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NASCE LA SCUDERIA FERRARI

16 Novembre 1929, viene fondata ufficialmente la Scuderia Ferrari. Si potrebbe parlare di titoli, corse, date; ma crediamo sia più giusto parlare di passione, quella che spinse il “Drake” (Enzo Ferrari) a perseguire il suo sogno. Col tempo, quella spinta emotiva è diventata contagiosa anche tra la gente comune.

“Il colore distingue”. “Date a un bambino un foglio di carta, dei colori e chiedetegli di disegnare un automobile: sicuramente la farà rossa”. “ Sono i sogni a far vivere l’uomo”. “Il destino è in buona parte nelle nostre mani, sempre che sappiamo chiaramente ciò che vogliamo e siamo decisi a ottenerlo.”

Sono le parole di Enzo Ferrari, un uomo capace di realizzare un sogno che sembrava irraggiungibile. Un sogno che si è concretizzato per merito di uomini dominati dalla passione, una passione infinita che ha tolto il tempo e il gusto per ogni altra cosa che non sia stata una macchina da corsa. Non si può descrivere la passione, la si può solo vivere.

Sono milioni gli esseri umani sparsi in tutto il mondo che oggi coltivano la passione per la Ferrari, che non è più solo un’auto da corsa, ma un simbolo, un modello da imitare, un’idea, un sogno da poter concretizzare, al di là del possesso che potrebbe anche non verificarsi. Nel 2019 si celebrò il novantesimo anno dal giorno in cui Enzo Ferrari fondò a Modena la scuderia Ferrari, ma solo tre anni dopo gli verrà concessa l’autorizzazione di utilizzare il simbolo del cavallino rampante, utilizzato da Francesco Baracca nelle sue imprese aviatorie.

La passione Ferrari oggi non conosce confini, si può esprimere in un lungo suono di campane sul campanile di una chiesa, dopo una vittoria, in esodi per seguire i gran premi in ogni circuito del mondo, nell’oceano rosso che si assiepa sotto il palco di Monza, in particolare quando sul podio c’è anche un pilota del cavallino, nell’afflusso continuo di appassionati a Maranello, per visitare il museo, oltre che per nutrire la speranza d’incrociare qualche famosa celebrità Ferrari. La passione Ferrari è soprattutto energia, sogno, speranza, coinvolgimento, immedesimazione nelle spericolatezze interpretate dai piloti privilegiati che hanno l’onore di guidare una Ferrari in corsa.

Passione Ferrari è uno spazio per la componente emotiva del nostro cervello, per alimentare la quale è però necessario l’impegno quotidiano di molti uomini, che sono costretti ad affidarsi alla razionalità e alla tecnologia, per ottenere quei risultati che Enzo Ferrari ha sempre preteso.

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LOVE ME TENDER

15 novembre 1956, esce nelle sale cinematografiche statunitensi il primo film in cui compare Elvis Presley: Love Me Tender. Elvis non è il protagonista ed entra nella trama di un western semplice, forse banale, fatto di amori, guerra e morte retorica. Ovviamente Elvis entra nella colonna sonora, dove canta appunto “Love me tender”, una delle sue ballate più celebri e riconoscibili. Quel brano divenne disco d’oro già con le prenotazioni.

Elvis diventa un fenomeno e forse era un predestinato, anche quando nessuno scommetteva su di lui. Si dice che tutto sia nato da un regalo della madre: quella chitarra comprata al posto della bicicletta che il figlio avrebbe desiderato. Andando avanti, ecco arrivare Menphis, dove la famiglia di Elvis si è trasferita. Lì il futuro cantante riesce a mescolare la musicalità nera con la sua anima bianca, sviluppando anche le movenze che l’avrebbero reso famoso. C’è dell’altro, però, perché l’America sta cambiando e il suo conformismo storico inizia a scricchiolare. Quel ragazzo dai capelli folti e neri provoca anche sessualmente, senza imbarazzo, in semplicità; diventando il simbolo di un nuovo pensiero e di desideri rinnovati. Pare che anche Bruce Springsteen, quello di “I’m on Fire”, si sia ispirato al cantante del Mississippi per formulare la sua carriera, pur con risultati artistici differenti.

