Skip to main content

FOTOGRAFIA DA LEGGERE …

Consueto appuntamento del lunedì con “Fotografia da Leggere”. Oggi incontriamo un libro di racconti, “Le mele d’oro”, di Eudora Welty (Racconti Editori, 2021). Abbiamo già parlato della scrittrice (13 aprile 2021), perché per molto tempo nella sua vita si è occupata di fotografia. I suoi scatti hanno indagato il sud degli Sati Uniti, con un lavoro assiduo e coerente. Lei ha anche esposto le sue opere in numerose mostre.
Le mele d'oro, il libro, è una raccolta di racconti, dove ogni forma breve è legata all’altra dal destino, unico, degli abitanti della fittizia città di Morgana.

Dalla sinossi. Nel Sud degli Stati Uniti ogni vita è intrecciata all'altra, i protagonisti si ritrovano e riscoprono di racconto in racconto ogni volta con un senso e una prospettiva diversi. Questa raccolta vicina al romanzo è un capolavoro strutturale in cui il pettegolezzo si mischia al lirismo purissimo e alla descrizione più minuziosa, in un microcosmo dove ogni tragedia - mariti che abbandonano le mogli, maestre di piano che diventano pazze, bambine che rischiano di affogare - viene risolta da un'epifania di tenerezza del tutto imprevedibile un solo momento prima.

Noi abbiamo sempre considerato la fotografia come una pratica “trasversale”, fortemente contaminante. Ci piace pensare che proprio lo scatto abbia fatto maturare le qualità narrative di Eudora Welty. I racconti si leggono volentieri: li consigliamo.

Continua a leggere

BREVETTATA LA VESPA

23 aprile 1946: viene brevettata la Vespa. Questo scooter è stato utilizzato più volte come simbolo del design italiano. Esposto in moltissimi musei, andrà permanentemente in mostra al Moma di New York.
Lo scooter era già stato presentato il 29 marzo dello stesso anno. A prima vista, si presentava come un minuscolo e stravagante veicolo a due ruote, tra bicicletta e auto. Pesava 60 chili, andava a miscela al 5% e aveva dentro un motore da 98cc. che diventeranno ben presto 125. Inizialmente doveva chiamarsi Paperino, ma Enrico Piaggio, vedendola, disse: “Sembra una vespa”. E Vespa sarebbe stata: 80mila lire per un sogno a 60 chilometri orari.

Più che un prodotto motoristico, la Vespa ha rappresentato un’idea. Molti di noi (attempati, a dire il vero) l’hanno posseduta; altri ne sono solo stati trasportati; ma lei era lì: disponibile, comoda, lenta, affidabile.
Da alcuni è stata anche odiata, contrapposta al concetto di moto. Non era certo adatta alle “pieghe” in montagna, anche se qualche pazzia l’ha concessa: le “penne” davanti al bar e le tante elaborazioni necessarie a dare un po’ di brio ad un motore di certo non corsaiolo. «Non esiste una Vespa regolare», ci disse un benzinaio toscano; e in effetti tanto si è fatto per spremere il due tempi dell’insetto a motore, tradendo forse l’idea di base.
Negli anni ’70 è arrivata anche la “50”, con quella “special” diventata mito per i genitori dei quattordicenni: “Ti compro la Vespa, non il motorino”, dicevano. I giovani non capivano perché, ma il mezzo (venduto all’inizio in alternativa alla macchina) restituiva agli anziani un senso di sicurezza, per quello che non si sarebbe potuto fare.

Cose d’altri tempi, che vanno ad appannare un’idea vincente: diventata icona dei tempi e del costume. La Vespa è esposta in molti musei del mondo; come dicevamo, anche al MoMa di New York. Tanti fidanzati l’hanno cavalcata, con la donna seduta di lato, come su una panchina; e il ricordo può riaccendersi nei tanti film nei quali lo scooter è stato protagonista.

Questione di tempo passato, ecco tutto; forse anche di nostalgia. Ma è bello ricordare i momenti felici, perché «Come è bello andare in giro per i colli bolognesi, con una Vespa special che ti toglie i problemi …». La canzone è dei Lunapop. Al di là di tutto, però, un giretto ci piacerebbe farlo anche oggi, magari verso il mare; pian pianino però, con il cambio in quarta (o in terza, su certi modelli) e il motore che sussulta appena.

