Skip to main content

FOTOGRAFIA DA LEGGERE …

Consueto appuntamento del lunedì con fotografia da leggere. Questa volta incontriamo un libro particolare, prodotto a quattro mani. Si tratta di “Storie in cucina”, Ricordi, racconti e ricette; di Caterina Stiffoni. Fotografie di Gianni Berengo Gardin, marito dell’autrice. (Edizioni Contrasto, 2015).

Anche in questo volume le parole si combinano con le immagini, pur vivendo in due ambiti differenti. Il legame non è netto e nemmeno didascalico, vivono insieme supportandosi. La parte scritta, però, si è rivelata una sorpresa. Forse sarà stato l’amore per l’argomento, ma Caterina Stiffoni ha restituito al suo lavoro un sapore narrativo, da viaggio temporale. In certi momenti, pare di leggere un romanzo. Dal canto suo, il marito, è riuscito a fornire delle immagini impeccabili (ci mancherebbe), ma mute; dove il lettore è quasi costretto a completare la decodifica del racconto. Berengo non era nuovo a un comportamento del genere e le fotografie del suo lavoro su Casa Morandi, a Bologna, ne sono una valida testimonianza.

Il libro può comunque rappresentare uno stimolo per tanti fotografi. L’immagine scattata è in grado di contaminare argomenti di vario genere, persino un libro di racconti: accontentandosi di non essere protagonista, illuminandosi ugualmente del valore che merita.

Continua a leggere

AUGURI A TUTTI I NONNI

«La generazione più giovane è la freccia, la più vecchia è l’arco» (John Steinbeck). E’ la frase più bella che può aiutarci a festeggiare i nonni. Già, perché In Italia il 2 ottobre si celebrano proprio loro, per una legge istituita dal Parlamento italiano il 31 luglio 2005.

I nonni rappresentano da sempre un pilastro fondamentale nella composizione delle famiglie italiane, molto spesso sostituendosi ai genitori. Oltre a ciò, forniscono consigli, affetto ed esperienze, con anche qualche aiuto economico, divenendo così un appoggio fondamentale nella crescita dei nipoti. Secondo la tradizione cattolica, il 2 ottobre è il giorno dedicato agli Angeli Custodi. Visto che i nonni sono un po' i custodi protettori delle famiglie appena nate, si è deciso di mettere insieme queste due festività.

Cercando nel web, leggiamo che L'idea di un giorno nazionale da dedicare ai nonni è venuta per prima ad una casalinga del West Virginia, Marian Mc Quade. La signora Mc Quade, mamma di 15 figli e nonna di 40 nipoti, iniziò la campagna nel 1970, ma lavorava con gli anziani già dal 1956. Nel 1978, l'allora Presidente americano, Jimmy Carter, proclamò che la festa nazionale dei nonni, “Grandparents Day” fosse celebrata ogni anno la prima domenica di settembre dopo il “Labor Day”.

Ci sembra giusto festeggiare i nonni, ma crediamo occorra andare oltre l’aiuto restituito ai nipoti. Loro lasciano un ricordo indelebile, che accompagnerà tante vite. Per questo riportiamo, sotto forma di racconto, delle esperienze personali (scusate), con due fotografie, unicamente evocative, di Pepi Merisio e Gianni Berengo Gardin (quest’ultimo ha ritratto una cucina, un luogo elettivo per le nonne di un tempo). Di più non potevamo fare senza cadere in quella lacrima che già sta cadendo sul nostro sguardo.

Continua a leggere

VLADIMIR HOROWITZ, PIANISTA VIRTUOSO

Lo abbiamo ascoltato spesso, Vladimir Horowitz; purtroppo solo in casa. Ricordiamo con piacere (e nostalgia) un suo vinile: il Concerto per pianoforte e orchestra n. 23, K488. L’orchestra era quella del Teatro alla Scala di Milano, diretta da Carlo Maria Giulini (Etichetta Deutsche Grammophon). Eravamo attratti dalla simpatia sempre nutrita per il compositore austriaco, autentico scopritore del pianoforte, che con quello strumento ha prodotto concerti dal sapore già romantico. Horowitz, virtuoso com’era, sarebbe emerso maggiormente con le partiture di Rachmaninoff o Tchaikovsky (indimenticabile, anche su supporto, la sua esecuzione del Concerto n°1), ma l’agilità e il fraseggio facevano brillare le note di Wolfgang, soprattutto alle nostre orecchie: inesperte, eppure curiose; alla ricerca di un alibi personale per preferire questo e non quell’altro, nel mare magnum della musica classica.

Horowitz, poi, richiamava alla nostra memoria Arturo Toscanini, il direttore parmense: wagneriano per filosofia e puntiglioso fino all’insolenza. I due si troveranno vicini per legami familiari, visto che Vladimir sposerà Wanda, la figlia del celebre Arturo. Anche la stima avvicinava i due: personaggi difficili, entrambi.

Il vinile del K488 è ancora là, nella stanza “da ragazzo” dei genitori. Sarebbe bello assaporarne una volta di più il calore (o colore?), reso più umano dal tic tac della polvere. Altri tempi, altre ere: quando il difetto diventava pregio; e opportunità.

Continua a leggere

L’AUTORE DI COLAZIONE DA TIFFANY

Truman Capote è l'autore del romanzo “Colazione da Tiffany” (1958). Tiffany fa parte della cultura del '900 ed è citato molte volte in canzoni, film e opere letterarie. Dal romanzo di Capote è stato tratto il famoso film con Audrey Hepburn (1961).

L’autore cedette i diritti alla Paramount Pictures, che ne finanziò la realizzazione per il grande schermo. Capote però, avrebbe voluto Marilyn Monroe come protagonista della versione cinematografica, mentre la scelta cadde su Audrey Hepburn. Il romanzo era poi ambientato negli anni ’40, anziché nei ’60.

Il film, diretto da Blake Edwards, vive di un profondo senso estetico: tubino nero, occhiali Rayban, guanti bianchi di seta, ballerine nere, cappelli e filo di perle erano di moda o lo diventeranno. La trama ruota attorno alle “paturnie” di Audrey, ingentilite dal suo aspetto. Le viene perdonato un po’ tutto, compresa quella vita estremamente disordinata, che più volte manifesterà nella pellicola. Come contrappunto, ecco due figure di confronto per aiutare la trama: un uomo mantenuto, che però si redimerà (George Peppard); e quel gatto al quale lei non aveva mai dato un nome (“gatto” lo chiamava). Del resto l’attrice l’aveva detto proprio da Tiffany (il luogo delle sue ambizioni): “Se io trovassi un posto a questo mondo che mi facesse sentire come da Tiffany, comprerei i mobili e darei al gatto un nome!”.

Alla fine “omnia vincit amor”: l’amore vincerà nel più classico dei lieti fini. Lui e lei si baceranno in un vicolo, sotto una pioggia scrosciante, abbracciando il gatto prima abbandonato e poi ritrovato.

Continua a leggere