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NASCE IL TEATRO ALLA SCALA

Nasce il Teatro alla Scala, l’epicentro mondiale della lirica e del bel canto. Un tempo il melodramma aveva un carattere popolare e chi ha avuto la fortuna di conoscere le generazioni precedenti la nostra ricorderà come le romanze di Verdi e Puccini si cantavano in casa. Con i nonni, spesso la serata veniva trascorsa ascoltando le opere liriche per radio. Per tutti, il Teatro alla Scala rappresentava il luogo di culto, dove nascevano e si tramandavano le leggende di soprani e tenori, di un loggione severissimo. Forse oggi è giusto ricordare un’altra data importante, l’11 maggio 1946. Quel giorno la Scala riapriva dopo essere stata ricostruita (a tempo di record) sulle macerie dei bombardamenti. Milano dimostrò il suo orgoglio, la tenacia della volontà di reagire. E molti cittadini erano lì, ad ascoltare l’orchestra diretta da Arturo Toscanini, rientrato in Italia dopo un esilio iniziato nel 1931, causato dallo schiaffo di Bologna. Il Direttore d’Orchestra parmense aveva settantanove anni e in molti, a fine concerto, scorsero sul suo viso un piccolo sorriso (merce rara per lui, severo com’era). Rinasceva la Scala, la musica continuava a vivere.

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PAUL FUSCO, LA RICERCA DELLA VITA

Abbiamo già incontrato Paul Fusco nel novembre 2021, parlando di Bob Kennedy. Del fotografo americano sorprende la profondità del lavoro, la ricerca assidua, i temi affrontati, l’attenzione e il rispetto. E’ bello incontrarlo ancora.

Oggi qui da noi ricorre una data drammatica, perché ventidue anni addietro lo scoppio di una bomba alla stazione di Bologna uccideva 85 persone. Un orologio sulla parete del fabbricato ferroviario indica ancora l’ora dell’accaduto, per non dimenticare. Quel tempo dovrà indicare la direzione dei nostri pensieri verso la preghiera o il ricordo, perché tante vite spese possano incamminarci verso un sogno di verità.

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UNA Z6 II^ IN REGALO

La scatola dorata era sul tavolo: Giuditta la guardava con attenzione. L’aveva chiesta con insistenza e adesso quasi se ne rammaricava. Di certo, voleva allungare l’attesa: quel bollino a chiudere il coperchio le avrebbe schiuso un mondo. Meglio aspettare, verificando le idee e le pratiche sognate, l’ispirazione. Avrebbe seguito l’intuito o si sarebbe affidata a un progetto? Una fotocamera di quel genere, per giunta chiesta con insistenza, presupponeva una responsabilità; ma poi, perché non lasciarsi andare? Si era sempre detta che la sua fotografia era una via per la libertà, e la Z& II^ si sarebbe rivelata veloce, rapida e fluida. «Troppe domande», suggerì a se stessa; così si avvicinò al pacco dorato, ancora appoggiato sulla carta da regalo aperta.

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FOTOGRAFIA DA LEGGERE …

Consueto appuntamento del lunedì con fotografia da leggere. Oggi andremo a recuperare un libro del 2018, “Dai tuoi occhi solamente” di Francesca Diotallevi (Editore: Neri Pozza). Si tratta di un romanzo, dove emerge spirito narrativo, originalità, ricerca, profondità. Al centro del lavoro c’è Vivian Maier, un po’ dimenticata oggi, che abbiamo conosciuto tutti. È la bambinaia con la Rolleiflex, la donna dai capelli corti che si chiudeva nella sua stanza assieme alle fotografie (spesso non sviluppate) e che, a fine lavoro, usciva con la fotocamera sul ventre, per ritrarre la gente, i luoghi, i momenti. Da lì in poi è partita la fatica della Diotallevi e gli ingredienti messi in gioco sono tanti: un’infanzia infelice, una madre autoritaria e le tante ferite giovanili difficili da sanare, almeno per Vivian; ma poi la solitudine, la difficoltà a relazionarsi col mondo, una barriera dura e rigida che la stessa fotografa ha fabbricato con le sue mani. La fotografia? Diventa quasi una terapia, o forse un modo per risolversi, per aprire una finestra sul mondo e dare un senso alla vita stessa. Poi arriva il colpo di genio, quello della finzione romanzata. Nella famiglia presso la quale lavora, il marito è uno scrittore di successo. C’è quasi un tentativo di far dialogare i due: entrambi narratori, eppure così diversi. Non diciamo come sia andata a finire, ma a vincere è stata anche la fotografia, finalmente primattrice in un capolavoro letterario.

Una nota importante. La scrittrice ha studiato anche la Rolleiflex. Lo si intuisce immergendosi nella lettura e ne siamo stati felici. Noi appassionati siamo fatti così: il richiamo all’apparecchiatura è sempre forte.

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