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[CARLO VERDONE, IL NOSTRO COMPAGNO DI SCUOLA]

Lo riconosciamo, ci riconosciamo: Carlo Verdone ha occupato le nostre vite come un compagno di scuola, mostrandoci gli elementi in comune, facendo gruppo. Sì, perché anche noi siamo vissuti nell’era delle Vespe truccate, con qualche capello in più e il cuore sempre impegnato, come lui racconta. I destini di tutti si sono divisi, ma lo abbiamo incontrato nuovamente in età adulta, quando i suoi personaggi filmici (tanti) avrebbero potuto far mostra di sé nella cameretta dove studiavamo (se ancora esiste), in compagnia di un amico cresciuto, con tante storie da raccontare. Ecco, sì: il merito di Carlo sta nell’aver fatto proprie le simbologie delle persone incontrate, entrando nelle loro vite e portandole alla ribalta. Nei nostri cuori c’era già in angolo per lui, ed è arrivato in tempo. Lo stavamo aspettando. Grazie.

Fulvia Farassino, Carlo Verdone, 17 novembre 1950

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[DIANA KRALL, ELEGANZA E RISPETTO]

Ci si avvicina volentieri alla musica di Diana Krall, pur da agnostici del genere. Molti l’hanno paragonata a Ella Fitzgerald, il che ci sembra esagerato: non tanto perché Diana risulti perdente, ma per il fatto che le due cantanti hanno vissuto storie differenti, con altrettante evoluzioni. Anche la timbrica vocale ci appare dissimile, ma lasciamo l’argomento ai cultori del settore. Diana ha una voce calda, ben modulata e al piano reagisce con precisione, anche quando si avventura in un repertorio non nativo. Ciò che emerge è un profondo rispetto per il jazz, che poi è lo stile che l’ha fatta emergere. Che abbia vinto tanti premi non fa che confortarci: c’era spazio per lei e in molti la stavano aspettando.

Diana Krall, 16 novembre 1964, Mark Seliger

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[NASCE GESUALDO BUFALINO]

Nato il 15 novembre 1920 a Comiso (Ragusa), Gesualdo Bufalino arriva tardivamente al mondo letterario, grazie soprattutto all’amico Leonardo Sciascia, che ne lancia il breve romanzo "Diceria dell'untore" (1981). Non è comunque un caso isolato. Altri prima di lui sono arrivati tardi alla “fama letteraria”, se non addirittura dopo la morte: Tomasi di Lampedusa, Italo Svevo, Campana.

15 novembre 1920, Gesualdo Bufalino, Giuseppe Leone

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[VINCENZO DEL PEDALE, AUGURI]

Correva l’anno 2014
Lo aspettavano in tanti, ed erano mani, urla, applausi, grida: la gente del pedale. Si ammassavano lassù, sulle vette dell’Izoard e del Tourmalet, solo per vederlo comparire. Il campione della bicicletta sarebbe sbucato dietro la curva, dopo il lungo silenzio delle montagne. Tutti avrebbero capito gli occhi e il cuore, ma anche il volto e la fatica. Non sarebbe stato importante conoscerne il nome: la sentenza arrivava dalla strada; meglio quindi corrergli dietro, fino allo spasimo, urlandogli l’emozione del momento e dell’attesa, esortando un altro giro di pedale verso la vetta.

Vincenzo Nibali, 14 novembre 1984, Tour de France, Luca Bettini

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