DALLA TELEVISIONE AL CINEMA
Non è una fiaba, quella di Lucy Liu, o almeno così sembrerebbe. La bellezza non l’ha di certo aiutata, anche se esteticamente piace. Diciamo che in lei è emersa una caparbietà mai doma e una spinta culturale forte (parla numerose lingue), oltre a una capacità interpretativa personale e intensa. L’avvocato che Lucy incarnava in Ally McBeal, una serie TV, è stato creato appositamente per lei.
C’è dell’altro, però, l’attrice è di origine cinese ed è riconoscibile nell’aspetto, ma non si è appoggiata unicamente su quella caratteristica, creando un personaggio nuovo, occidentale quasi, certo non omologato. Anche questo è un merito.
Per parlare di Lucy Liu, incontriamo volentieri David Bailey, un fotografo che ha interpretato a fondo la rivoluzione culturale che divenne nota come The Swinging Sixties. Lui immortalò il nuovo, in un periodo nel quale cresceva l’interesse della gente per la moda e le celebrità. Il mondo della musica pop stava attraversando un profondo cambiamento, il cui eco, per forza e intensità, arriva ancora oggi. Ritrovare l’autore inglese ci fa piacere, anche perché c’è coerenza con il suo soggetto: nuovo a suo modo, distante dai modelli omologati, e vero nella sua originalità.