Continua a leggere

INIZIA L’ODISSEA 2001

22 aprile 1964, Stanley Kubrick e Arthur C. Clarke (autore) s’incontrano per la prima volta e iniziano a sviluppare la sceneggiatura di “2001: Odissea nello spazio”.

Il film cerca di spiegare l'indissolubile legame che unisce l'uomo al tempo e allo spazio, ma anche l'intelligenza artificiale e l'utilizzo della scienza. Quando, nell'aprile del 1968, 2001: Odissea nello spazio fece la sua prima apparizione sul grande schermo, tutto il cinema precedente diventava improvvisamente desueto. Enorme è lo spazio temporale della trama, straordinari sono gli effetti speciali e la colonna sonora, circolare è la narrazione (che inizia e termina con la stessa musica). La pellicola si presenta ancora oggi come un saggio filosofico, dove la violenza risulta essere un’arma per sopravvivere. Altro non possiamo dire, né siamo capaci di farlo: siamo di fronte a un capolavoro della settima arte.
Alcune curiosità. Le riprese iniziarono il 29 dicembre 1965, per terminare il 7 luglio 1966. Iniziò una lunga post-produzione, durata 2 anni. Il regista rimase per due mesi chiuso nella sua villa a rivedere e montare il suo lavoro; questa operazione è considerata il momento più decisivo nella produzione del cinema di Stanley Kubrick.

Il genio di Stanley Kubrick

Stanley Kubrick era un genio. Ha dimostrato di esserlo nella cinematografia, ma anche impugnando la fotocamera, almeno agli inizi della sua carriera. Il suo caso merita addirittura un approfondimento; questo perché, se esistono dei punti di contatto tra fotografia e cinema al di là di aspetti di carattere tecnico, Kubrick ne è la dimostrazione più palese. I suoi scatti, realizzati tra il ’45 e il ’50, mostrano una profonda maturità, rivelandosi lontani da aspetti documentativi di carattere giovanile. Lui non descrive un periodo storico, né esegue semplici lavori di reportage. Sin dagli inizi, Kubrick si confronta col mezzo fotografico, lo analizza, cerca di coglierne le possibilità, sempre per descrivere una percezione del reale tutta propria. Sotto questo profilo, la sua carriera artistica non presenta discontinuità: comincia con la fotografia e continua con il cinema. Al centro della sua ricerca, c’è sempre stata l’ambiguità dell’immagine: fissa o in movimento; e forse è per questo che è stato in grado di cimentarsi in quasi tutti i generi cinematografici (il noir, il thriller, la satira politica, la fantascienza, l’opera storica e tanti altri).

Continua a leggere

UN RACCONTO: LIBERAZIONE e LIBERTA’

21 Aprile 1945, a Bologna finisce la guerra

La città non era come la vediamo oggi. Si camminava su strade polverose o fangose, a seconda che ci fosse il sole o piovesse, soprattutto in periferia. Non tutte le case erano in piedi. Alcune avevano lasciato il posto a cumuli di rovine, frequentati da persone taciturne che, chine e a mani nude, cercavano un po’ del loro ieri tra i mattoni.
Si aspettava, resistendo; ed era fame, miseria, incertezza e paura.
La bambina vedeva tutto questo, con occhio infantile. Non poteva riferirsi a un passato migliore, perché la guerra si era presentata assieme al suo approccio alla vita, quello consapevole. Possedeva poche certezze: la madre, spesso malata, e la nonna, che si occupava di lei quotidianamente.
Alta, esile, quella bambina portava i capelli raccolti in due lunghe trecce, completate da un fiocco. Il vestito era liso, rammendato più volte. Ai piedi calzava due ciabatte. Le scarpe se le era inghiottite la guerra.
Non poteva dirsi infelice. Cercava e trovava il gioco dappertutto, correndo laddove tra le rovine si erano formati dei sentieri. C’erano delle amichette, tra le sue compagnie, ed anche dei ragazzini; ma il silenzio abitava nel loro frequentarsi: quello che aspettava un richiamo materno o l’urlo di una sirena.

Continua a leggere