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Alessandro Dobici

Abbiamo parlato spesso con Alessandro, sempre con rinnovato piacere. I dialoghi parevano quelli che intercorrono tra persone che si conoscono da anni. Il merito va ascritto anche alla fotografia, non c’è dubbio: la passione comune; ma secondo noi c’è dell’altro, eccome. Ci rendiamo conto come Dobici abbia affrontato la fotografia col piede giusto, in una continua verifica con se stesso.

Angelo Ferillo

LA CONSAPEVOLEZZA DI ANGELO FERRILLO

Parliamo con Angelo Ferrillo al telefono, anche se lo avevamo incontrato più volte. Da subito diciamo che una volta di più ci ha colpito la sua lucidità, la chiarezza con la quale affronta la fotografia e, forse, la sua stessa vita. Il dialogo con lui è cordiale, piacevole, ma non vive di acuti superficiali o superflui: tutto scorre, quasi come in un film. Già, è il suo modo di porsi a piacerci, la sua relazione col mondo, con i colleghi.

Antonio Schiavano

ANTONIO SCHIAVANO, PROGETTO E LIBERTA’

Abbiamo incontrato Antonio Schiavano in un luogo insolito per un professionista navigato: a una lettura portfolio, dove mostrava i suoi lavori. Noi avevamo intravisto le sue fotografie, lui (forse) conosceva lo spirito di Image Mag. Ne è nato un dialogo sereno, cordiale, arricchente; privo di luoghi comuni. Già, non ci si è mai riferiti al passato, alla fotografia che era, a quel passato che non esiste più.

Daniele Guidetti

FASHION & PASSIONE

Segue le orme paterne, Daniele Guidetti; è quasi obbligato a farlo. Lo immaginiamo giovane, mentre stampa in negozio o si dedica ai lavori più comuni: cresime, comunioni, matrimoni. Quelli però sono anni importanti. Il nostro studia, quasi di nascosto; acquisendo nel frattempo quella dimestichezza che gli tornerà utile in futuro: di fronte a quella moda che scatenerà la sua passione per la fotografia.

Daniele Venturelli

PER MOLTI, PER TUTTI

Incontriamo Daniele Venturelli al telefono, come molti anni prima. I tempi sono cambiati, ma lo scatto degli eventi aveva già preso una direzione precisa: in quantità e qualità. Ritroviamo un Daniele maturo, deciso, preparato e cosciente della sua missione. Deve documentare tutto e meglio, velocemente, senza indugi o preferenze. La sua attività si compone di tanti istanti decisivi, che non possono (né devono) essere vissuti emotivamente. E’ vera fotografia? Crediamo di sì, forse anche di più: perché c’è chi scatta e colui che guarda, diventato peraltro maggiormente esigente. Troppe sono, oggi, le fonti d’informazione e la fotografia ha dovuto adeguarsi, prontamente. Diciamo che è cambiato il mondo, la vita, il senso di appartenenza. Decine di occhi ci guardano e fili sottilissimi si scambiano i numeri del nostro esistere. Meglio avere un avamposto, un delegato che sappia osservare per noi, al posto e nel momento giusto. Daniele è un po’ questo: scatta per tutti coloro che guarderanno, al di là dei gusti, con l’intento di non tralasciare nulla.

Francesco Francia

FRANCESCO FRANCIA, LA FORZA DELLA LUCE

Della luce oggi se ne parla poco, ce ne rendiamo conto parlando con Francesco Francia, conosciuto al telefono. Pensare che per anni abbiamo sentito dire come fotografare significhi scrivere con la luce, o quantomeno leggerla. Il tempo e le tecnologie hanno dirottato le attenzioni su abilità differenti, con una continua ricerca della scorciatoia, della semplificazione, pur tra attenzioni tecniche di utilizzo o comportamentali.

Giorgio Galimberti

ARCHITETTURE UMANE

Incontriamo Giorgio Galimberti a più riprese, l’ultima volta presso il suo studio a Meda, in Brianza. In tutte le occasioni si è sviluppato un dialogo schietto, onesto, dove la fotografia (finalmente) ne è uscita vittoriosa, quasi spavalda, senza malinconia. Di certo Giorgio è salito su un treno in corsa, perché figlio d’arte; ma da subito ha messo a disposizione se stesso, con generosità, comprendendo come la pratica dello scatto abbia una valenza relazionale: tra interprete e soggetto. Ecco quindi le sue fotografie, a nostro giudizio potenti e narranti, ma figlie di una ricerca assidua, istintiva, quasi naturale, voluta con forza. C’è tanto nero, nelle immagini che vediamo, profondo, intenso; e dei bianchi che si aprono abbagliando. In mezzo compare la persona, irriconoscibile e materica, definita per come abita e non per identità, elemento imprescindibile del contesto narrativo. Ci viene in mente Giacomelli, ma qui siamo altrove: perché non compaiono le tracce dell’uomo, bensì la sua presenza, come elemento del paesaggio.