Elvis Presley è diventato un’icona, osannata ancora oggi. Il suo merito sta nell’aver contribuito alla genesi del rock and roll. Love me tender, comunque, la si ascolta volentieri ancora oggi. La sua forma “a ballata” di certo ha ispirato la fantasia di tanti altri compositori.

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FOTOGRAFIA DA LEGGERE …

Domenica d’autunno, ideale per la lettura. Un libro diventa un amico, soprattutto se dedicato alla nostra passione e firmato da un autore fotografo e scrittore, Ferdinando Scianna. Il volume è “Lo specchio vuoto”, fotografia, identità e memoria (Editori Laterza). Scorrendo le righe, diventa piacevole riconoscersi, tra elementi storici, sociali e di costume; ma soprattutto risulta splendido comprendere una volta di più come la fotografia abbia influito sull’uomo e sulla sua coscienza di sé. Si parte da Narciso, colui che si specchia nell’acqua cadendovi dentro: non per vanità, ma per il fatto di vedere un altro ragazzotto di bell’aspetto: un altro di sé. Il “narcisismo” che gli abbiamo sempre attribuito è diventato una definizione di comodo, forse non meritata. Per lui, finirà male; ma un fiore ne sorreggerà il ricordo.

Con la fotografia tutto cambierà, ma tante cose si erano modificate prima, con la Rivoluzione Francese e il “positivismo”, corrente filosofica, quest’ultima, fatta di scienze e misurazioni, di vero e reale. Come dire: la fotografia è arrivata al momento giusto; serviva in quel momento storico e gli uomini la inventarono (Alberto Savinio)

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Quasi a conclusione di questa introduzione, ma all’inizio del libro, leggiamo: «[…] i processi cerebrali che hanno a che fare con le immagini sono determinanti per lo sviluppo della coscienza e dell’identità stessa. Insomma, siamo uomini anche perché produciamo immagini, e produciamo e consumiamo immagini perché siamo uomini, per costruirci come individui dotati di coscienza».

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LEOPOLD E WALT, FANTASIA

13 novembre 1940, negli Stati Uniti viene proiettato in anteprima il film Fantasia della Disney, la cui uscita su scala nazionale avverrà il 6 gennaio 1942. La pellicola nasce dall’idea di due grandi, Leopold Stokowsky (il direttore d’orchestra) e Walt Disney, che progettarono di fondere musica e disegni animati. Per il protagonista si era pensato al solo Topolino, mentre da vita all’Apprendista Stregone (musiche di Paul Dukas). Il risultato avrebbe dovuto configurarsi come un “corto”, ma alla fine ne nacque un vero e proprio lungometraggio, proiettato in stereofonia su volere dello stesso Disney. I riscontri della critica furono tiepidi, anche per via dei costi sostenuti, anche se il tempo avrebbe celebrato Fantasia come uno dei capolavori di Disney.

Il film è suddiviso in sette episodi e apre con la Toccata e fuga in Re minore di Johann Sebastian Bach. Segue la suite dallo Schiaccianoci di Pëter Il'ic Cajkovskij e dopo l'Apprendista Stregone di Paul Dukas, dove Topolino è alle prese con la magia. Il film prosegue con le musiche di Igor Stravinskij da La Sagra della Primavera. E’ la storia della Terra, quella messa sullo schermo, addirittura prima della sua nascita. Poi, a poco a poco, il pianeta prende forma e arriva la vita. La musica diventa imperiosa quando due dinosauri si affrontano. Con la Sinfonia Pastorale di Ludwig Van Beethoven, siamo alle pendici del monte Olimpo, dove prendono vita gli dei greci e le altre creature della mitologia. Il pezzo forte, a nostro avviso, arriva con la Danza delle Ore di Amilcare Ponchielli, dove si assiste a un balletto tra ippopotami, coccodrilli, struzzi ed elefanti. Per chiudere, Disney si affidò uno dei suoi temi più classici: lo scontro tra il bene e il male, notte e giorno. La musica è Una Notte sul Monte Calvo di Modest Musorgskij. Il bene arriva all'alba, quando le campane costringono le creature a tornare nell'ombra e l'orchestra esegue l'Ave Maria di Franz Schubert.

Diverse generazioni hanno visionato “Fantasia” e tutte l’hanno celebrato come un capolavoro. La fusione tra cartoni animati e musica classica a tutt’oggi rappresenta un’avanguardia nell’ambito della multimedialità.

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