PENSIERO FILOSOFICO E FOLLIA
E’ difficile introdurre una personalità di spicco (oggi un pensatore), soprattutto quando la si vuole utilizzare per le fotografie che gli sono state dedicate. Gli accenni che faremo sul filosofo ritratto vogliono solo essere uno stimolo per indagare su di lui, cercando eventualmente ulteriori elementi che possano gettare un legame tra soggetto e immagine. Iniziamo comunque con una sua frase: «Forse oggi l'obiettivo principale non è di scoprire che cosa siamo, ma piuttosto di rifiutare quello che siamo. Dobbiamo immaginare e costruire ciò che potremmo diventare».
Inserito tra i grandi pensatori del XX secolo, Paul-Michel Foucault realizzò un progetto seguendo le orme di Friedrich Nietzsche, che sosteneva come continuasse a mancare una storia della follia, del crimine e della sessualità, da lui considerata come un’invenzione moderna.
Una delle opere più importanti di Paul-Michel Foucault consiste nella “Storia della follia”, all’interno della quale si trova una ricerca delle coordinate teoriche della patologia stessa. Dall’opera si legge: «Forse, un giorno, non sapremo più esattamente che cosa ha potuto essere la follia. Resterà soltanto un enigma di questa esteriorità. Qual era dunque, ci si domanderà, questa strana delimitazione che è stata alla ribalta dal profondo Medioevo sino al ventesimo secolo e forse oltre? Perché la cultura occidentale ha respinto dalla parte dei confini proprio ciò in cui avrebbe potuto benissimo riconoscersi, in cui di fatto si è essa stessa riconosciuta in modo obliquo? Perché ha affermato con chiarezza a partire dal XIX secolo, ma anche già dall’età classica, che la follia era la verità denudata dell’uomo, e tuttavia l’ha posta in uno spazio neutralizzato e pallido ove era come annullata?».