Maurizio Galimberti

LO SCATTO E L’ARTISTA

Incontriamo Maurizio Galimberti in casa sua, a Milano. Ci accoglie con ospitalità. Un lungo corridoio ci conduce in una sala piena di libri. Alle pareti fanno mostra di sé alcuni suoi mosaici. Una tenda bianca si gonfia di sole e di vento. Usciamo in terrazzo, prendiamo un caffè. Siamo imbarazzati nel parlare con lui, soprattutto perché non sappiamo da dove iniziare. Lui è il fotografo e l’artista, ma anche il pensatore che plasma le immagini con le mani, lo sperimentatore che compone e ricompone, l’interprete che fa suo il proprio tempo, allungandolo se serve. E’ perfino studente, quando vuole; perché è nell’applicazione che vive il suo pensiero fotografico. Tante cose, troppe: difficile trovare un pertugio.

Mirco Lazzari

MOVIMENTO ED EMOZIONE

Parla con calma, Mirco lazzari, in maniera consapevole. Capelli lunghi, volto simpatico, pare impossibile che proprio lui possa tradurre in immagini l’adrenalina e l’emozione: eppure, è così. Probabilmente è l’indole a guidarlo, il carattere; crediamo comunque vi sia dell’altro. La sua è una questione di applicazione e studio, anche di sperimentazione assidua.

Pepi Merisio

LA FOTOGRAFIA GENTILE

Osserviamo a lungo le fotografie di Pepi Merisio: prima l’una, poi l’altra; alla fine tutte insieme. Chiudiamo il volume e ci appoggiamo allo schienale: vogliamo riflettere. Ci deve essere, per le immagini viste, un elemento legante che vada oltre le definizioni che abbiamo già letto o sentito. Il fatto che Merisio abbia raccontato la civiltà contadina e montanara rappresenta un dato scontato: è così. Che poi i soggetti trattati siano individui senza nome e senza storia è un fatto ancor più conclamato.

Roberto Nencini

IL SILENZIO INTERIORE

Abbiamo incontrato Roberto Nencini di persona, in occasione del cinquantenario del Circolo Apuano, quando presentava le sue immagini. Ne siamo rimasti sorpresi, perché le fotografie proiettate permettevano di godere del silenzio, concetto che abbiamo espresso anche in loco. Attenzione, non volevamo intendere una condizione di “non rumore”, ma un’area della nostra mente dove il tempo riusciva a galleggiare, concedendoci pensieri e riflessioni: gli stessi che ci avrebbero presi per mano portandoci altrove, magari di fronte a quell’ultimo chilometro dove noi, in completa solitudine, eravamo in grado di terminare il pellegrinaggio dentro l’immagine, riconoscendo contenuti e significati.

Settimio Benedusi

Frequentiamo lo studio di Settimio Benedusi da molti anni. La prima volta ci meravigliammo dei due orologi a parete che indicavano la medesima ora: uno sotto recava la scritta Milano, l’altro Imperia. “Sono nato a Porto Maurizio”, disse Settimio, “I due orologi servono per rammentarlo”. Erano i tempi di Sports Illustrated e lui li ricorda ancora con piacere. “Quella di Sports Illustrated ha rappresentato una bella avventura. Si viaggiava fino all’altra parte del mondo, per dieci giorni, in località da sogno, con quarantacinque persone di staff. Si viveva il massimo della professionalità, quindi è stato un orgoglio arrivarci”. “Normalmente” - continua Settimio - “noi della moda, siamo costretti a viaggiare in posti obbligati, quali: Città del Capo, Miami, Los Angeles o Brasile, dove troviamo tutto: modelle, staff, truccatori, alloggi, logistica. Sport Illustrated si muove con tutto, ovunque.

Simone Nervi

IL SOGNATORE CHE COMUNICA

Incontriamo Simone Nervi in un bar, a Milano. I timori circa il Coronavirus hanno restituito alla città un’atmosfera estiva. C’è silenzio in giro, una calma che non t’aspetti; l’aria, limpida e fredda, restituisce un sapore strano. Simone ci appare meno timido di come l’avevamo percepito al telefono, sicuramente molto più consistente. Risponde con lucidità, dialoga senza indecisioni: riconosciamo in lui le caratteristiche dell’autore, di un interprete cioè che guarda oltre la propria prossimità odierna, non ponendosi limiti.

Valentina Tamborra

LE STORIE DI CONFINE

Purtroppo abbiamo incontrato Valentina Tamborra solo al telefono. Le vicende recenti non ci hanno concesso di più: peccato. Abbiamo ricevuto tante sue immagini (grazie) e le abbiamo osservate spesso, anche prima di scrivere queste righe. Ci siamo domandati di continuo da dove nascesse tanta curiosità, la nostra. Valentina si occupa di reportage, racconta, scrive anche, ma questo non bastava a persuaderci circa l’attrattività scaturita dalle fotografie. Le parole della fotografa sono riuscite ad aprire un varco: «Ad attrarmi sono le storie “di confine”: piccoli mondi ai margini, quelli che spesso non vengono notati, ma che rivelano sorprese». Già, il punto è lì, e anche il merito di Valentina: è riuscita a comprendere il margine, a farlo proprio.