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IL FOTOGRAFO CHE AMAVA L’ITALIA

Leonard Freed, fotografo newyorkese membro della Magnum dal 1972, amava parlare del suo rapporto con l’Italia come di una “storia d’amore”. Un amore che lo portò a visitare il nostro paese più di 45 volte, scattando migliaia d’immagini. Freed amava definirsi un artista, non un fotoreporter. Considerava le sue immagini fotografie “emotive” e non “informative”, infatti, dai suoi scatti non traspare la ricerca della notizia, bensì la volontà di approfondire la dimensione più intima della natura umana.

L’Italia fu una delle sue principali fonti d’ispirazione, una terra che l’affascinò tutta la vita perché qui “il passato è sempre presente non solo nei luoghi ma nella vita quotidiana della gente”. Infatti, più che su paesaggi e architetture, il suo obiettivo si focalizzò proprio sulle persone, immortalandole con empatia e sensibilità nel corso dei decenni: dal desiderio di rinascita del dopoguerra agli albori del nuovo benessere, dai riti collettivi alla eccezionalità di un ritratto fotografico scattato per strada con una tovaglia bianca come sfondo, dalla vita dei pescatori siciliani a quella delle donne di Napoli.

Leonard Freed nei suoi diari appuntava la profonda ricerca che stava svolgendo sull’esistenza e sulle motivazioni del vivere umano. Il suo strumento era la macchina fotografica, il suo talento era la comprensione istintiva delle forme visive, il suo impegno era tutto dedicato alle persone e alle ragioni dell’esistenza.

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VALERIA GOLINO, BELLEZZA VERA

Valeria Golino è una di quelle donne il cui talento incanta e meraviglia. Regista e attrice, canta anche molto bene, così in alcune pellicole si è anche cimentata con la voce. Golino mette in mostra l’universo femminile, ne scrive le regole. Per lei non c’è bisogno di favoritismi politici o sociali: sono i suoi stessi personaggi a dichiararsi, con una bellezza vera, universale; quella che ci piace del tutto, perché non ostenta modelli omologati o vetusti.

Valeria Golino nasce il 22 ottobre del 1965 a Napoli, figlia di una pittrice greca e di un germanista italiano. Intraprende la carriera di modella nella capitale greca, prima di venire scoperta dalla regista Lina Wertmuller, che la fa esordire al cinema a soli diciassette anni, nel film "Scherzo del destino in agguato dietro l'angolo come un brigante da strada", del 1983.

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CON LA TROMBA PIEGATA

John Birks "Dizzy" Gillespie è nato il 21 ottobre 1917 a Cheraw, nella Carolina del Sud, il più giovane di nove figli. Ha iniziato a suonare il pianoforte a 4 anni, il trombone a 12 e la tromba a 14. Dizzy era un autodidatta. Suo padre, James, era un muratore, pianista e leader di una band, pertanto gli strumenti erano a sua disposizione. Purtroppo il padre James morì quando lui aveva solo 10 anni.

Nel 1935, Dizzy sospese gli studi al Laurinburg Institute nella Carolina del Nord per trasferirsi a Filadelfia e suonare in gruppi locali. Dizzy si unì all'orchestra di Fran Fairfax nel 1935, poi a quelle di Teddy Hill nel 1937, di Cab Calloway nel 1939, di Ella Fitzgerald nel 1942 e di Earl Hines nel 1943. Durante questo periodo acquisì il soprannome grazie al quale è diventato universalmente conosciuto. Il nome Dizzy deriva dal suo comportamento entusiasta gli è stato conferito da un collega trombettista, Fats Palmer, a cui Gillespie aveva salvato la vita stava per soffocare in una stanza piena di gas durante un tour.

Nel 1937, Gillespie incontrò la sua futura moglie, Lorraine, una ballerina di coro al famoso Apollo Theatre: si sposarono nel 1940 e rimasero insieme fino alla sua morte. Durante una festa per Lorraine, un altro membro della band piegò la tromba di Dizzy. Anche se stava leggendo lo spartito, guardando in basso, la tromba puntava verso il pubblico. Ha apprezzato così tanto gli inaspettati effetti della tromba piegata che in seguito ne ha ordinato una costruita in modo simile.

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IL FOTOGRAFO DI ABBEY ROAD

Iain Stewart Macmillan (20 ottobre 1938 - 8 maggio 2006) è stato il fotografo scozzese famoso per aver scattato la fotografia di copertina dell'album dei Beatles Abbey Road, nel 1969. Dopo essere cresciuto in Scozia, si è trasferito a Londra per diventare un fotografo professionista. Ha usato una foto di Yoko Ono in un libro che ha pubblicato nel 1966 ed è stato invitato proprio dall’artista giapponese per fotografare la sua mostra alla Indica Gallery. Lei lo presentò a John Lennon, che gli commissionò la copertina di Abbey Road. Macmillan lavorò ancora per i Lennon, soggiornando anche nella loro casa di New York.

Non è la prima volta che parliamo dell’ultimo LP dei Beatles, ma ne siamo affezionati. Ci piace musicalmente, anche per la modernità che è stato capace di esprimere. Come Together, Here Comes the Sun, Something e She Came In Through the Bathroom Window fanno parte della lista d’ascolto dello smartphone, da ascoltarsi in auto, durante i lunghi viaggi. La nostalgia non c’entra, più che altro si percepisce la forza di un’era, che forse stava finendo. Anche ai tempi c’era la guerra (il Vietnam), a luglio ’69 l’uomo metteva i piedi sulla luna, a metà agosto, sempre 1969, i giovani si radunarono al festival di Woodstock.

Un’ultima considerazione. Nel dicembre del 2010 le strisce pedonali di Abbey Road sono state classificate come luogo protetto dall’English Heritage. Tale forma di tutela, che di solito viene concessa a importanti edifici di alto valore storico, è stata data per la prima volta ad un tratto di strada. Per questa e altre ragioni chi scrive ha attraversato le strisce pedonali di Abbey Road assieme alla sua famiglia, facendosi fotografare in gruppo. Il fotografo (un amico) non era su una scala e non maneggiava un’Hasselblad. Mancava anche il maggiolino bianco sulla sinistra, ma l’emozione era tanta. Provare per credere.

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