro nel mirino della mia fotocamera e che, ovunque sulla Terra, mi sembra che mi assomiglino nel profondo sempre di più. Forse è per questo che nei miei reportage cerco di trovare situazioni fortemente cariche di quegli ingredienti del quotidiano comuni a tutti: fatica, amore, gioia, serenità, angoscia, noia, dolore».
Ferdinando Scianna diceva di lui: «Vederlo improvvisamente scattare come un centometrista, fare quella danza misteriosa, tre passi veloci, uno indietro, una piccola flessione, quel sollevarsi in punta di piedi e a te, che sei del mestiere, sembra di capire esattamente che cosa ha visto, perché quel momento e non un altro, perché quel particolare. E magari senti una fitta d’invidia».
Abbiamo potuto incontrare le opere di Amedeo Vergani nella mostra “Alle radici della nostra identità”, a Palazzo Pirelli (Milano) nel settembre 2022. L’esposizione proponeva 62 opere del fotografo: un viaggio alle radici della civiltà lombarda passata attraverso le trasformazioni degli anni Settanta e Ottanta del Novecento.