NASCE GUSTAVE LE GRAY
La storia della fotografia ci fa conoscere personaggi incredibili. Gustave Le Gray è uno di questi, un fotografo che ha girato l’Europa con varie motivazioni (anche per fuggire ai debiti), arrivando pure in Italia, dove conoscerà sua moglie, Palmira Leonardi, sposata nel maggio 1844. Le Gray visse anche da noi, soggiornando a Napoli, Firenze e in Sicilia durante la spedizione dei Mille di Garibaldi.
Lui fu tra i primi a riconoscere le potenzialità estetiche del calotipo. Questo processo prevedeva l'utilizzo della carta per il negativo, che veniva poi cerata sul retro dopo lo sviluppo per renderlo più trasparente e stampata con mezzi chimici. In alternativa alle lastre di vetro utilizzate nel processo di collodio umido, il negativo di carta cerata secca si rivelava più pratico per coloro che si mettevano in viaggio. Il supporto poteva essere preparato giorni prima e sviluppato tempo dopo lo scatto della fotografia. Consentiva anche un risultato più morbido ed esteticamente gradevole rispetto al negativo su vetro. La tecnica della carta cerata fu descritta da Le Gray in una nota pubblicata nel 1851 nei Comptes-rendus dell’Accademia delle Scienze francese (Fonte: Storia della Fotografia, Beaumont Newhall. Edizioni Einaudi).
Le Gray utilizzò spesso anche la “stampa combinata”, per creare quei drammatici paesaggi marini che tanto successo riscossero esposti a Londra nel 1856. In pratica, produceva due negativi dello stesso paesaggio: uno era esposto il tempo sufficiente per cogliere i particolari della terra, l’altro era esposto per un tempo molto più breve per registrare cielo e nuvole. I due negativi venivano coperti da un foglio; parte della stampa era tratta dall’uno, parte dall’altro (Fonte: Storia della Fotografia, Beaumont Newhall. Edizioni Einaudi).
Circa le fotografie, non potevamo non scegliere un paesaggio marino, vista la premessa precedente. Interessante è la seconda immagine. Gustave Le Gray ritrae Garibaldi a Palermo nel 1860 dove si trova in compagnia di Alexandre Dumas e documenta il passaggio dei Mille. Il ritratto sarà utilizzato dai borbonici come foto segnaletica.