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Daniele Venturelli

"La qualità più importante che un fotografo deve possedere è un insieme di cose: essere gentile, educato, preparato."
DANIELE VENTURELLI
| Mosè Franchi | GRANDI AUTORI

PER MOLTI, PER TUTTI

Incontriamo Daniele Venturelli al telefono, come molti anni prima. I tempi sono cambiati, ma lo scatto degli eventi aveva già preso una direzione precisa: in quantità e qualità. Ritroviamo un Daniele maturo, deciso, preparato e cosciente della sua missione. Deve documentare tutto e meglio, velocemente, senza indugi o preferenze. La sua attività si compone di tanti istanti decisivi, che non possono (né devono) essere vissuti emotivamente. E’ vera fotografia? Crediamo di sì, forse anche di più: perché c’è chi scatta e colui che guarda, diventato peraltro maggiormente esigente. Troppe sono, oggi, le fonti d’informazione e la fotografia ha dovuto adeguarsi, prontamente. Diciamo che è cambiato il mondo, la vita, il senso di appartenenza. Decine di occhi ci guardano e fili sottilissimi si scambiano i numeri del nostro esistere. Meglio avere un avamposto, un delegato che sappia osservare per noi, al posto e nel momento giusto. Daniele è un po’ questo: scatta per tutti coloro che guarderanno, al di là dei gusti, con l’intento di non tralasciare nulla.

Viaggia molto, Daniele: nelle capitali delle celebrità. Lo muove un’energia atavica, dirompente, fortemente motivata. Si fermerà un giorno? Forse, chissà. Probabilmente, quel giorno, ripenserà a quel bambino che diceva alla madre: “Voglio fare il fotografo”. Ricorderà gli scatti, i momenti, gli eventi e le curiosità, convinto di avercela fatta: per molti, per tutti.

D] Daniele, quando hai iniziato a fotografare?

R] A sette anni avevo detto a mia mamma che avrei fatto il fotografo. Tutto è iniziato quando mi sono licenziato dalla tipografia. Ho comperato la prima fotocamera. Avevo vent’anni.

D] La tua è stata passione per la fotografia?

R] Sì, ed è bello che il mio hobby sia diventato un lavoro.

D] La passione è importante?

R] In questo lavoro risulta essere fondamentale, perché ti permette di dedicare anima e corpo a ciò che fai.

D] Come hai curato la tua formazione fotografica?

R] Leggendo, guardando giornali, fotografando. Osservavo le fotografie cercando di comprendere come potessero essere state fatte, per trovarmi preparato qualora mi fossi trovato nella medesima situazione di scatto. Che dire? Sono un autodidatta, che ha sperimentato molto. Credo poco nelle scuole di fotografia.

D] Fotograficamente, come ti definiresti?

R] Fotografo di eventi. La mia fotografia è commerciale, di quelle che si vendono. Preferisco cento immagini vendibili a una bella. Il business è la mia missione.

D] Cosa vuol dire fotografia vendibile?

R] Significa: fatta bene, in velocità, nei tempi ristretti. Come dire: buona la prima. In un evento devi portare a casa il meglio di ciò che hai a disposizione: tra posa ed espressività.

D] Il più delle volte ritrai dei soggetti inconsapevoli: è più difficile?

R] No, anzi direi “ni”. Tante volte gli attori mi cercano nel red carpet. E’ importante che i soggetti guardino l’obiettivo e spesso siamo costretti a chiamare. Le fotografie che funzionano maggiormente sono quelle nelle quali le celebrità hanno lo sguardo in camera.

D] Qual è la qualità più importante che un fotografo come te deve possedere?

R] Un insieme di cose. Devi essere gentile, educato, preparato. Il personaggio dovrà poi vedersi bello nella fotografia.

D] Spettacolo e show business, tu frequenti questi due ambiti: quale preferisci?

R] Ciò che mi stimola sono i personaggi, per il resto l’uno vale l’altro.

D] Per te, durante l’anno, c’è un calendario fisso, dico male?

