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RICORDANDO FREDDIE MERCURY

Freddie Mercury, un mito del rock mondiale, si spegneva a Londra il 24 novembre del 1991: giusto ricordarlo anche oggi. Lui, 24 ore prima di morire, rilasciò un comunicato stampa, che recitava così: «In seguito alle congetture che si sono susseguite sui giornali nelle ultime due settimane, desidero confermare che sono risultato positivo all'HIV e che ho contratto l'Aids. Ho ritenuto opportuno mantenere questa informazione privata per proteggere la riservatezza di chi mi circonda. Tuttavia è giunto il momento che i miei amici e ammiratori in tutto il mondo sappiano la verità, e spero che voi tutti vi uniate a me nella lotta contro questa terribile malattia».

“The show must go on”, cantavano i Queen nell’album “Innuendo” 1991) e le parole di Mercury sottintendevano anche questo, al di là del significato espresso. Ha voluto calare il sipario al momento giusto, quando moriva anche la sua presenza sul palcoscenico, la dimora delle aspirazioni nutrite per una vita.

C’è tanto rispetto, nel suo comunicato; e poi una chiamata a raccolta dell’affetto di tanti, di tutti. «Can anybody find me somebody to love?» (Qualcuno può trovarmi qualcuno da amare?) cantava Freddie in “Somebody to love” (1991). Lui di certo l’ha trovato in quell’applauso mondiale che in molti gli hanno dedicato e che può sentire ancora, ovunque si trovi.

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ESCE IL PRIMO NUMERO DI LIFE

Il 23 novembre 1936 viene pubblicato il primo numero della rivista LIFE, con una foto in copertina dello sfioratore della diga di Fort Peck, firmata da Margaret Bourke-White. Ne abbiamo parlato due anni addietro, riferendoci alla fotografa. LIFE però ha fatto parte della stessa storia della fotografia, un po’ come i nostri periodici del tempo, Epoca in testa. La notizia veniva mostrata nella sua genesi, tradotta dagli occhi di chi l’aveva vista in prima persona. La foliazione, poi, prevedeva servizi fotografici ampi, esaustivi, efficaci e, perché no, belli; merita quindi attenzione per questo.

Traendo ispirazione da una trasmissione televisiva (su Sky arte) siamo andati alla ricerca di una copertina firmata da un autore italiano; e poi, sullo slancio, di un personaggio ritratto che parlasse dell’italianità del tempo. Ecco quindi Sofia Loren fotografata da Alfred Eisenstaedt.

LIFE ha ispirato anche il cinema, addirittura in tempi recenti, con il film “I sogni segreti di Walter Mitty”, diretto da Ben Stiller, che recita anche come attore protagonista. La pellicola racconta la storia del responsabile dell’archivio dei negativi di LIFE e delle sue avventure per recuperarne uno da usarlo per la copertina dell’ultimo numero della rivista, prima che chiuda definitivamente. Il film riporta tante copertine, anche se molte di queste sono state appositamente create per girare le scene, spesso utilizzando le foto più famose e iconiche pubblicate dalla rivista. Il film è bello da vedere, con un finale strappa lacrime.

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SCARLETT, LA GIOVANE ADULTA

Bellissima, dall’incarnato chiaro e dorato, lo sguardo triste ma intrigante: questa è Scarlett Johansson. La popolarità dell’attrice è esplosa nel 2003 grazie a Lost in Translation di Sofia Coppola, nel quale ha recitato al fianco di Bill Murray. In quel film Johansson aveva solo 17 anni ma interpretava un personaggio – la neolaureata Charlotte – di cinque anni più grande. La sua fama poi si consolidava con i film di Woody Allen (Match point, 2005; Scoop, 2006; Vicky Cristina Barcelona, 2008), con i quali si affermava definitivamente per il suo talento naturale e la vocazione recitativa.

Di bellezze al femminile è pieno il cinema. Senza scomodare i mostri sacri (Marilyn Monroe e via dicendo), potrebbero esserne citati altri. Ecco che celebrare le qualità estetiche di Scarlett ci sembra banale. Emerge piuttosto un talento giovanile, da bambina prodigio, che forse l’ambiente stava rovinando, obbedendo solo a quell’occhio che vuole la sua parte. Registi importanti l’hanno pretesa nei loro lavori, anche quel Woody Allen che, pur con un’ironia di base, produce sempre dei cult. Anche i generi che ha frequentato risultano essere disparati, questo per dire che l’attrice non si è mai accontentata di vivere nella comfort zone. Bene così, quindi. Brava Scarlett.

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FOTOGRAFIA DA LEGGERE ...

Consueto appuntamento del lunedì con “Fotografie da leggere …”. Il libro suggerito è “Leggermente Fuori Fuoco” (ed. Contrasto), di Robert Capa. Si tratta di un diario circa la partecipazione di Robert, come fotoreporter di guerra, alla Seconda guerra mondiale. Con uno stile accattivante e ironico, Capa racconta delle sue peripezie di viaggio, gli incontri fatti, l'atmosfera di quegli anni cruciali: l'Europa, l'Africa, la campagna d'Italia a fianco degli alleati, lo sbarco in Normandia, la liberazione della Francia. Si tratta di un diario particolare, ricco di colpi di scena, di storie d'amore, di personaggi intensi, di esperienze forti e drammatiche. Ne esce la vera figura del fotografo, amante della vita e dell’amore. Un po’ di Gossip: nota è la sua relazione con l’attrice (bellissima) Ingrid Bergman.

Questo libro andrebbe letto come un romanzo. In esso non c’è solo la fotografia, ma anche la stesura di una sceneggiatura, di un film autobiografico. Ne viene fuori una storia di vita, raccontata in prima persona, da parte di colui che ha compreso il modo col quale affrontare la propria. Robert Capa, ungherese ed ebreo di nascita, registrato all’anagrafe di Budapest nel 1913 col nome di Endre Friedmann, era un ribelle, un combattente, sicuramente uno spirito libero. La passione per la fotografia lo accompagnerà per sempre, fino alla morte: quando nel 1954 calpesterà una mina, con la fotocamera in mano; l’amante mai tradita.

“Leggermente fuori fuoco” esprime l’amore per la vita di Robert Capa. Lui voleva bene alla gente, quella che incontrava tra un volo e un altro, in uno scenario mondiale impazzito. Tra le righe, s‘incontreranno anche donne, passioni e delusioni; sicuramente pulsioni. Il “fuori fuoco” è anche un suggerimento, per leggere e affrontare la vita in maniera più disincantata: fotografandola da vicino, come Robert ama consigliare.

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