IL POETA DEGLI EPITAFFI
Poesia nella poesia, questo ci accade d’incontrare quando prendiamo in mano il libro di Edgar Lee Masters o ascoltiamo l’LP di Fabrizio De Andrè. Nella nostra esperienza, culturalmente blasfema, i due lavori si sommano, quasi esaltandosi a vicenda. Tutto inizia da “La Collina”: il brano introduttivo dell’album, così come la prima poesia del libro di Masters. Si tratta di un volo sul cimitero di Spoon River: uno sguardo sull’umanità lì sepolta. C’è di tutto, dai morti accidentali sul lavoro, a quelli uccisi per rissa; compaiono donne morte per amore oppure di aborto, o ancora uccise in un bordello dalle “carezze di un animale”.
Di volta in volta riconosciamo l’emozione che respiriamo dentro, anche con un po’ d’orgoglio: quasi che l’ascolto o la lettura rappresentino un privilegio raro, dovuto a una scoperta originale. Riponiamo il volume nella biblioteca con la dovuta cura, in un posto dove lo si possa trovare con facilità. Ci saranno altre occasioni per tirarlo fuori, quando il cuore chiama l’emozione di un luogo immobile e veritiero, quale quello del cimitero di Spoon River.