R] Seguo: Cannes, Venezia, San Remo, le Fashion Week, il Festival del Mar Rosso (I^ edizione). Circa gli Oscar, partecipo al Vanity Fair Party, che è quasi meglio dell’evento principale, perché tutte le celebrità passano da lì. Dura dodici ore. Tutto inizia il pomeriggio alle 14,30: si guardano i premiati in TV, aspettando poi i vincitori e quanti hanno visto la manifestazione dal vivo. Come dire: prima, durante e dopo. Io sono l’unico fotografo italiano accreditato.

D] Immagino arrivino al Vanity Fair tutte le celebrità più importanti …

R] Sì, è un avvenimento costoso. Siamo a Los Angeles, nel business.

D] Hai iniziato a fotografare con la pellicola?

R] Certamente, non poteva essere altrimenti.

D] Qualche rimpianto per la pellicola?

R] No, oggi la qualità è superiore. Del resto, la mia professione vive nella tecnologia. Quando lavoro, sono cablato e tre editor lavorano le mie immagini in tempo reale. Io invio le fotografie direttamente dalla fotocamera.

D] C’è, tra le tue, una fotografia preferita? Quella che ami particolarmente?

R] No, perché non ricordo gli scatti che eseguo: produco troppe immagini. Calcola che durante una serata a San Remo spedisco a Getty Images diecimila immagini.

D] Hai avuto degli elementi ispiratori? Ci sono stati dei fotografi che hai apprezzato particolarmente?

R] No, perché la passione è iniziata troppo presto. Del resto, non vado mai alle mostre.

D] C’è un’ottica preferita? Un obiettivo che utilizzi preferenzialmente?

R] No, tutto dipende da ciò che sto fotografando. La gamma delle ottiche che possiedo parte dal 14 mm e arriva al 500 mm. Mi porto dietro tutto, con anche un flash della Profoto, perché alle volte è meglio lavorare con luce controllata. Tieni conto che la luce lampo ti offre maggiore nitidezza e dettaglio.

D] Quale ottica utilizzavi durante il Festival di San Remo?

R] A San Remo usavo il 500 mm f/4.

D] C’è, tra quelle che puoi incontrare, una celebrità preferita? Un personaggio col quale lavori più volentieri?

R] No, non ho preferenze. Per me, il personaggio è colui che vende di più e per questo diventa maggiormente importante.

D] Curi personalmente il ritocco?

R] No, lo faccio poche volte. Se ne occupano gli editor. Per San Remo ne avevo tre a Milano.

D] Sei un fotografo di eventi: ti è mai capitato un episodio curioso?

R] Vivo tante esperienze ed è difficile ricordare quello che capita …

D] San Remo?

R] Fa parlare, la sfida incuriosisce. Si tratta di un fenomeno che si è prolungato nel tempo, mantenendosi. Certe edizioni passano quasi inosservate, ma i social hanno spinto molto: alla fine, non si parla d’altro.

D] Tu sei un fotografo “social”?

R] Assolutamente sì: su Instagram e Facebook. Tra l’altro li uso anche male. Per essere attrattivo, dovresti metterci la faccia e postare di continuo. Io possiedo 13.000 follower e molti mi seguono dalla Russia, dove ho un’amica influente.

D] Stampi le tue immagini?

R] Assolutamente no.

D] Dopo tanti anni di carriera, c’è un progetto rimasto indietro e che vorresti portare a termine?

R] Per adesso, no; ho il mio lavoro. Se guardo al futuro, posso dirti che vorrei pubblicare dei libri. Al momento, quello che faccio mi basta.

D] Hai seguito 22 Festival di San Remo …

R] Ho lavorato durante 23 San Remo, 22 Festival di Venezia, 20 Festival di Cannes, dove peraltro non poteva andare per via del Pavarotti and Friends. Io ero il fotografo di Pavarotti, col quale ho lavorato molto.

D] Interessante, direi …

R] Sì, molto. Ero giovane.

D] Ne verrebbe fuori un bel libro.

R] Sì, lo credo anch’io; ma lo tengo nel cassetto per quando non lavorerò più o lo delego ai miei figli.

D] Scatti anche per te, nel tempo libero, con la famiglia?

R] Sì, eccome. Tempo addietro, avevo un’attrezzatura dedicata allo scopo. Viaggiavamo molto, allora. Da due anni, ci siamo parcheggiati a Riccione; così ho venduto tutto. Si tratta di un momento di transizione. Tieni conto che io amo il mio corredo fotografico, anche quello professionale. Sono quasi un maniaco.

D] Sei passato alla mirrorless anche tu?

R] Certamente, perché offre tanti vantaggi. Ad esempio controlli l’esposizione in real time. E poi, la qualità del risultato finale è più alta, per via del tiraggio breve.

D] Durante un evento, tu aspetti la celebrità?

R] Io devo fotografare tutti e tanto. Ho sempre a disposizione la scaletta di ciò che accade, ma nessun personaggio è più importante. Le fotografie che non vedi, sono quelle che non fai: questo è il punto.

D] Alla Fashion Week ti occupi della passerella o della celebrità?

R] Di entrambe.

D] Scatti in RAW?

R] No, in jpeg; perché in RAW non riuscirei a spedire. Tieni conto che io conservo tutto ciò che scatto. I Tera quasi non si contano: c’è un tema che riguarda lo spazio di archiviazione.

D] Grazie per tutte le curiosità che hai soddisfatto. Un’ultima domanda: potessi dedicarti un augurio fotografico, cosa ti diresti?

R] Che continui così, esattamente così; per un po’ di anni.



Buona fotografia a tutti

Daniele Venturelli

Note biografiche

Daniele Venturelli, fotografo autodidatta, nasce nel 1967 a Reggio Emilia, e mostra, fin da bambino, interesse e acuta curiosità verso “l’oggetto fotocamera” e lo sviluppo in camera oscura che ha modo di sperimentare, fin dai sette anni di età, presso la camera oscura “pubblica” del centro culturale della sua città. Ha iniziato a fotografare da autodidatta scoprendo subito la sua passione per il ritratto in bianco e nero e poi verso la fotografia sportiva. Si è sempre aggiornato nella tecnica e nella conoscenza delle attrezzature, ottiche e fotocamere. Nel suo percorso di ricerca ha sperimentato prima la pellicola in bianco e nero per arrivare tra i primi in Italia al digitale.Dopo una prima fase professionale che lo vedeva impegnato nell’immortalare le sfide sportive nazionali ed internazionali della Formula uno, dello sci, calcio, ciclismo ed equitazione, si è poi specializzato nella ritrattistica e nella fotografia editoriale dei grandi eventi culturali internazionali. Ha lavorato a stretto contatto con gradi personalità di fame internazionale, uno fra tutti, il Maestro Luciano Pavarotti, che ha seguito in concerti, tour e percorsi privati e professionali. Venturelli lavora curando direttamente ogni dettaglio: relazione con la committenza, composizione, luce, e mantiene personale contatto con le personalità da ritrarre, elementi peculiari che lo rendono unico non solo nello stile ma soprattutto nel processo creativo e nella dinamica di relazione e creazione. Ogni scatto è una vera e propria sfida creativa, contro il tempo di messa in rete degli scatti e della successiva pubblicazione. La fotografia è diventata parte integrante della sua vita che lo porta a viaggi e trasferte lavorative continue in ogni parte del mondo, ma alle sfide professionali alterna anche passioni personali sportive che lo appassionano, prima il nuoto ed ora il ciclismo. Numerose sono le pubblicazioni sulle pagine e sulle cover di prestigiosi Magazine nazionali ed internazionali. Sempre presente nei più importanti e prestigiosi eventi nazionali ed internazionali della moda, dello spettacolo, della cultura, dell’arte e dello sport. Dal 2002 collabora con la prestigiosa agenzia fotografica Getty Image, portando attraverso la loro distribuzione capillare e internazionale, i suoi scatti a pubblicazioni in tutto il mondo. Grazie al suo curriculum e alla qualità del suo lavoro i suoi scatti sono molto ricercati e apprezzati.

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